lunedì 21 marzo 2016

Parola... Parolissima!: Cabaletta

Oggi è il turno di una di quelle parole che, quando ci si avvicina all'opera, compare sempre con maggiore frequenza e ti ha fatto pensare "EEEEH??"
Sì, sto parlando della cabaletta.






La seconda parte delle cavatine e delle arie bipartite del melodramma italiano compreso fra Rossini e il medio Verdi si chiama cabaletta. Il termine viene da "cobboletta", diminutivo di cobbola che come il francese couplet vien da cobla, versione provenzale el latino copula con il significato di strofe.
Il nome è "ufficioso" perché non riferendosi che alla parte di un'aria, non compare negli spartiti; ma l'importanza del brano è enorme per ragioni musicali e drammatiche.
Musicalmente si tratta del necessario contraltare al cantabile dell'aria: la prima parte è solitamente abbastanza lenta e melodica, mentre la cabaletta è veloce, ben ritmata, virtuosistica carica di sentore conclusivo, scritta sempre due volte negli spartiti in quanto destinata alle variazioni dei cantanti e spesso sostenuta dal coro.
Drammaticamente rappresenta poi il momento dell'aria decisivo per l'azione, scattato dopo la stasi del cantabile per motivi esposti nella sezione di raccordo fra le due parti: così la scena, aperta nel dubbio, si chiude nella certezza.
Queste le linee guida. Le eccezioni sono rare, ma non inesistenti. Il vocabolo, infine, viene usato anche per le parti finali dei pezzi d'assieme, forse non molto propriamente.





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