Oggi mettiamo un attimo da parte le voci acute a cui ci siamo dedicate in queste prime puntate per passare a qualcuno dotato di un registro più grave. Oggi vi parlerò di uno dei miei bassi preferiti: Cesare Siepi.
La carriera di Siepi è stata caratterizzata dall'avvicendarsi di ruoli molto eterogenei per stile e vocalità. La sua grande estensione, unita ad un eccellente dominio tecnico dei suoi cospicui mezzi, gli hanno consentito di alternare tipici ruoli da basso cantante (ad esempio Filippo II nel don Carlo), a parti da basso profondo (Sarastro) e persino personaggi che sono stati affrontati con successo anche a cantanti con vocalità più spiccatamente baritonale come Don Giovanni.
Rodolfo Celletti, nel suo "Le Grandi Voci", lo descrive così: Siepi vanta una voce piena, risonante, omogenea e dal timbro assai pastoso. È tendenzialmente "basso cantabile", ma i suoni tondi e morbidi, il fraseggio ampio e aristocratico e la prestante figura scenica gli consentono di impersonare con grande prestigio anche parti regali e sacerdotali, che la tradizione vorrebbe appannaggio dei bassi profondi.
Quando si pensa a Cesare Siepi di solito lo si associa a Verdi, o al massimo, a Don Giovanni, ma in realtà nel suo repertorio sono inclusi anche ruoli e autori belcantistici. Oggi vi voglio presentare il celebre basso come interprete belliniano.
Sappiamo che la produzione di Bellini è caratterizzata dalle celebri melodie lunghe lunghe che quindi richiedono maestria nell'uso del legato, in modo da rendere giustizia al fluire della melodia che, se spezzettata, perderebbe della sua raffinatezza.
Nella'aria Vi ravviso, o luoghi ameni, tratta dalla Sonnambula, possiamo apprezzare in pieno questa caratteristica, unita alla morbidezza dell'emissione, perfetta per tratteggiare un personaggio aristocratico.
In Norma, invece, possiamo ammirare un'altra delle caratteristiche salienti di Siepi: la maestosità.
Siepi si è inoltre cimentato nel ruolo di Giorgio ne I Puritani, ma purtroppo non ho trovato incisioni disponibili in rete.
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