Come ogni anno, cari lettori, vi propongo le mie opinioni sulla trasmissione televisiva (mi domando perché dalla Scala non sia ancora arrivato un invito per le tenutari di questo blog che ci porti ad illuminare con al nostra frizzante presenza la serata... :P) di quello che, piaccia o no, è l'evento legato all'opera lirica di maggior prestigio e interesse, sia per i cultori che per quelli che si avvicinano al genere solo in rare occasioni.
Visualizzazione post con etichetta Francesco Meli. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Francesco Meli. Mostra tutti i post
lunedì 7 dicembre 2015
martedì 27 marzo 2012
Una voce poco fa: Operazione "Meglio un gobbo oggi che un Duca domani" - Rigoletto (Trieste, 25/03/2012)
E' verità universalmente riconosciuta che le vostre diaboliche blogger odino Giuseppe Verdi. Ciò nonostante ci ostiniamo ad andare a teatro a vedere le sue opere perché (e anche qui vi sparo uno dei miei amati elenchi puntati):
Julia Novikova (Gilda), già nota per aver ricoperto questo stesso ruolo nel famoso Rigoletto televisivo con il Topone (alias Placido Domingo), mi ha sorpreso mettendo in mostra una voce più sonora e corposa di quanto mi aspettassi (intendiamoci, il volume non è torrenziale, si tratta pur sempre di un soprano leggero, ma dall'ascolto televisivo me l'ero immaginata più leggera, soprattutto nel registro centrale). Il timbro non è particolarmente prezioso, un filino "vetrosa" per le mie orecchie, ma la voce è estesa e sostanzialmente ben emessa, inoltre ha cercato una via interpretativa tradizionale ma accurata mediante l'uso della mezzavoce (anche se, ho rilevato qualche errore di intonazione, soprattutto nei pianissimi). Unica delusione il mi bemolle della Vendetta: intonato ma piccolo piccolo. Nel complesso un'interpretazione più che riuscita che il pubblico ha dimostrato di gradire.
- i teatri lo inseriscono costantemente e abbondantemente (leggasi TROPPO) nelle loro stagioni
- andare a teatro ci piace a prescindere
- magari c'è qualcuno bravo che canta
- magari c'è qualcuno che produce delle perle nere (nel caso dell'opere del bussetano, è la circostanza che più auspichiamo).
Incoraggiate da un cast piuttosto interessante, ci siamo recate in quel di Trieste cariche di speranze :). Vi anticipo fin d'ora che, in sostanza, siamo uscite da teatro abbastanza soddisfatte.
I protagonisti della serata sono stati:
- Luca Salsi - Rigoletto
- Francesco Meli - Il duca di Mantova
- Julia Novikova - Gilda
- Michail Ryssov- Sparafucile
- Francesca Franci - Maddalena
- Nicolò Ceriani - Il conte di Monterone
- Angelo Nardinocchi - Marullo
- Mario Bolognesi - Matteo Borsa
- Giuliano Pelizon - Il conte di Ceprano
- Marca Calcaterra - La contessa di Ceprano
- Loredana Pellizzari - Il paggio della duchessa
- Ivo Federico - Usciere del conte
- Corrado Rovaris - Direttore
- Michele Mirabella - Regista
Si parte un pò in sordina con un ouverture un tantino insipida. Per il resto della recita la direzione è andata a fasi alterne. Alcuni momenti molto precisi e incisivi, altri meno (ad esempio un "Sì, vendetta" troppo veloce, per i miei gusti) e qualche fiato lasciato intervenire con eccessiva veemenza.

Magnifico il Rigoletto (e, se non sbaglio, si trattava di un debutto) di Luca Salsi. Voce sonora, estesa e di bel colore, fraseggio intenso (penso soprattutto a Cortigiani, vil razza dannata e nel duetto finale con Gilda) ed elegante, non cede mai ad effettacci che spesso si sentono dagli interpreti del buffone. Di gran lunga (per me, ma anche per il pubblico in sala) il trionfatore della serata. Spero di poterlo risentire prossimamente anche in altri ruoli.
Francesco Meli (Duca di Mantova), forse il componente più celebre del cast, si è comportato esattamente come avevo previsto. Premetto che non amo particolarmente il tenore genovese, ma di certo non al punto di non riconoscerne le qualità. Uno dei motivi per cui è particolarmente ammirato è il timbro. A me, onestamente, non piace affatto, ma è un rilievo del tutto soggettivo. Nonostante il fatto che la parte, dal punto di vista vocale, sia decisamente adatta a lui, a mio avviso il personaggio non viene reso in modo corretto. Nei momenti in cui il libertino dovrebbe uscire in tutta la sua spavalderia (soprattutto Questa o quella, La donna è mobile e Bella figlia dell'amore) il personaggio non è convincente. L'esecuzione vocale è corretta, ma manca la sfrontatezza, manca l'arroganza del nobile che passa impunemente da una fanciulla all'altra. Molto meglio nel secondo atto, dove la scrittura e le tematiche affrontate, soprattutto in Parmi veder le lagrime, sono più vicine al temperamento di Meli, anche se, dal mio punto di vista, l'interprete è sempre un pò lezioso, più attendo ad emettere dei bei suoni che a cercare il giusto accento per dare vita e spessore al personaggio. Da rilevare, inoltre, qualche acuto non perfettamente a fuoco (ad esempio la chiusa de La donna è mobile, il si è preso bene, ma in chiusa si strozza un po'), qualche presa di fiato di troppo e delle note in piano che hanno deragliato verso il falsetto.
Positiva la Maddalena di Francesca Franci. Fortunatamente non è stata il solito incrocio tra un trans e un orco che troppo spesso ci ritroviamo in questo ruolo. La Franci è stata puntuale nei suoi interventi, mettendo in mostra un piacevole timbro mezzosopranile.
Molto bravo Michail Ryssov nei panni di Sparafucile. Forse il timbro è un tantino chiaro per i miei gusti, ma le note ci sono tutte e l'interprete è stato più accurato di quanto di solito sentiamo per questo ruolo, risolto di solito con accenti truci ed emissione lasciata allo stato brado.
Piuttosto incerto e fisso in acuto il Monterone di Nicolò Ceriani. Non mi è piaciuto il Paggio dall'emissione stridula di Loredana Pellizzari, mentre mi hanno convinto Ivo Federico (Usciere di corte), Annika Kaschenz (Giovanna), Marta Calcaterra (Contessa di Ceprano), Angelo Nardinocchi (Marullo), Giuliano Pelizon (Conte di Ceprano) e Mario Bolognesi (Borsa).
Molto buona la prestazione del coro, tornato in grande forma. Compatto e preciso, si è fatto davvero onore.
L'allestimento, che avevo già visto nel 2006 (anche se, questa volta, la regia è stata curata da Michele Mirabella) si rifà a quella tradizione "decorativa" che tanto amo. Esattamente quello che ci si aspetta di vedere in un Rigoletto. Costumi d'epoca, scene eleganti e funzionali (anche se l'abbozzo del ritratto del duca non si poteva vedere...), cantanti "lasciati cantare" in pace. Niente colpi di scena (come se non ci bastassero quelli che Piave ha pensato)? Niente simbologie? Niente riferimenti all'attualità? A me non sono affatto mancati. Sarei estremamente felice di poter vedere più spesso altre produzioni così "semplicemente belle" in cui i veri protagonisti sono la musica e il libretto, non le idee strampalate del regista!
Una piccola nota finale. Il pubblico. I presenti hanno dimostrato di gradire lo spettacolo. Grande successo per i tre protagonisti (Salsi su tutti) e per l'ottimo Sparafucile, giustamente festeggiato. devo dire che mi ha preoccupato notare che, per una domenicale pomeridiana, con un primo cast di livello internazionale, il teatro non fosse gremito. In loggione, dove io mi trovavo, i posti erano quasi tutti occupati, salvo quelli di solo ascolto. Stesso discorso per la seconda galleria. Ma è nei palchi e in platea ce si notavano vuoti importanti. Trattandosi di Rigoletto mi sarei aspettata ben altra folla. Interpreto questo come un segnale di disaffezione da parte del pubblico nei confronti del teatro. Certo, i rimescolamenti dei torni di abbonamento e i cambi di tariffe hanno infastidito non pochi (me compresa) e le ferrovie di certo non incentivano chi non ha voglia di guidare fino a Trieste, ma credevo che il titolo e i nomi presenti avrebbero comunque attratto più pubblico, anche di triestini, che non avevano il problema dello spostamento ferroviario.
Un peccato.
Positiva la Maddalena di Francesca Franci. Fortunatamente non è stata il solito incrocio tra un trans e un orco che troppo spesso ci ritroviamo in questo ruolo. La Franci è stata puntuale nei suoi interventi, mettendo in mostra un piacevole timbro mezzosopranile.
Molto bravo Michail Ryssov nei panni di Sparafucile. Forse il timbro è un tantino chiaro per i miei gusti, ma le note ci sono tutte e l'interprete è stato più accurato di quanto di solito sentiamo per questo ruolo, risolto di solito con accenti truci ed emissione lasciata allo stato brado.
Piuttosto incerto e fisso in acuto il Monterone di Nicolò Ceriani. Non mi è piaciuto il Paggio dall'emissione stridula di Loredana Pellizzari, mentre mi hanno convinto Ivo Federico (Usciere di corte), Annika Kaschenz (Giovanna), Marta Calcaterra (Contessa di Ceprano), Angelo Nardinocchi (Marullo), Giuliano Pelizon (Conte di Ceprano) e Mario Bolognesi (Borsa).
Molto buona la prestazione del coro, tornato in grande forma. Compatto e preciso, si è fatto davvero onore.
L'allestimento, che avevo già visto nel 2006 (anche se, questa volta, la regia è stata curata da Michele Mirabella) si rifà a quella tradizione "decorativa" che tanto amo. Esattamente quello che ci si aspetta di vedere in un Rigoletto. Costumi d'epoca, scene eleganti e funzionali (anche se l'abbozzo del ritratto del duca non si poteva vedere...), cantanti "lasciati cantare" in pace. Niente colpi di scena (come se non ci bastassero quelli che Piave ha pensato)? Niente simbologie? Niente riferimenti all'attualità? A me non sono affatto mancati. Sarei estremamente felice di poter vedere più spesso altre produzioni così "semplicemente belle" in cui i veri protagonisti sono la musica e il libretto, non le idee strampalate del regista!
Una piccola nota finale. Il pubblico. I presenti hanno dimostrato di gradire lo spettacolo. Grande successo per i tre protagonisti (Salsi su tutti) e per l'ottimo Sparafucile, giustamente festeggiato. devo dire che mi ha preoccupato notare che, per una domenicale pomeridiana, con un primo cast di livello internazionale, il teatro non fosse gremito. In loggione, dove io mi trovavo, i posti erano quasi tutti occupati, salvo quelli di solo ascolto. Stesso discorso per la seconda galleria. Ma è nei palchi e in platea ce si notavano vuoti importanti. Trattandosi di Rigoletto mi sarei aspettata ben altra folla. Interpreto questo come un segnale di disaffezione da parte del pubblico nei confronti del teatro. Certo, i rimescolamenti dei torni di abbonamento e i cambi di tariffe hanno infastidito non pochi (me compresa) e le ferrovie di certo non incentivano chi non ha voglia di guidare fino a Trieste, ma credevo che il titolo e i nomi presenti avrebbero comunque attratto più pubblico, anche di triestini, che non avevano il problema dello spostamento ferroviario.
Un peccato.
Iscriviti a:
Post (Atom)