lunedì 31 ottobre 2011

MTV: Il tacchino furioso, Atto IV

ATTO QUARTO. Piazza del paese. (N.d.A.rmida: uno scorcio tipo presepio) Il giovane pastorello si intrattiene fuori dalla locanda con amici e boccale di luppolesca bevanda locale (N.d.A.rmida: di cui è spacciatore abusivo, ma questo la ricciuta pastorella e, soprattutto, la Tacchina dalle Bande nere non dovranno mia saperlo).

In paese giunge una giovane, sconosciuta matrona in abiti stravaganti: lustrini rossi e molte piume variopinte. È Tacchina, che si avvicina al gruppetto fuori dalla locanda e finge di svenire alla vista del giovane pastore, per un improvviso innamoramento. Rianimata da alcune donne di passaggio, si chiede se quello che prova sia vero amore.
http://www.youtube.com/watch?v=oc2EK3rQPjw

Dopo molte smorfiette all’indirizzo del giovane pastore, Tacchina si avvicina, lo vezzeggia e intona una canzonetta spagnola. Il giovane pastore, però, ignora l’idioma iberico e Tacchina traduce utilizzando dei lemmi a lui noti.
http://www.youtube.com/watch?v=odwbCdIg12k

Il giovane pastore è fieramente combattuto e non sa risolversi.
http://www.youtube.com/watch?v=H4It44mYw2I

Tacchina torna di nuovo alla carica e il giovane pastore le risponde subito con frasi inequivocabili. http://www.youtube.com/watch?v=RQeG6-Tl1Wo

Tacchina si rileva: l’incantesimo si infrange e il giovane pastore scopre l’inganno. Pentito (N.D.A.rmida: dopo aver pensato di tirare il collo al tacchino ed essersi trattenuto solo perché è la GALLINA vecchia a far buon brodo), il giovane pastore corre a consolare la ricciuta pastorella, le svela che anche lui si è comportato male, e in modo più grave del suo, perché perfettamente sobrio. La ricciuta pastorella, al colmo della felicità, lo assolve e grida al mondo la sua felicità: finalmente potrà coronare il suo sogno e sposare il suo innamorato! (N.d.A.rmida: questi sono due imbecilli!)

http://www.youtube.com/watch?v=qVZNx39xYiA

Morale della favola:

Tutti i tacchini sono uguali...



... ma alcuni sono più uguali degli altri




F I N E

giovedì 27 ottobre 2011

Il grammofono: La donna del lago

Visto e considerato che avrò occasione di assistere dal vivo a questo spettacolo, recensire accuratamente la diretta radiofonica mi pare poco sensato, quindi vi riporterò solo alcune impressioni risultanti dall'ascolto di ieri sera.

Partiamo da un dato non strettamente legato alla singola esecuzione: la musica di Rossini.
Purtroppo La donna del lago è una composizione che si vede abbastanza raramente in scena, rispetto ad altri lavori del pesarese. Un peccato!
Forse il libretto non sarà dei più ispirati (il buon vecchio Tottola non era proprio un fenomeno come librettista) e questo va a discapito della teatralità del dramma, ma il Gioak supplisce con una musica altamente ispirata che, a mio avviso, meriterebbe di essere sentita più spesso (magari al posto dell'ennesima, inutile Traviata XD ).


Tornando un attimo al libretto (tratto da Walter Scott), devo dire che la risoluzione della vicenda mi lascia un po' scontenta. Infatti la protagonista Elena non è contesa da due uomini (il solito dualismo baritono tenore, in cui di solito è quest'ultimo ad avere la meglio) ma addirittura da tre, due tenori e un contralto en travesti: Rodrigo (John Osborn), il promesso sposo di Elena,  Malcom (Daniela Barcellona), l'amante della protagonista e Uberto (Juan Diego Florez) che dovrebbe essere un nemico per questioni politiche, ma anch'egli innamorato di Elena.
Ora. Mentre Rodrigo da subito riesce ampiamente antipatico e viene subito accantonato come trionfatore nel cuore di Elena (onde evitare un bel finale stile Lucia di Lammermoor), per come la sento io, musica e libretto sembrano nettamente volgere ad un prevalere di Uberto, che pare riamato dalla bella protagonista. Invece il finale ci lascia spiazzati perché Uberto, che poi si scopre essere il re Giacomo V di Scozia, dopo aver fatto di tutto per l'amata, liberandone addirittura il padre, condannato per tradimento, viene bellamente snobbato da Elena, che gli preferisce Malcom. Per cui ci ritroviamo ad ascoltare Elena che nel suo magnifico rondò conclusivo esprime la sua gioia per una felice risoluzione della vicenda, mentre noi (o almeno, io) nel frattempo restiamo amareggiati per il re, che alla fine viene fregato dal contralto XD (chissà quante generazioni di baritoni saranno morti d'invidia nei confronti di questo contralto che è riuscita dove loro hanno sempre avuto la peggio)!
Potrà sembrarvi un accostamento assurdo, ma a me questo finale ricorda incredibilmente quello della Clemenza di Tito Mozartiana in cui Tito perdona tutti e alla fine si ritrova solo (anche se il libretto di Mazzolà, tratto da Metastasio, si presta a varie interpretazioni, per cui più di un regista ha fatto in modo che risultasse che alla fine Vitellia preferisse l'imperatore a Sesto). Diciamoci la verità: chi di voi, ascoltano l'opera, non ha provato un po' di pena per il povero re?! :).


Andando brevissimamente all'esecuzione di ieri sera direi che i protagonisti si sono tutti comportati decisamente bene, salvo Osborn, che mi ha lasciata poco convinta a causa di una voce bruttina e, nel occasione, non molto ben emessa. Non mi ha convinta nemmeno Orfilia (Douglas, il padre di Elena), che pare essere anniluce lontano da Rossini. Malissimo Kwon (Serano), che doveva cantare dieci note e ne avrà indovinate due. Buono il coro, anche se con alcune sbavature, e bene anche la direzione di Roberto Abbado, anche se non ha brillato per originalità.

mercoledì 26 ottobre 2011

Per lui che adoro: Waiting for La donna del lago (e che waiting!)

Stasera, su Radio3, in diretta nientemeno che dalla Scala, il nostro adorato Juan Diego si cimenterà nella Donna del lago del Gioak.
Ecco un breve assaggio di quello che ci aspetta (la registrazione è quella di Pesaro con la Devia). Come noterete dopo la prima foto sobria, il nostro tenore preferito quando vuole non è affatto serio. Ringrazio Google immagini per la gentile collaborazione.



A stasera!

Signori di fuori son già i suonatori: La donna del Lago

Stasera non prendete impegni. E se ne avete già, cancellateli! 
No. Non voglio azzerare la vostra vita sociale per trarne un qualche perverso divertimento. Voglio piuttosto evitare che domani compiate gesti inconsulti per esservi accorti di aver mancato uno degli eventi musicali dell'anno. XD


Venendo ai fatti. Stasera Scala c'è la prima della Donna del lago dell'amato Gioak (Rossini, per chi ignora il gergo Aspasiarmidesco). Radio 3 la trasmetterà in diretta (Deo gratias!!!), mentre io degnerò Giovandiego & Co della mia presenza nella replica dell'8 novembre. 
Questo il cast della prima:


Giacomo V, re di Scozia, sotto il nome del cavalier Uberto di Snowdon, Juan Diego Flórez

Douglas D'Angus, Simon Orfila
Rodrigo di Dhu, John Osborn
Elena, Joyce DiDonato
Malcom Groeme, Daniela Barcellona
Albina, Josè Maria Lo Monaco
Serano, Jaeheui Kwon
Bertram, Jihan Shin

Orchestra e coro del Teatro alla Scala di Milano

direttore, Roberto Abbado

Si prevedono fuochi d'artificio, sperando anche che la Joyce si sia ripresa dall'indisposizione che l'ha costretta a saltare la prova generale.
Diretta su Radio 3 dalle 19.45.
Buon ascolto!

lunedì 24 ottobre 2011

MTV: Il tacchino furioso, Atto III

ATTO TERZO Stessa scena dell’atto primo. Notte. La luna piena rischiara un paesaggio desolato, con gli animali da cortile radunati nell'aia con atteggiamento preoccupato: la ricciuta pastorella è ormai chiusa in casa da molti giorni, afflitta e in preda ai più atroci rimorsi.
Gli animali da cortile ascoltano dalla vecchia Gatta Melata le tristi novità circa la salute della padroncina, in delirio. Ad un tratto, esce la ricciuta pastorella, scapigliata e in veste bianca. Il volto, il guardo, ed ogni passo ed atto della ricciuta pastorella palesano la sua pazzia.

La ricciuta pastorella rientra in casa, ma la visione di lei, del suo stato pietoso, hanno acceso negli animali istinti bellicosi. La vecchia Gatta Melata chiede se qualcuno conosce un rimedio ai mali della padroncina e si fa avanti la Tacchina dalle Bande Nere, un animale maestoso, il preferito dalla ricciuta pastorella, e perciò foltocrinito e ricciuto quanto lei, ma... notoriamente pazzerello. Tacchina propone di vendicare l’onore della ricciuta pastorella costringendo il suo sposo a macchiarsi dello stesso peccato, cioè cadere vittima delle grazie di una bella donna. Sgomento generale per l’audacità della proposta, che viene anche ritenuta inutile e nociva: il giovane pastore è ancora invaghito della sua ricciuta pastora e non la tradirebbe mai. Tacchina dissuade gli animali spiegando che nessun uomo può restare a lungo fedele.


Gli animali si convincono subito; la Gatta Melata chiede a Tacchina di illustrare loro il suo piano. Con l’aiuto delle arti magiche, Tacchina si trasformerà in una donna irresistibile. Promette che, in un giorno, costringerà il giovane pastorello a cedere. Esultanza degli animali, che intonano una canzone di guerra.

giovedì 20 ottobre 2011

MTV: Finalmente!

Durante l'intervallo della trasmissione in HD di Anna Bolena dal Met, la buona vecchia Renèe (che però noi familiarmente chiamiamo Renata) Fleming ha intervistato tre componenti del cast del Don Giovanni attualmente in scena a New York e che a breve verrà trasmesso nei cinema di tutto il mondo.



Barbara Frittoli esprime perfettamente quello che hanno pensato tutti i melomani italiani quando hanno scoperto che le dirette del Met sarebbero state fruibili anche in Italia: "FINALMENTE!"
Peccato però che, almeno per l'Anna Bolena, i cinema aderenti all'iniziativa fossero tutti troppo lontani per permetterci di presenziare... Preghiamo intensamente affinché un cinema più accessibile trasmetta Don Giovanni.
Per il resto, intervista sostanzialmente abbastanza inutile, salvo per avere il piacere di rivedere in circolazione Kwiecien dopo l'incidente alla schiena.

Note (assolutamente futili, quindi necessarie) a margine:
- IL Luca deve aver pensato che sarebbe stato intervistato da seduto; non posso spiegare altrimenti giacca camicia e cravatta da matrimonio abbinati ad una specie di jeans (che già io DETESTO per principio) per giunta bruttini. Orsù Luca!
- La Renata si sta befanizzando che è un piacere.
- La Frittoli sfoggia al collo un'imitazione del turibolo di Santiago de Compostela.
- La Renata che, alla parole del Luca, che ricorda quando da bambino ascoltava alla radio le dirette del Met, mugolava commossa sapeva tanto di nonna che si compiace delle prime parole del nipotino. XD

lunedì 17 ottobre 2011

MTV: Il tacchino furioso, Atto secondo

ATTO SECONDO La scena si finge in rustico paesello parato a festa, all’imbrunire. La strada è lastricata con ciottoli perfettamente levigati, per non ferire i delicati piedini delle vezzose contadine (N.d.A.rmida: è ovvio che questo librettista non ha mai visto un contadino). Le belle ragazze sono vestite con l’abito buono, dai colori vivacissimi. Tavole riccamente imbandite di delizie (N.d.A.rmida:finalmente si ragiona! Strudel di mele, cestini alla frutta, schwarzwald torte, frutti di bosco appena colti...). Sulla destra, orchestra paesana in costume tipico e spazio per il ballo.

La ricciuta pastorella attende con impazienza il giovane pastore, che tarda ad arrivare.



Al... Bano e Rominetta, due virtuosi del coro della parrocchia, intonano un vivace brindisi.





La ricciuta pastorella, fanciulla garbata, dolce e virtuosa, che non ha mai toccato in vita sua un bicchiere di vino, viene invitata dall’allegra combriccola ad assaporare un delizioso liquore al mirtillo. La giovane vorrebbe rifiutare, ma è troppo gentile per offendere i cari compaesani e accetta. Purtroppo, il vino le dà subito alla testa, con esiti disastrosi: la ricciuta pastorella sale sul tavolo delle vivande e intona una marcia.



Giunge però Johannes, giovane ca...lzolaio estremamente licenzioso, che nutre una spiacevole inclinazione per la ricciuta pastorella e, vistala ebbra, decide di approfittare e di proporle di nuovo di dargli la mano. La giovane, nel suo stato alticcio, si sente tradita dal giovane pastore che non ha mantenuto la promessa e, a differenza del passato, cede alle lusighe del calzolaio.





Il giovane pastore è arrivato e, sdegnato dalla condotta della sua promessa, fugge, disperato, dopo aver inveito contro la ricciuta pastorella.



La ricciuta pastorella, tornata immediatamente in sé, vorebbe inseguirlo, ma la folla interviene e glielo impedisce. All’infelice non resta che piangere la sua cruda sorte.


martedì 11 ottobre 2011

Signori di fuori son già i suonatori: La rivincita del Commendatore

Giovedì 13 alle 19.30 (ora di New York) la prima di Don Giovanni al MET.
Partiamo dalle formalità. Questo è il cast:


Conductor: Fabio Luisi
Donna Anna: Marina Rebeka
Donna Elvira: Barbara Frittoli
Zerlina: Mojca Erdmann
Don Ottavio: Ramón Vargas
Don Giovanni:
 Mariusz Kwiecien
Leporello: Luca Pisaroni
Masetto: Joshua Bloom 
The Commendatore: Stefan Kocàn 






Anzi. Questo ERA il cast. 
Eh sì! Mai rilassarsi, il nostro amato Wolfy ci riserva sempre delle sorprese.
Stamattina accendo il computer e scopro che il Don Giovanni inizialmente previsto (Kwiecien) ha avuto un incidente durante la prova generale ed è stato costretto a saltare (almeno) la prima. A sostituirlo è stato chiamato Peter Mattei, forse meno "affascinante" come seduttore impenitente, ma più proporzionato (fisicamente) al suo Leporello XD.


Sembra che Kwiecien sia stato ferito alla schiena durante il duello col Commendatore. Incredibile ma vero! Dopo secoli di soprusi, finalmente l'anziano padre è riuscito a vendicare l'onore della figlia (la quale, ad aspettare che Don Ottavio si muova, rischia seriamente di diventare nonna XD)! 


Peccato che la premiata ditta Mozart-da Ponte non abbia approntato una versione alternativa per quest'eventualità!    

lunedì 10 ottobre 2011

Il tacchino furioso (farsa agreste tragi-comica in quattro atti per mezzosoprano da tre ottave e mezza)

voce recitante: Cecilia Bartoli (& Friends)

ATTO PRIMO
La scena si finge in amena fattoria al limitare del Seicento. Sulla sinistra della scena, si scorge una modesta ma linda capanna con aia curata. Sulla destra, delizioso scorcio alpino con immancabile ruscelletto d’acqua pura e freschissima (N.d.A.rmida: mai una volta che in un libretto siano brutti, sporchi e cattivi. Ci sono i registi per rimediare).



Ouverture (si dia inizio alle danze!)






Una ricciuta pastorella, deliziosissima creatura, garbata, dolce e virtuosa, fa capolino dalla modesta ma linda capanna, si bea ai dolci raggi del sole primaverile e, sospirosa, raccoglie i simpatici animaletti nell’aia curata per condurli al pascolo.










La pastorella, tuttavia, si mostra fin da subito distratta. La bella è infatti innamorata di un giovane pastore, di cui attende con impazienza l’arrivo. Si distrae cogliendo ridenti margherite, che poi sfoglia nella speranza di un responso favorevole, d'amore eterno. (N.d.A.rmida: ma che cavolo! Sono due spiantati nullatenenti! Questa tormenta le margherite anziché far soldi! INCOSCIENTE!!!)







Il giovane pastore arriva, puntualissimo e anzi in anticipo (N.D.A.rmida: si vede che non sono ancora sposati...), per il grande desiderio di abbracciare la sua ricciuta pastorella. Insieme, i due sognano un roseo futuro, allietato da molta prole.







Prima di allontanarsi con la morte nel cuore (N.d.A.rmida: la morte nel cuore? Ma si rivedranno di lì a qualche ora!), il giovane pastore invita la ricciuta pastorella al ballo in paese, a conclusione della festa patronale. Ella acconsente: sarà un piacevole momento di svago e di gioia, per dimenticare per qualche istante la crudele vita di stenti e disagi.









mercoledì 5 ottobre 2011

MTV: Fedor Chaljapin in The song of the flea (Mussorgskij)



Ho trovato questa perla in una raccolta di canzoni russe varie ed eventuali che ho comprato un po' di tempo fa (e che era rimasta nascosta nel mio scaffale di dischi fino all'altro giorno, quando mi è capitata in mano). Com'è giusto, non ho trovato specificati né il direttore né l'orchestra. Suppongo che questo sia un desiderio comprensibile...

lunedì 3 ottobre 2011

Una voce poco fa: Operazione Se non è barocco, è un pastrocchio o sia E vegno in parte ove non è che Luca (Londra, 24-29 Agosto 2011) - Secondo atto

Secondo round. 28 Agosto. Qui andiamo sul sicuro perché non ci sono registi a ruota libera. Elijah (orribilmente pronunciato "elaigia") è stato un composto oratorio in cui il più scatenato era il direttore, (giustamente) entusiasta come non mai dell’opera sua.
Stavolta siamo arrivate in tempo, talmente in tempo che siamo riuscite anche a immortalarci sul luogo del misfatto, con la Royal Albert Hall come superbo fondale.
Poi, dentro. Stavolta eravamo in alto con gli altri comuni mortali, ma sempre in posti centrali.
Anzitutto, il colpo d’occhio: il teatro era quasi pieno, al massimo ci saranno stati un centinaio di posti non venduti (e la Royal è immensa), ma, soprattutto, ben cinque cori già schierati:
Taplow Youth Choir
Ulster Youth Chamber Choir
Chetnam’s Chamber Choir
North East Youth Chorale
Wroclaw Philharmonic Choir
Mio Dio! Quasi non si capiva dove finissero! Meraviglioso!

Ed ecco il cast:
Rosemary Joshua (soprano)
Sarah Connolly (mezzosoprano)
Jonty Ward (voce bianca)
Robert Murray (tenore)
Simon Keenlyside (baritono)
Gabrieli Consort & Players
direttore: Paul McCreesh

Questa benedetta voce bianca, che nel programma di sala era definita treble, ci aveva mandato un po’ in confusione, perché senza vocabolario alla mano, non eravamo riuscite a capire cosa fosse. Poi, è comparso un ragazzino, rigido dalla paura di fronte alla moltitudine di ascoltatori (tesoro, avrà avuto si e no dieci anni). Ha cantato bene la sua particina, nonostante l’emozione, e alla fine, piccolo, tenero e bravo, ha mietuto una marea di applausi.
Gli adulti, ora. Sono rimasta favorevolmente colpita da Rosemary Joshua, delizioso soprano, di cui ho notato miglioramenti rispetto alle Nozze di Figaro che ha cantato qualche anno fa a Parigi (di cui detengo il DVD), dove aveva una voce più spoggiata nel registro grave.
Quanto a Sarah Connolly, non so se a causa dell’orchestra lanciata sui fortissimi, se per l’acustica che, nonostante i miglioramenti, non è comunque ottimale, o per cause intrinseche, ci sono stati momenti in cui stentavo a sentirla. Rimane una bella voce, che ha fatto un buon amalgama col soprano (con cui ha inciso un disco di duetti handeliani, guarda caso).
Il tenore Robert Murray, non brillante ma soddisfacente, era penalizzato da acuti che suonavano stretti.
Grande trionfatore della serata è stato Simon Keenlyside, assolutamente magnifico, con un’esecuzione elegante, leggera e sicura.
Come accennavo prima, questo è stato l’oratorio dei fortissimi (io non ne sono patita, ma quando ci vogliono ci vogliono e in questo contesto catalizzavano come non mai l'attenzione), con estrema soddisfazione di coristi e orchestrali, che ci hanno messo tutta l’anima e tutta la grinta, senza per questo penalizzare i momenti più soavi come le parti degli angeli.

Con questo terzo episodio, si conclude il ciclo delle nostre vacanze estive. Abbiamo già qualche ideuzza per l’anno prossimo, ma non anticipo nulla perché, per dirla col padre Dante...

più non ti dico e più non ti rispondo

(e non è tutta scortesia come l’amico Ciacco: non riesco a commentare col mio nome sul mio blog, per cui devo fermarmi qui per forza).

Una voce poco fa: Operazione Se non è barocco, è un pastrocchio o sia E vegno in parte ove non è che Luca (Londra, 24-29 Agosto 2011) - Primo atto

Partiamo con Rinaldo. Correva il giorno di grazia 25 Agosto. Per quanto riguarda il cast, mi trovo un pochino imbarazzata, visto che sono stati tutti talmente bravi che ho poche malignità da rilevare. Ecco gli intrepidi protagonisti:

Sonia Prina (Rinaldo)
Varduhi Abrahamyan (Goffredo)
Tim Mead (Eustazio)
Anett Fritsch (Almirena)
Brenda Rae (Armida)
Luca Pisaroni (Argante)
William Towers (A Christian Magician)
Oliver Mercer (Herald)
Rhian Lewis (Woman)
Charlotte Beament e Rebecca van den Berg (Sirene)

Glyndebourne Festival Opera
Orchestra of the Age of Enlightenment
direttore: Ottavio Dantone
regista: Bruno Ravella

Sui cantanti, come ho anticipato, ho pochi rilievi da fare: il Rinaldo di Sonia Prina è stato convincente ma purtroppo in difficoltà nel registro grave e ogni tanto impreciso nelle agilità, mentre Almirena era a tratti scialba benché talentuosa. Molto bravi i controtenori. Mi sono piaciute molto le variazioni di Brenda Rae in Molto voglio molto spero, anche se l’ho apprezzata di più nei pezzi successivi, come nel duetto con Argante del terzo atto, Al trionfo del nostro furore. Ovviamente neanche Argante ci ha deluse: il Luca ha sempre detto che gli piace interpretare i cattivi e qui la malignità si è sentita in pieno, scatenato com’era.
Proprio nel contesto dell’aria di sortita del Luca, Sibilar gli angui d’Aletto, ho una malignità (che non è malignità, è verità, ma la verità è sempre cattiva) da registrare a proposito dei fiati, che hanno clamorosamente steccato, come sarebbe avvenuto in ancora un paio di punto clou...
Bella anche la direzione, con tempi serrati ma mai frenetici.

Veniamo ora alle dolenti note (EVVIVA!!!), cioè la REGIA. Finalmente, cari registi, ce l’avete fatta! Vi sarà dedicato, come avete sempre ambito, più spazio che non a cantanti e direttori! Per tacere di chi ha composto libretto e musica: se mai regista ha stravolto una trama, infatti, questa è stata l’opera sacrificale.
Alla faccia dei crociati, egregio Torquato Tasso, la scena si è spostata in una scuola dei nostri tempi, con tanto di cattedra, banchi, divise (dalla mia posizione mi sembravano uno sfacciato richiamo a quelle di Harry Potter. Fa’ che non sia vero! Fa’ che non sia vero!), bulli, secchioni e un’audace professoressa con completino in pelle (che sarebbe l’Armida contemporanea, me infelice!). Con l’ouverture ha inizio lo show (o lo scempio): un sospiroso Rinaldo contempla la fotografia di Almirena, ma viene infastidito dagli immancabili compagni dispettosi, che stracciano la fotografia e si azzuffano con Rinaldo. Arrivano i professori (Armida e Argante), con cappello e toga, separano i contendenti e lanciano il tema della lezione: “i crociati credevano nella missione cristiana o no?” Il seguito della recita sarà improntato a questo doppio strato, con gli alunni che si camuffano da crociati. Persino Rinaldo, infatti, indossava la corazza d’ordinanza solo in qualche momento cruciale, come l’aria trionfale Or la tromba in suon festante.
Il vestito di Argante, con tanto di cotta di maglia e mantello, era forse l’unico che potesse lontanamente ricordare una guerra fra Cristiani e Saraceni, solo che, vista l’ambientazione, qui il nostro risulta avere una tresca con un’allieva, visto che Almirena è anch’essa una studentessa (ma su questo ritorno fra un attimo, vado in ordine di apparizione).
Le cosiddette “Furie terribili” che circondano Armida altro non sono che delle bad girls in minigonna, con la delicatezza e la grazia di un elefante in cristalleria, e che mi hanno ricordato paurosamente la mia prima adolescenza, in cui andavano di moda Gwen Stefani e il suo seguito di Giapponesine o Filippine o Cinesine o quello che diavolo erano. Beh, le seguaci di Armida erano ricalcate su quel modello.
Dell’abbigliamento di Armida ho già accennato sopra. Ovviamente, non poteva mancare il frustino, grande tocco di classe, con cui, a un certo punto, la nostra ha dato un’amorevole pacca sulla nuca del busto del principe Alberto collocato in fondo al palco. Avrei pagato per vedere la faccia sgomenta della regina Vittoria...
Poi arriva Almirena, una sognante secchiona. Poverina, hanno fatto di tutto per imbruttirla: salopette grigia lunga fino ai piedi, treccione bionde, occhiali della più brutta forma e misura. Mancava solo l’apparecchio ai denti (forse c'era, chi lo sa!). Quando verrà rapita dalle presunte Furie terribili, verrà rinchiusa in una camerata dal sapore di collegio, dove si ambienterà tutto il secondo atto.
Il colpo di genio (si fa per dire) del primo atto, però, è consistito nel finale, con Rinaldo che chiede al cielo e ai numi di armargli il braccio in sella a... (suspance) una bicicletta! E tutti gli scagnozzi dietro, in bicicletta anche loro. Mi pare che, a un certo punto, ci sia stata anche un’impennata... Se questi sono stati i mezzi più potenti che i Cristiani avevano a disposizione, sfido che non sono riusciti a riconquistare il Sacro Sepolcro!
È stato carino il duetto delle sirene, in cui si fingeva una recita scolastica con tanto di telone che simulava il mare. Ciò che mi ha lasciata perplessa, invece, è stato il fatto che si sia sfruttata quest’occasione per dissacrare ulteriormente la serietà handeliana, perché, oltre alle due sirene canore, ce n’erano altre cinque o sei che si davano al nuoto sincronizzato, con risa del pubblico.
L’apoteosi del kitsch, ciò che ha scatenato l’ilarità della sala e mi ha fatto mettere le mani nei capelli, è stata la battaglia finale...
Battaglia? AHAHAH! Ecco come fu.

Si ode un fischio prolungato.
Sobbalzo, presa alla sprovvista, chiedendomi cosa stesse succedendo (che diavolo ci azzecca un fischio a teatro, durante un’opera che, nelle intenzioni di quei due cretini del librettista e del compositore, si intendeva seria?).
Beh, trovate d’ordinaria follia.
Una di quelle cose a cui avrei sperato di non assistere mai a teatro.
Da destra arriva un pazzo lanciato a tutta velocità, con fischietto in bocca e pallone sotto braccio.
Non ricordo se fosse vestito da arbitro o no, ma quello doveva essere.
Un arbitro.
Sì, un arbitro.
Un arbitro di una partita di calcio.
Una partita di calcio fra le Furie terribili pop e i Cristiani alla Grifondoro.
Una delle Furie terribili pop ad un certo punto si lancia in una rovesciata alla Holly e Benji di infantile memoria, al rallentatore, sostenuta da altre due compagne.
A dimostrare che la regina Vittoria è riuscita nell’intento di non far dimenticare l’adorato marito, non poteva mancare uno sketch col pallone che va fuori campo e colpisce il busto del principe Alberto sulla testa. La Vic ci avrebbe condannati tutti alla pena capitale, soprattutto perché ridevamo tutti, compresa la “regina madre” di fianco a me...
Quando abbiamo fatto il resoconto alla nostra socia non-operista, non ci credeva.
Non volevo crederci neanch’io, a onor del vero...

Una voce poco fa: Operazione Se non è barocco, è un pastrocchio o sia E vegno in parte ove non è che Luca (Londra, 24-29 Agosto 2011) - Prologo


Per non smentirmi, anche questa memorabile avventura si apre con un ridente scorcio campestre con me e Aspasia in primo piano (sia io che lei abitiamo in zone campagnole, infatti). A differenze degli ameni, soavi paesaggi e delle vezzose damine dei vedutisti settecenteschi, tuttavia, le due protagoniste sono armate fino ai denti, lanciate nell’ennesima, intrepida caccia al biglietto. Una volta tanto, tuttavia, l’allarme è scattato con largo anticipo, a fine Aprile, quando la mia socia informaticamente evoluta ha lanciato il Mi bemolle di battaglia.
«Il Luca canta Argante in Rinaldo! A Londra! A fine Agosto! Andiamo, vero?»
«Sono pronta!» ho risposto, ritta come un generale. Figurarsi se avessi risposto di no! Il Luca, Händel e Londra erano tre validissimi motivi per indurmi ad abbandonare la mia sedentaria vita da pseudo-intellettuale senza il minimo rimpianto.
Spieghiamo per gradi. Il Luca. Al secolo, Pisaroni. Costui è uno dei nostri idoli, uno di quelli per cui ci siamo già distinte per epiche sortite d’ordinaria follia: la prima a Salisburgo, due anni fa, per delle memorabili Nozze di Figaro con un cast stellare, e la seconda... Beh, la seconda è stata un fiasco (qui ci vorrebbe uno degli schizzi del Gioak quando fiaschi ben più gravi occorrevano a lui, stellina). Avevamo in programma di assaltare la Fenice per il concerto di Capodanno di quest’anno, passando addirittura sopra i prezzi stratosferici del teatro per la gioia: uno dei nostri miti cantava praticamente sotto le finestre di casa nostra!
Troppo facile, troppo scontato, troppo banale. Le cose fatte così a noi riescono sempre male. Non poteva funzionare.
Ci abbiamo provato lo stesso, comunque. Visto che il sito della Fenice è un disastro, neanche lo avessi creato io, mi sono spinta in una solitaria strafet Spedition (spero di aver azzeccato la grafia) per requisire i biglietti ed evitare così di pagare sovrapprezzi di spedizione... Ahimè, benché su internet fossero ancora disponibili un paio di posti in loggione (maledetta tecnologia! Mi hai fregato di nuovo!), in realtà erano già esauriti. Nelle mie orecchie ronzava la tromba dei caduti...
Dopo questa clamorosa sconfitta, abbiamo seppellito l’ascia di guerra per qualche mese, ma l’eventualità di aprire di nuovo le ostilità, con un’invasione di tutto rispetto, solleticava particolarmente il nostro spirito bellicoso.
Il 7 Maggio, giorno di apertura delle prevendite, Aspasia si è piazzata davanti al computer e, dopo aver sudato freddo per più di mezz’ora (era la trecentesima in attesa...), è riemersa esultante dallo scontro e mi ha comunicato la buona novella, all’immortale, dantesco grido di

E vegno in parte ove non è che LUCA!

che in origine non aveva il significato che gli attribuiamo noi, ma non credo che il Padre Dante sia nelle condizioni di protestare, anche perché di sostenitori ne ha pochini...

E siamo partite, lanciate come caccia bombardieri, con al seguito una nostra socia non-operista ma patita di Londra, colei alla quale dobbiamo il logo del blog.
Non racconterò dettagliatamente i sei giorni di goliardica vacanza, ma mi limiterò a segnalare alcuni episodi di rilievo, prima di arrivare alle opere (perché in realtà sono state due: il Rinaldo e l’Elijah di Mendelssohn: se bisogna fare una cosa, facciamola bene!):
1. rendersi conto, con un lampo di genio alle 7.30 del mattino che i Medici citati da Rinuccio in Firenze è come un albero fiorito sono un clamoroso refuso storico, visto che le vicende di Gianni Schicchi sono avvenute un secolo prima dell’avvento dei Medici alla ribalta (e ancora più tempo è passato per arrivare all’effettiva signoria...)
2. accorgersi che sui mattoni che lastricano l’ingresso del Globe Theatre (lì collocati negli anni Novanta) spicca una sedicente Mary Stuart
3. accorgersi la mattina dell’ultimo giorno che esiste una casa-museo dedicata a Händel e non avere il tempo per visitarla (qui si bissa il successo della casa del Gioak a Bologna. Ci sono appena un paio di chilometri in più...)
4. sostare di fronte a un poco lusinghiero ritratto di Sir William Pitt, che sembrava che avesse in testa un barboncino anziché la parrucca d’ordinanza, con ai lati due busti che sembravano le maschere della commedia (con un naso a punta che avrebbe fatto l’indivia di Cleopatra) e della tragedia. Povero William, l’ingratitudine del mondo!
5. mentre Londra è ancora lastricata dei ricordi del matrimonio di William e Kate di cui forse vi sarà giunta una smorzata eco, io me ne sono andata felicemente in giro esclamando «Toh! Vendono le tazze del Guglielmo e della Caterina!» (e Aspasia «Sai che se l’avessi detto a chiunque altro a questo mondo, ti avrebbe guardato come se fossi matta?»)
E queste riguardano proprio l’antefatto al Rinaldo (per l’Elijah siamo state più sobrie):
1. preparare tutto per tempo, cambio d’abito, cena e metro e arrivare, non si sa bene come né perché, trafelate e in fretta e furia giusto cinque minuti prima dell’inizio dello spettacolo. Per la corsa, le mie scomodissime scarpe mi hanno distrutto i piedi
2. avevamo prenotato, visti i prezzi economici, uno dei posti migliori. Appena ho porto il biglietto alla maschera, questa, un signore abbastanza anziano e alla buona, si è rizzata sull’attenti come di fronte a due regine e ci ha condotte di persona al nostro palco (il paragone regale è puramente casuale)
3. sedersi in uno dei palchi migliori della Royal Albert Hall è di per sé una vittoria superlativa, ma guardarsi intorno e vedersi circondate da gente incanutita o completamente calva e ricevere sguardi d'invidia perché ancora con tutti i nostri capelli e del colore primigenio, non ha prezzo
4. girarsi alla propria destra e sobbalzare constatando di essersi seduta accanto alla sosia della fu regina madre
5. aprire il programma di sala e leggere in calce ad ogni pagina del libretto la dicitura “Please turn the page quietly”. Questi Inglesi! Organizzatissimi!