Parola sdrucciola che, unitamente ad un senso metaforico piuttosto esaltato e quindi consono al melodramma, si colloca quasi spontaneamente alla fine del settenario. Esempi sono "Bella siccome un angelo o "Pura siccome un angelo". Ottonario è invece quello della cavatina di Arnoldo dell'"Adelia" di Donizetti "Era pura come un angelo".
Spesso aggregato al suo apposto "demone", spesso svolto come aggettivo ("il suon dell'arpe angeliche"), anche allargato ad insieme corale, il vocabolo non dispiaceva anche al lessico boitiano, che nella "Gioconda" di Ponchielli alla Cieca fece cantare "Voce di donna o d'angelo". "L'angelo di fuoco" di Prokofiev, infine, è ben più demoniaco che angelico.
Spesso aggregato al suo apposto "demone", spesso svolto come aggettivo ("il suon dell'arpe angeliche"), anche allargato ad insieme corale, il vocabolo non dispiaceva anche al lessico boitiano, che nella "Gioconda" di Ponchielli alla Cieca fece cantare "Voce di donna o d'angelo". "L'angelo di fuoco" di Prokofiev, infine, è ben più demoniaco che angelico.
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