Nel suo colossale (ogni volta che vado a prenderlo dallo scaffale sento le mie braccia scricchiolare...) "Le grandi voci", Rodolfo Celletti dice che la Stignani era in possesso di una voce di splendido metallo, ferma e lucente nella vibrazione, poderosa nel volume, morbida e calda e nell'impasto. E' stata l'ultimo grande mezzo italiano nel senso più classico del termine. Ella va considerata un mezzosoprano acuto, sia per l'estensione nel registro alto, sia per certe particolarità timbriche e di colorito, spesso ispirate al soprano.
Questo strumento privilegiato per colore e volume le ha consentito, tra gli altri autori, di eccellere nelle difficili parti che Verdi ha composto per i suoi mezzosoprani protagonisti o coprotagonisti.
Della sua Eboli possiamo ammirare la forza drammatica, sostenuta da una voce corposa ma squillante e da acuti solidissimi.
Lo stesso discorso vale anche per la sua Azucena, che inoltre ci permette di apprezzare il suo registro grave, essenziale per queste parti da mezzosoprano drammatico.
Con la Forza del destino, invece, abbiamo modo di ascoltare la sua abilità nella coloratura.
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