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venerdì 24 febbraio 2012

Frittoli Kammersängerin

E' con immenso piacere che riporto la notizia del conferimento della prestigiosa onoroficenza di Kammersängerin austriaca a Barbara Frittoli. Le diaboliche blogger si complimentano con la signora per il meritatissimo riconoscimento!(fonte)

venerdì 9 dicembre 2011

Il grammofono: Don Giovanni o quello che era...

Oggi sono indiavolata come vuole il nostro titolo: son due giorni che rifletto su quella boiata che è stata la prima alla Scala di quest’anno e non riesco a trovare una definizione migliore che TRUFFA!
Già da un paio d’anni (dalla Carmen la cui regia era poco meglio di questa – più animata, per lo meno) il mio cavallo di battaglia è diventato: una volta non si entrava alla Scala se non ci si chiamava Maria Callas e adesso non ci entra se non ci si chiama Erwin Schrott. Riferimento non del tutto casuale visto che quest’anno ad inaugurare la stagione c’era sua moglie/amante/pubblica concubina (sono anni che ci chiediamo se Schrott e l’Annina Netrebko siano sposati o no. Un giorno, sospetto anche loro si chiederanno una volta per tutte se «Son tue cifre?»). Bando ai pettegolezzi, poiché del cast che ci hanno proposto salverei (ampiamente, aggiungo) solo il protagonista (cosa in cui il regista mi ha assecondata con una licenza clamorosa) e la Frittoli, sono piuttosto indignata per la scelta degli altri interpreti: non c’era nessuno di meglio? Un Masetto un po' più aggraziato? Un Commendatore distinto? Un Leporello che non sembrasse ubriaco (ma questo poveretto ha cantato con la Bartoli e non si esce immuni da esperienze del genere)? Una Zerlina che non facesse accapponare la pelle? Un don Ottavio con un minimo di coscienza? Una donna Anna che non cantasse dall’inizio alla fine come se masticasse chewing gum (stonando a piacere)?
Anche la direzione è stata al di sotto delle mie aspettative, con tempi da far invidia a una Ferrari, ma ho trovato esagerati i fischi rivolti alla fine a Baremboim, non fosse che per il fatto che sono stati più abbondanti per lui che per il regista, il vero delinquente. Suppongo che il povero Baremboim non ne potesse più neppure lui di questo scempio, perciò ha cercato di finirla il più alla svelta possibile.
Non sono abituata a fare paragoni fra produzioni, perché penso che ognuna dovrebbe essere presa in se stessa, che ognuna ha dei punti positivi e dei punti negativi. Tuttavia, il mio pensiero è andato con struggente malinconia alla prima del 1987: un innocuo Don Giovanni che seguiva pedissequamente (e gradevolissimamente) il libretto, con una donna Anna del calibro della Gruberova e Muti sul podio. In neanche venticinque anni siamo decaduti di brutto...
Anzitutto, questa storia del teatro nel teatro mi lascia alquanto perplessa: non è un’idea nuova e credo che ne abbiamo tutti le scatole piene... Almeno, se dobbiamo seguire la moda, seguiamola nel bene, non nel male. Tutto ciò che posso dire di questa regia è che è stata assolutamente triste e, per una che riverisce il compositore e il librettista prima di un qualunque regista pacchiano, sacrilega. Anzitutto, l’idea di considerare don Giovanni un innocente traviato è opinabile, soprattutto perché quest’innocenza si basa sull’assunto che le tre donne dell’opera, vipere insidiose, non lascino al protagonista altra scelta che agire come agisce. Vorrei sottolineare che, se lui non fosse andato a pestare loro la coda, non sarebbe accaduto niente e che la sua natura è chiaramente evidente dai recitativi con Leporello, un servo e perciò incapace di frenare il suo padrone, a cui oltretutto ammicca durante la mascherata con donna Elvira.
Esordio: un accattivante Leporello in tenuta dimessa si presenta sul retro di un teatro, come si nota dalla scena girata da comparse in tenuta da tecnici. Anziché imprecare contro i privilegi nobiliari che permettono al padrone di spassarsela, Leporello si sarebbe sentito più a suo agio criticando un sovrintendente.
Ovviamente, don Giovanni nel frattempo se ne sta a letto con donna Anna, che stavolta è più bendisposta delle precedenti. La Netrebko ha i capelli scuri arricciati in piega Marilyn Monroe e mi aspettavo che attaccasse da un momento all’altro Diamonds are a girl’s best friends (così forse avrebbe concluso qualcosa di buono?).
Il Commendatore arriva come un divo, infrachettato e con bastone da passeggio, e probabilmente si arrabbia con don Giovanni non perché stava seducendo sua figlia, ma perché adesso era costretto a sfidarlo e a rovinarsi una serata allegra.
Povera donna Elvira! Già nell’abominevole Don Giovanni di Trieste era entrata in impermeabile (copia esatta di quello che indossava la nostra professoressa di Greco quasi settantenne), ma quello manteneva una certa sobrietà. Questo propinato alla povera Frittoli era a quadretti. Si vede che donna Elvira aveva tanta fretta di inseguire don Giovanni da mettere la prima cosa che avesse trovato e precipitarsi fuori (infatti, toltasi il soprabito, rimane in sottoveste).
Ma in Ispagna son già mille e tre: il non picciol libro (attenzione, prego: non picciol, cioè in quarto, massimo in ottavo, e libro, oggetto di materiale cartaceo o pergameneaceo che si può agevolmente portare in una borsa) è diventato una gigantesca parete su cui le avventure amorose del don sono segnate con stanghette tagliate... Comodo, visto e considerato che questi due hanno girato mezza Europa.
Poi vengono Zerlina e Masetto, di bianco vestiti per appaiarli, così come donna Anna e don Ottavio sono in nero e donna Elvira e Leporello (nel secondo atto) sono in rosso. A parte questo richiamo, se mio marito lo sventurato giorno del nostro matrimonio si presentasse vestito di bianco credo che lo pianterei sull’altare. Ma è inutile cercare la creanza in un circo.
Alla fine del primo atto, tutti sono in rosso... Rosso passione, presumo. Belli i vestiti delle donne, che rimandavano quasi all’epoca dell’ambientazione originaria. Sbandamento di brevissima durata: per il finale, eccole riprendere le loro sottovesti chiare o scure.
Il secondo atto si apre con donna Elvira che sospira non da un normale balcone, ma da un pertugio nel sipario. Tutto il mondo è teatro, caro il mio Shakespeare... E infatti, dopo che la cameriera di donna Elvira a cui puntava don Giovanni è scesa da lui, i due si accomodano sul palco e seguono il resto dell’atto come spettatori (o meglio, visto che è don Giovanni a muovere la macchina, come un regista che si pasce dell’opera sua).
Il Commendatore è stato spedito a cantare da un cimitero al palco reale, con somma gioia delle due cariatidi che aveva ai fianchi, Monti e Napolitano. La domanda è: perché? Spieghiamo il regista la differenza fra palco reale e palcoscenico; ne avremo tutti dei vantaggi.
Con Aspasia, riflettevo su quanto fosse chic e al contempo strano, che un fantasma gironzoli in frac, ma lei mi ha fatto giustamente notare che alla prima alla Scala si va eleganti.
La cena. Niente orchestra sul palco, ingombrato da un’enorme tavola che raggiungeva le quinte. Visto che don Giovanni cenava solo soletto nel mezzo, il resto era tristemente vuoto... Finché non compare donna Elvira, improvvisata cubista, che balza sul tavolo e canta da lassù, tipo gli ubriachi in osteria. Olè!
Per non parlare del finale, drasticamente cambiato a favore di don Giovanni, che è l’unico che non precipita negli inferi! Non ci sono parole... E non ce ne sono perché non è il caso di spenderne per una stupidaggine che, discussa, assumerebbe maggior importanza di quella che ha. Meglio passarla sotto silenzio e avere pietà dei posteri, poiché dai registi noi non ne otterremo.

mercoledì 7 dicembre 2011

Il grammofono: L'occasione sprecata ossia Don Giovanni

Eccoci qui. L'evento tanto atteso (ma anche no...) si è consumato e adesso sono qui a tirare le somme con le immagini della serata ancora fresche nella mia mente. 
Partiamo dalla regia, così mi tolgo qualche sassolino dalle scarpe: E' ORA DI FINIRLA!!!
Non ne posso più di questi registi pseudo geniali che spadroneggiano nei teatri d'opera neanche fossero degli dei discesi in terra ad aprire gli occhi a noi poveri spettatori imbecilli e ad imporre le loro visioni (nella maggior parte dei casi) assurde dei melodrammi ai cantanti. BASTA! Se Carsen (e con lui moltissimi colleghi) è convinto del fatto che Da Ponte spieghi male la vicenda di Don Giovanni nel suo libretto, ne scriva uno nuovo e la smetta di manipolare quello esistente! Dov'è il rispetto per l'autore?! Dov'è il rispetto per una costruzione geniale (e il libretto del Don Giovanni, con buona pace dei cari registi, lo è) che per secoli ha affascinato centinaia di migliaia di spettatori?!  Trovo inammissibile che al giorno d'oggi, per capire quello che sta succedendo in scena, il pubblico sia costretto a leggere pagine e pagine del programma di sala in cui il regista spiega la sua visione, che a suo avviso dovrebbe essere chiarificatrice! Se ha bisogno di ulteriori spiegazioni non è chiarificatrice per niente! Spesso ci si barrica dietro alla scusa che "la musica di Mozart (o dell'autore di turno) vada da un altra parte". Ebbene, se all'epoca ha deciso di adottarlo, si vede che libretto gli andava bene così...
Non starò qui ad elencare le trovate, alle volte assurde, alle volte del tutto inutili, che si sono susseguite sulla scena, darei troppo immeritato spazio a questi moderni despoti teatrali che fanno solo del male a quest'arte.
Veniamo ora al canto.
Anche da questo punto di vista la serata non è stata delle più esaltanti.
L'attesissima Anna Netrebko si è comportata bene, ma non benissimo. La voce è splendida, ma quando sale perde il suo smalto, ogni tanto (in particolare nel primo atto) l'intonazione oscilla e le prese di fiato sono un po' troppo frequenti, ma in generale, tiene. Cerca di sfumare e di interpetare: a volte ci riesce, altre va a vuoto e risulta monotona. L'indiscusso carisma la "salva" e le sua prova, a conti fatti, risulta discreta (ma da una delle primedonne del momento, obiettivamente, ci si aspetterebbe di più).
La cantante di casa, Barbara Frittoli si è dimostrata il miglior elemento del cast. La voce, di timbro piacevole e ben emessa, si piega ad una resa del personaggio (cavallo di battaglia del soprano) molto coinvolgente. L'unico appunto si potrebbe fare su qualche grave leggermente traballante, ma la prestazione resta comunque splendida (e in miglioramento rispetto alla comunque ottima prova offerta nell'HD dal Met, sempre in Donna Elvira).
Zerlina (Anna Prohaska) è stata decisamente la peggiore della serata. Batti, batti insipido e Vedrai carino pieno di errori: intonazione, gravi sguaiati, acuti metallici, recitativi parlati... Non ci siamo proprio...
Vocalmente molto buono il Don Giovanni di Peter Mattei che sfoggia una voce bella e calda e una buona emissione. La dizione è corretta e solo nella travolgente Fin ch'han dal vino perde leggermente il filo del discorso. Peccato però che il suo Don sembri poco un diabolico seduttore e molto di più un bonaccione, un Figaro rossiniano. Ciò nonostante i copiosi applausi ricevuti sono stati più che meritati.
Terfel, presta a Leporello una voce arida di colori, a tratti con suoni fissi, e la definizione del personaggio non mi convince del tutto (ma forse la colpa non è del tutto sua). Ricordo sue interpretazioni precedenti più di mio gusto: forse Mozart non rientra più nel suo repertorio ideale.
Masetto (Štefan Kocán), pur meno disastroso, è degno compagno dell'amata Zerlina. Dovrebbe essere un GIOVANE sposo, non un'orco con voce cavernosa.
Giuseppe Filianoti fatica enormenente nei panni di Don Ottavio. La voce è tirata, gli acuti  sono rigidi e fibrosi e l'intonazione sembra un miraggio; mancano la nobilà e l'eleganza del personaggio. Se Dalla sua pace non brilla per intensità, Il mio tesoro è un vero e propro calvario. A sua parziale discolpa va detto che Baremboim adotta adotta un tempo forsennato che lo manda letteralmente in crisi nelle agilità.  
Molto buono, infine, il Commendatore di Kwangchul Youn.
Baremboim arriva in fondo abbastanza bene, ma con scarsissima ispirazione.

Per concludere, una piccola considerazione: la Scala si fregia, a torto o a ragione, di essere il più grande teatro d'opera al mondo. Quindi, l'inaugurazione della sua stagione dovrebbe portare in scena quanto di meglio offra il panorama operistico contemporaneo. Servono le grandi voci, una grande bacchetta, coro e orchestra tirati a lucido e un titolo che possa consentire agli interpreti di mettere in mostra il meglio di se. Stasera è successo questo? Non credo. Il titolo scelto non dimostra eccessiva fantasia (anche perché si è visto alla Scala poco più di un anno fa, se non sbaglio), ma non si può negare la presa che quest'opera ha sul pubblico. Abbiamo avuto una primadonna di grido, che forse, però, non è stata impiegata nel suo ruolo migliore ( in quel caso ci sarebbe voluta una scelta più "coraggiosa" e originale; ad esempio Iolanta...). Stesso discorso vale per il direttore. Si dirà che in origine era prevista un'altra opera (la Netrebko, anni fa, aveva firmato per Lucia di Lammermoor, salvo poi toglierla dal proprio repertorio), ma, visto che comunque per allestire questa non si è certo andati al risparmio, non si poteva fare qualcosa di meglio? E' quindi l'evento "prima alla Scala" ridotto alla sola mondanità? L'obiettivo non è più mostrare il teatro al massimo del suo splendore? E' questo il meglio possibile per la Scala? Io non credo proprio. Poche settimane fa sono stata alla Scala e ho assistito ad uno spettacolo che su queste pagine ho definito storico. QUELLO era un evento! Se ci si è riusciti in novembre, perché a dicembre è impossibile? Visto che le possibilità ci sono si poteva e si DOVEVA fare di meglio. 
Resta l'amaro in bocca.

sabato 5 novembre 2011

Il grammofono: In nome dell'opera sovrana

Sollevata dall’incombenza di raccontarvi ciò che abbiamo sentito dalla più che esauriente cronaca di Aspasia (che peraltro nelle linee-guida coincide con le mie impressioni), voglio comunque metterci il becco, giusto per qualche puntualizzazione.
L'ambiente. Ho sottolineato più volte il mio sospetto per qualunque cosa valichi i confini del secolo Decimonono, ma devo dire che questa trovata del cinema non mi è dispiaciuta affatto, sarà che i fratelli Lumière hanno messo a punto la loro invenzione giusto al limitare di quel secolo (si sono salvati per un pelo, in pratica).
La direzione. Sono d'accordo con Aspasia sulla direzione abbastanza piatta, che in realtà mi aveva fatto sperare in qualcosa di meglio dopo l'ouverture in cui il direttore aveva enfatizzato la tensione. Poi ci siamo un po' addormentati sugli allori, purtroppo...
I cantanti. Ritengo che il miglioramento del Leporello del nostro beneamato Luca sia dovuta soprattutto ai tempi meno frenetici rispetto a quelli della registrazione di Glyndebourne, in cui il direttore aveva come unico scopo quello di finirla, il più alla svelta possibile e si salvi chi può. Insomma, era un indemoniato. Qui, per fortuna, Leporello ha avuto modo di esprimersi meglio, con una resa meravigliosa. VAI, LUCA!
Per quanto riguarda gli altri uomini, sono sostanzialmente d'accordo con Aspasia, anche se tengo a sottolineare le facce da osteria di Masetto, che spesso e volentieri sembrava avvinazzato. Pazienza, un po' di sketch. :)
Le donne. Barbara Frittoli si conferma fra le mie cantanti preferite con questa magnifica interpretazione di Donna Elvira, più che coinvolgente, travolgente. Marina Rebeka, sebbene non mi sia dispiaciuta in generale, ha purtroppo una voce stridula che su Non mi dir bell'idol mio l'avrebbe penalizzata non poco se non si fosse aiutata con la tecnica. A parte questo, non è stata un'esecuzione esecrabile.
Zerlina... Beh, Zerlina pazienza. E' peggiorata dalla Zaide che avevamo ascoltato in un lontano pomeriggio operistico (con la regia di quel criminale di Guth, che ha costretto i cantanti, non si sa bene per quale motivo, a impiastricciarsi di ketchup!) e per di più aveva una gonna che sembrava una di quelle coperte di patchwork...

Mi incarico ora di raccontarvi le mie peripezie prima e dopo l’opera.
Anzitutto, le peripezie in questa nuova vicenda musicale non erano contemplate: si profilava una serata tranquilla, senza i soliti colpi di scena alla Armida&Aspasia Inc. e senza la solita frenesia, perché, anche se avessimo gridato, in preda a un delirio contemplativo, “Bravo, Luca!”, il Luca non ci avrebbe udite, lungi da noi, oltreoceano addirittura! E men che meno eravamo in pensiero per i biglietti, perché davamo per scontato che saremmo stati in pochi (ben ventidue in una sala che ha una capienza più di cinque volte superiore...).
In effetti, partendo di casa avevo quasi un groppo alla gola, mentre riflettevo fra me e me che non avrei avuto grandi retroscena da raccontare, disdicevole per una che si è messa in testa di superare in follie le più accanite primedonne.
Non avevo calcolato IL nemico per eccellenza, il passaggio a livello. Questo dannato prodotto del progresso è ubicato a circa cinquecento metri da casa mia e non esagero quando dichiaro che è l’infrastruttura più odiata della regione: il disgraziato se ne sta bello e chiuso anche per venti minuti di fila, pur di far dispetto all’automobilista disperato che geme e piagnucola davanti a lui, implorandolo di sollevare quelle maledette sbarre. Solo allorché l’automobilista disperato decide di fare inversione e prendere la strada parallela, più scomoda e più lunga, il passaggio a livello decide che è ora di far passare i viandanti, ma sempre dopo che l’automobilista disperato è arrivato già a metà della via.
Io ho avuto l’onore di averlo come ostacolo privilegiato per raggiungere la fermata dell’autobus ai tempi del Liceo, per andare a giocare con le amiche, addirittura per recarmi al Tempio e ancora ogni tanto decide di perseguitarmi. L’altra sera, però, l’ha fatta grossa.
Mi ero preparata per tempo, davo per scontato che il passaggio a livello non mi avrebbe dato noie perché non c’erano treni di passaggio a quell’ora, mi sentivo orgogliosa perché prevedevo, per una volta, di arrivare in dorato anticipo... La superbia è peccato capitale, insegna un nostro caro amico fiorentino, che coi superbi aveva un certo feeling perché si considerava superbo anche lui.
Io ho scontato la superbia l’altra sera, non camminando sotto un pondo, ma mordendo il volante nella disperata attesa che quel maledetto passaggio a livello ci facesse passare, perché qualcuno che per il suo bene è meglio che resti anonimo aveva deciso di far passare proprio in quel momento un imprevedibile treno merci! E, nella mia fortuna, non potevo neanche girare la macchina e andare dall’altra parte perché ero stretta fra due vetture...

Tutte nel cor vi sento
Furie del crudo Averno
lunge a sì gran tormento
amor, mercé, piètà.

Volevo qualcosa da raccontare e l’ho avuto eppure, chissà perché, non ero granché contenta sul momento...
Alla fine, dopo aver marciato a spron battuto per paesini dimenticati come Nogaredo, Trivignano, Buttrio (chi li ha mai sentiti, questi nomi?), e ringraziando mio malgrado il fratello bocciofilo, grazie ai cui allenamenti ho imparato la strada (non tutti i fratelli vengono per nuocere), sono arrivata sulla statale.
“Adesso andrà tutto bene” pensavo.
Macché, adesso veniva appena la fila chilometrica, con tanto di deviazione da montagna russa!

CENSURA [imprecazioni in Uzbekistano antico]

Alla fine, grazie all’intercessione di Santa Radegonda, sono arrivata in tempo (talmente in tempo che ho preso persino il gelato).

Credevo che fosse finita qui: IN GLORIA, che meglio di così si muore. E invece, manca ancora una parte.
Tornata a casa, mi godo il sonno del giusto. Cos’è accaduto? Beh, che il Commendatore mi ha teso un agguato.
Ho sognato che io e Aspasia eravamo andate in viaggio a Vienna (e dove, altrimenti? In uno dei luoghi mozartiani per eccellenza!) e ce ne stavamo belle belle ad ammirare gli eleganti edifici. Ad un tratto, ci chiama una voce da oltretomba, ci giriamo e ci troviamo al cospetto del Commendatore, truccato e abbigliato proprio come nella produzione del Met.
Il buon vecchio si avvicina a noi, per nulla intimorite, e ci chiede se avessimo visto passare don Giovanni e, eventualmente, da che parte si fosse diretto. Noi, cordiali, gli facciamo segno che “è andato per di là”, indicando la fine della via. Il Commendatore ringrazia e si dirige dalla parte che gli abbiamo indicato.
Vuoi vedere che, prima di andare a cena da don Giovanni, il Commendatore ha davvero sbagliato strada ed è stato per merito mio e di Aspasia se alla fine ha fatto giustizia?

Questo è un altro peccato di superbia, però. Al prossimo passaggio a livello!

venerdì 4 novembre 2011

Il grammofono: Don Giovanni live in HD



Un moto di gioia mi sento nel petto...
Sarà scontato, visto che parlo dell'amato Wolfy, ma questo verso esprime in modo esauriente il mio stato d'animo all'uscita dal cinema dove io e Armida abbiamo assistito alla proiezione di Don Giovanni.
Onestamente ero partita con non poche riserve. Insomma... il cinema... Di certo non è un luogo che comunemente si associa all'opera. Certo. Non è come andare a teatro, manca l'atmosfera unica che si ha entrando in questi "templi" della musica, il contatto "diretto" con gli esecutori e così via. Ciò nonostante ho trovato l'esperimento (per me, visto che in realtà questa è tutt'altro che la prima esperienza di trasmissione) molto interessante. Innanzitutto l'aspetto visivo. L'alta definizione ci consente di apprezzare dettagli, come i costumi o le espressioni dei volti, che in teatro solitamente sfuggono (e anche la bellezza soprattutto della Frittoli e della Rebeka). Certamente ci sono ancora difetti, qualche primo piano di troppo e cambi di inquadratura un po' "spiazzanti", ma il complesso mi pare assolutamente soddisfacente. 
Discorso leggermente diverso per l'audio. Certamente è un mio problema, ma io non sopporto un volume troppo forte, indipendentemente dal tipo di musica. Per il mio gusto personale quello di ieri sera era un po' troppo alto. A parte questo il suono (anche se non sono un'esperta) mi è sembrato di ottima qualità. Certo, non si coglie il volume delle voci, ma questo vale anche per dischi e trasmissioni radiofoniche.

Veniamo allo spettacolo.
In un periodo di allestimenti perlopiù orribili, quello visto ieri sera mi è parso attraente come un'oasi nel deserto.
Sullo sfondo la facciata, a dire il vero un po' scolorita, di un palazzo con balconi e finestre da cui uscivano i personaggi che in certe occasioni si apriva per mostrare scene d'interno. Libretto sostanzialmente rispettato, costumi SPLENDIDI.
La direzione di Luisi non mi ha entusiasmato; a parte delle imprecisioni di coordinazione tra buca e palco, la mia impressione generale è stata di scarsa fantasia: siamo arrivati tranquilli alla fine, ma senza particolari emozioni. Molto buona la prestazione di Marina Rebeka (Donna Anna): bella presenza scenica (forse un tantino fredda, ma Da Ponte non ha lasciato intendere molto di diverso) , timbro piacevole anche se un po' "aguzzo", padronanza dell'estensione e fraseggio adeguato. La Donna Elvira di Barbara Frittoli è stata molto coinvolgente, anche se leggermente forzata in acuto. La peggiore delle donne è stata senza dubbio Mojca Erdmann (Zerlina), soprano dal timbro non particolarmente piacevole, fraseggio inesistente, dizione migliorabile e insufficiente resa del personaggio. In altre parole, ieri l'ho sentita, domani la dimentico.
Fra gli uomini spicca la prova del nostro amato Luca Pisaroni. Se devo dirla tutta, il suo Leporello dello scorso anno a Glyndebourne non mi aveva del tutto convinta, invece questa prova mi ha letteralmente conquistata. E' stato senza dubbio il mattatore della serata, sia scenicamente che vocalmente, senza scadere in caratterizzazioni volgari che vanno di moda tra certi suoi colleghi...
Un po' meno brillante Kwiecien (Don Giovanni). Ottimo nella recitazione, ma meno fascinoso vocalmente: canta quasi tutto correttamente me non brilla.
Come Don Ottavio Vargas ha dimostrato belle intenzioni nel cercare di tratteggiare un personaggio nobile, anche se non sempre la voce ha risposto adeguatamente.
Non particolarmente significativi, ma corretti, Joshua Bloom (Masetto) e Stefan Kocan (il commendatore).

Un piccola nota. Quello che negli Usa e in altri paesi è stato trasmesso in diretta, da noi è arrivato in differita.  Tenuto conto di questo, i 15 euro pagati mi sembrano un po' troppi. Visto che si trattava di una novità, sarebbe stato interessante tenere i prezzi più bassi per incentivare l'affluenza di pubblico, a dire il vero scarsina, eravamo in 26, magari convincendo qualcuno che di solito non frequenta i teatri. Aggiungo anche che l'iniziativa è stata scarsissimamente pubblicizzata. Io, per venirne a conoscenza, ho dovuto tenere d'occhio il sito della catena che distribuiva l'evento in Italia, a sua volta scoperto navigando su quello nel MET...
Ho detto pubblico scarso, ma comunque presente (un trafiletto sui giornali secondo me avrebbe fatto molto, ma accontentiamoci) e soprattutto attento e variegato. In sala erano rappresentate tutte le fasce d'età (salvo i bambini) con una rilevante presenza di giovani. Cogliendo i commenti all'uscita dalla sala (che si è svuotata solo al termine della proiezione, che ha mostrato anche le uscite alla ribalta e una buona dose di applausi) mi è parso di capire che regnasse una generale soddisfazione con punte di entusiasmo. La distribuzione, all'uscita, di sconti per una delle prossime proiezioni credo che incentiverà ulteriormente i presenti a tornare, e magari anche a spargere la voce e a portarsi dietro qualche amico. Io lo farò di certo!

Ps. Il pubblico newyorkese è noto per ridere a sproposito. L'ha fatto anche ieri. Finale Ah dov'è il perfido. Alla frase di Donna Anna
Lascia, o caro, un anno ancora
allo sfogo del mio cor
è partita la risatazza. Fossi stata la Rebeka avrei tirato una granata sulla platea XD.


Dal blog di Amfortas potrete evincere un'altra versione dei fatti

giovedì 20 ottobre 2011

MTV: Finalmente!

Durante l'intervallo della trasmissione in HD di Anna Bolena dal Met, la buona vecchia Renèe (che però noi familiarmente chiamiamo Renata) Fleming ha intervistato tre componenti del cast del Don Giovanni attualmente in scena a New York e che a breve verrà trasmesso nei cinema di tutto il mondo.



Barbara Frittoli esprime perfettamente quello che hanno pensato tutti i melomani italiani quando hanno scoperto che le dirette del Met sarebbero state fruibili anche in Italia: "FINALMENTE!"
Peccato però che, almeno per l'Anna Bolena, i cinema aderenti all'iniziativa fossero tutti troppo lontani per permetterci di presenziare... Preghiamo intensamente affinché un cinema più accessibile trasmetta Don Giovanni.
Per il resto, intervista sostanzialmente abbastanza inutile, salvo per avere il piacere di rivedere in circolazione Kwiecien dopo l'incidente alla schiena.

Note (assolutamente futili, quindi necessarie) a margine:
- IL Luca deve aver pensato che sarebbe stato intervistato da seduto; non posso spiegare altrimenti giacca camicia e cravatta da matrimonio abbinati ad una specie di jeans (che già io DETESTO per principio) per giunta bruttini. Orsù Luca!
- La Renata si sta befanizzando che è un piacere.
- La Frittoli sfoggia al collo un'imitazione del turibolo di Santiago de Compostela.
- La Renata che, alla parole del Luca, che ricorda quando da bambino ascoltava alla radio le dirette del Met, mugolava commossa sapeva tanto di nonna che si compiace delle prime parole del nipotino. XD