Dalla gita a teatro di oggi pomeriggio ho capito una cosa: a prescindere da chi ci sia in scena e da come sia cantata, Norma è e resta un'opera che mi piace a tratti, ma non mi conquista mai del tutto.
E lo dico pur amando profondamente Bellini, ma il fatto che nella mia collezione di cd sia Sonnambula che i Puritani siano presenti con edizioni in quantità almeno doppia rispetto a quella del''opera in questione mi pare indicativo...
Perché non mi conquista? Bella domanda...
Ma finiamola di parlare degli affari miei e passiamo alle cose serie.
NORMA di Vincenzo Bellini
Trieste, 31 gennaio 2016
Pollione - Rubens Pelizzari
Norma - Marina Rebeka
Adalgisa - Anna Goryachova
Oroveso - Andrea Comelli
Clotilde - Namiko Chishi
Flavio - Motoharu Takei
Direttore - Fabrizio Maria Carminati
Regia di Federico Tiezzi ripresa da Oscar Cecchi
Come avrete notato dalla locandina, i mali di stagione si sono abbattuti in maniera violenta sul cast della mia recita. Infatti, prima che si alzasse il sipario, Anna Goryachova è stata annunciata indisposta, mentre Pollione e Clotilde hanno dovuto alzare bandiera bianca e sono stati sostituiti, nel caso del primo, dal tenore del secondo cast, Rubens Pellizzari e da Namiko Chishi nel caso della seconda.
Partiamo subito dalla regia perché ho davvero poco da dire. Infatti, dal posto in cui mi trovavo, avevo una visuale abbastanza limitata del palco e il mio parere non può quindi essere esaustivo.
Si tratta di uno spettacolo già visto sia a Trieste che in altri teatri e con la sua eleganza lineare trovo sia adattissimo ad esporre la trama medante scenografie semplici ma significative, imamgini evocative e guizzi di colore proposti per accentuare momenti o personaggi.
Il principale motivo di richiamo di questa produzione (non me ne vogliano i colleghi) era di certo il debutto in quel di Trieste di Marina Rebeka, soprano lettone in fortissima ascesa da un paio di anni.
Io, che avevo già visto la Rebeka a Pesaro nel Guillaume Tell (lo nomino e poi cerco di rimetterlo in quella parte del mio cervello dove nascondo le brutte esperienze che vorrei dimenticare...) e che in quella occasione mi aveva impressionata, attendevo con trepidazione questo spettacolo, vista la mia grande curiosità di sentirla al debutto in un ruolo iconico come Norma (peraltro ho trovato intelligentissima la sua scelta di debuttare in questo ruolo in un teatro non di primissimo piano a livello internazionale, in modo da poter lavorare con meno pressione mediatica).
Le mie aspettative era molto alte e, per fortuna, non sono andate deluse! La Norma della Rebeka brilla per un dominio della coloratura assolutamente impeccabile, una voce efficace in tutti i registri ed un fraseggio che, per strattarsi di un debutto, è stato incredibilmente efficace e personale. Se proprio devo andare a fare le pulci alla sua prestazione, mi verrebbe da dire che il momento meno alto della sua serata sia stato "Casta diva" e relativo recitativo. Certo, iniziare l'opera con uno dei brani più famosi in assoluto del repertorio operistico non è facile per nessuno, tanto meno al debutto, quindi l'emozione e una voce forse ancora un pochino fredda di certo hanno contribuito e questo risultato. Voglio precisarlo, "Casta diva" non è stato eseguito male, semplicemente è stato, a mio avviso, il passo meno ruscito, ma comunque si è trattato di un'esecizione pregevole. La situazione si risolleva già fin dalla cabaletta "ah bello a me ritorna", dove la cantante è parsa più sciolta sia vocalmente che interpretativamente.
Anna Goryachova, anche se si è fatta annunciare in non perfette condizioni, mi è parsa comunque in una forma sufficiente dal farle fare una buona figura, anche se, effetivamente, ogni tanto qualche suono è uscito chiaramente "viziato" dal suo stato di salute. Prestazione, la sua, nel complesso più che positiva, con il vertice nel duetto del secondo atto con Norma, in cui si è apprezzata la bella intesa col soprano ed un fraseggio molto convincente. La voce è di buon volume, ma di colore piuttosto ordinario. Nonostante l'indisposizione ha retto bene la scrittura del ruolo.
Buona anche la prestazione di Rubens Pellizzari, il tenore del secondo cast che ha sostiuito il previsto Sergio Escobar. La voce, anche in questo caso, non è delle più belle, ma il tenore merita un encomio per aver cantato due giorni di fila ed essere arrivato a fine recita senza aver dato segni di cedimento. Si è comportanto molto bene (come, del resto, le colleghe) nel drammatico finale primo atto, mentre è apparso più opaco nell'aria di sortita, dove la voce pareva ancora non del tutto a fuoco, qualche acuto è unscito un pochino forzato e soprattutto non è parso a proprio agio nelle variazioni proposte nel da capo della cabaletta.
Discreto, ma niente di più, Andrea Comelli nei panni di Oroveso. Non ci sono stati svarioni, ma forse la parte sta un po' larga alla voce di questo basso, che manca del necessario "peso" (non solo in decibel, ma anche in accento) per tratteggiare un druido credibile.
Mi è piacuto Motoharu Takei, un Flavio insolitamente sonoro.
Sufficiente la prova di Namiko Chishi nei panni di Clotilde.
Molto bene anche la direzione precisa e coinvolgente di Fabrizio Maria Carminati che guida coro ed orchestra del teatro Verdi in grande spolvero.
Nel compenso, quindi, si è trattato, per me, di un gran bel pomeriggio di opera in cui un cast vocale di ottimo livello si è mosso in un allestimento validissimo. Consiglio a tutti quelli che avessero la possibilità di raggiungere Trieste nei prossimi giorni di non perdersi una delle repliche rimanenti, io e anche il resto del pubblico che oggi gremiva il teatro ne siamo usciti entusiasti!
Ps. Grazie all'amico Amfortas che mi ha suggerito il nome dell'interprete di Clotilde, che mi era sfuggito.
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