sabato 7 giugno 2014

Udite oh rustici: Mozart Opera Arias

Cari lettori, qualche mese fa, se vi ricordate, quando avevo letto dell'uscita di questo cd mi ero subito entusiasmata e ve ne avevo parlato sul blog. Ero da poco tornata da Pesaro e avevo ancora nelle orecchie l'eccellente prova fornita da Marina Rebeka come Mathilde nel Guillaume Tell.


Ero ancora talmente entusiasta di quello che avevo sentito al ROF che, lo ammetto senza patemi, consideravo quest'incisione una delle più attese (se non al più attesa in assoluto) per i mesi a venire.
Il cd è uscito, io l'ho ascoltato e... delusione!
Spinta più dalla mia curiosità che dallo spirito analitico che dovrebbe guidare che si appresta ad ascoltare qualcosa con lo scopo di scriverne una recensione, mi sono tuffata immediatamente sui due brani che più mi attiravano (e fra i miei preferiti dell'intero repertorio): le due arie della regina della notte. E forse questo è stato il mio più grande errore, che ha fatto partire col piede sbagliato il mio ascolto. Infatti, il recitativo di O zittre nicht manca di quella viscida alterigia (è un ossimoro? Forse sì, ma ritengo che questi due termini descrivano bene l'atteggiamento del personaggio) condita da (falso?) amore materno che dovrebbe esprime la Regina (e anche le note basse, se vogliamo, le preferirei più scure...). Nell'aria la situazione non migliora: manca l'imponenza della Regina. Le agilità sono belle, ma gli acuti paiono al limite e schiacciati. Il discorso non cambia per Der Hölle Rache. Mancano l'ira e l'aggressività che dovrebbero caratterizzare questo momento. A prescindere dai rilievi vocali (anche qui gli acuti estremi, ci sono pur sempre quattro fa sovracuti, non sono splendidi e anche qualche altra nota è fuori controllo) il difetto più lampante è che il personaggio è del tutto estraneo all'estro interpretativo della Rebeka, che non riesce in alcun modo a rendere il carattere della Regina che, sappiamo, non si riduce all'emissione di cinque fa sovracuti, ma richiede ben altro per essere credibile. 

Sconsolata e già delusa, decido quindi di continuare l'ascolto del cd seguendo l'ordine dei brani proposto per evitare che le aspettative tradite del primo ascolto mi impedissero di proseguire. Ci viene presentata l'Elettra dell'Idomeneo. La Rebeka di certo possiede la vocalità adatta per questo ruolo, ma, anche se meno che nella Regina della notte, si sente che manca quella foga da invasata di cui ci sarebbe bisogno in particolare in D'Oreste d'Ajace. Bisogna però renderle merito del fatto che abbia eseguito con precisione e sobrietà i celebri picchiettati posti a fine aria. Troppo spesso li si sente tramutati nel verso di una gallina a cui si sta tirando il collo... Riflettendoci bene, la sua Elettra è più efficace nei recitativi che nelle arie, dove il soprano sembra più concentrato sulla ricerca di un bel suono e di un'esecuzione tecnica precisa, a discapito "dell'abbandono" necessario per rendere credibile questo personaggio, e questo in particolare.
La Contessa delle Nozze di Figaro pare fin dalle prime battute un personaggio molto più adatto allo stile della Rebeka, che non fatica a conferire la giusta nobiltà al ruolo. Pregevole l'esecuzione di Porgi amor, tratteggiata con delicatezza avvalendosi di un bel canto in piano. Buona anche Dove sono i bei momenti, ma forse meno ispirata nel fraseggio.
In Donna Anna, ruolo che ha già portato in scena con successo, la resa è molto efficace, sia vocalmente che interpretativamente. La sua voce particolare: corposa ma fresca e con dei leggeri riflessi metallici si adatta perfettamente a questo difficile ruolo.
Donna Elvira è, ancora una volta, ben cantata, ma priva di pathos. In questo caso si sente la grande differenza rispetto a Donna Anna, un ruolo fatto più volte in scena.
La penultima traccia ci riporta al Flauto magico, ma dalla madre si passa alla figlia: Pamina. Il personaggio le è evidentemente più congeniale e il suo stile di canto si adatta molto meglio alle tinte dolenti di questo brano piuttosto che al furore della Regina della notte.
Il cd si conclude con quel suicidio per soprani che è Martern aller Arten dal Ratto dal serraglio. Tanto bella ed esaltante per il pubblico (quando è fatta bene) quanto pesante per le cantanti. Mozart non risparmi nulla all'interprete: acuti, note gravi, agilità, momenti lirici con note tenute, intensità drammatica. E dura pure più di nove minuti! La Rebeka ha tutte la carte in regola per rendere giustizia a questa pagina ma... ancora una volta le manca la giusta intenzione! Dov'è la foga? Dov'è la rabbia? Dov'è la fierezza? Si sente che la parte non è mai stata eseguita in scena.

Un discorso a parte merita la direzione d'orchestra. All'infelice riuscita dell'incisione ha contribuito in misura non irrilevante Speranza Scappucci, alla guida della Royal Liverpool Philharmonic Orchestra. Dalla sua bacchetta non è partito alcun tipo di spunto in grado di aiutare la Rebeka nei momenti di difficoltà interpretativa. Trovo la direzione del tutto carente di ispirazione, con tempi spesso insensati, pesanti e privi di tensione drammatica.
Cercando di trarre delle conclusioni, pur ritenendomi nel complesso delusa da questa incisione, devo fare dei distinguo. La Rebeka canta essenzialmente bene, spesso molto bene (ma non nella regina della notte, che evidentemente non è una parte per lei), e nei ruoli che sono nelle sue corde è anche un'interprete interessante. Il problema, quindi, è, a mio avviso, la scelta dei brani. Se vi ricordate, già avevo espresso delle perplessità prima ancora di ascoltare (se proprio non mi credete, leggete qui) e non posso che ribadirle ora. Non sarebbe stato meglio se, al posto delle arie riuscite a metà, fossero stati scelti altri brani? In fondo il repertorio mozartiano adatto alla vocalità del soprano lettone è molto vasto e ci sarebbe stato solo l'imbarazzo della scelta. Ad esempio Ruhe Sanft  o Zeffiretti lusinghieri delle eccellenti alternative.
Per questo ritengo che questa incisione sia uno "spreco". E' un peccato che il talento di questo soprano non sia emerso a causa di fattori "esterni" come un'errata scelta di brani e una direzione di basso livello. Poteva essere un recital splendido...



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