Era, nella tragedia greca, il peccato di tracotanza, di superbia, di presunzione del quale si macchiava un eroe giunto al massimo della sua fortuna terrena: ma gli dei non potevano permettere che l'uomo si elevasse tanto a pareggiarsi con loro, e colpivano spietatamente e immancabilmente.
Lo si trova applicato ampiamente, ma senza troppa consapevolezza, nel melodramma settecentesco d'argomento mitologico. Pur con tutte le cautele, un processo psicologico e morale del genere si trova anche in altri personaggi melodrammatici successivi, che vengono puniti dal cielo proprio nel momento in cui hanno toccato il limite della potenza e del potere.
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