giovedì 5 dicembre 2013

Signori di fuori son già i suonatori: Scala 2013/14, la stagione ristretta

Avvicinandosi a grandi passi la prima, oggi mi accingo ad esprimere le mie impressioni sul cartellone per la stagione 2013/2014 del teatro alla Scala.


Dalle nostre parti è molto diffuso il proverbio "il risparmio è il primo guadagno" (in dialetto suona meglio grazie ad una rima, ma è il concetto che conta). Evidentemente la dirigenza della Scala deve averlo tenuto bene a mente approntando il cartellone per la prossima stagione. Sono stati talmente fedeli a questo detto da decidere addirittura di operare un drastico taglio al numero dei titoli operistici allestiti, che passano dai 15 di quest'anno a 10. Non male. Un restringimento degno dei più catastrofici passaggi in lavatrice...
Veniamo ora all'analisi degli spettacoli che saranno proposti. Sì. Userò il mio adorato elenco puntanto. Purtroppo vi tocca! ;)

    • Traviata - si apre con Verdi. Può andare. No. Non sono impazzita. Il bussetano non mi è diventato improvvisamente simpatico. Semplicemente, siccome il Peppino è nato nel 1813 e questa è l'apertura della stagione 2013/2014, il tributo è comprensibile (io ne avrei anche fatto a meno, ma il popolo va accontentato...). E proprio perché si parla di popolo, la scelta di un titolo amatissimo dal pubblico (di cui non fanno parte Armida e Aspasia, sia ben chiaro) quale Traviata è un'idea sensata. Se poi il cast che si raduna è di tutto rispetto, direi che la scelta è più che logica. Violetta sarà un delle stelle del panorama operistico contemporaneo (ed una delle mie cantanti preferite): Diana Damrau. Non si tratta di un debutto, ma non si può nemmeno dire che questo per lei sia un ruolo rodato.
      Ed è su questo che conto. Infatti il suo debutto come tisica al Met non mi ha lasciata del tutto convinta (più dal punto di vista interpretativo che vocale, dove invece, a mio avviso, già funzionava bene) e spero che approfondendone lo studio, abbia trovato una sua chiave di lettura che le consenta di essere una Violetta efficace. Al suo fianco avremo Piotr Beczala, Alfredo collaudato e affidabile, e Željko Lučić, un baritono che personalmente apprezzo molto, ma che non so come inquadrare nei panni di Giorgio Germont. Guest star, nel ruolo di Annina, Mara Zampieri, anche se io come Annina ci vedrei una donna un po' più giovane. Lei sarebbe stata meglio come... Fidalma! E avrei anche preferito l'opera in cui c'è Fidalma al posto dell'ennesima Traviata, ma lasciamo perdere... A dirigere avremo Daniele Gatti che spero delizi tutti noi appassionati e filologi (ridete pure, io lo sto facendo di me stessa) imponendo al dottore di chiudere l'opera col tanto bistrattato è spenta, come fu concesso solo all'inimitabile Alberto Sordi. La regia sarà affidata a Dmitri Tcherniakov, un nome che già mi mette l'ansia. Speriamo bene...
    • Le spectre de la rose - La rose Malade - Cavalleria Rusticana - Qui mi arrabbio (già alla seconda produzione. Cominciamo bene...). Possibile che la Scala debba chiamare Daniel Harding che, piaccia o no (a me sì), è uno dei più importanti direttori in attività, per fargli riprendere un titolo, Cavalleria rusticana, che lui stesso ha diretto alla Scala non più tardi di due anni fa??? Perché, quando si ha la possibilità di avere un direttore di questo calibro, gli si affida una ripresa? Mi risulta che il maestro inglese abbia anche altri titoli in repertorio... Non mi esprimo sui due balletti abbinati, perché mi dichiaro ignorante in materia.
    • Lucia di Lammermoor - L'allestimento (di cui ho visto il dvd qualche tempo fa e che mi pare di ricordare valido) proviene da New York e il cast sulla carta pare ottimo. Ad alternarsi nel suolo eponimo avremo Albina Shagimuratova (già vista a Milano come Regina della notte) e Jessica Pratt, ottimi soprani, adattissime al ruolo.
      Nei panni di Edgardo avremo Vittorio Grigolo (il cui aspetto mi fa irrimediabilmente pensare ad un attore da telenovelas, ma che, anche se io personalmente non vado matta per il suo stile, quando canta il suo repertorio fa egregiamente il suo dovere) e Piero Pretti, non certo un fenomeno, ma elemento più che valido. Nel complesso le due compagnie mi sembrano assemblate con cognizione di causa e, salvo cataclismi, mi aspetto un bel successo.
    • Il Trovatore - La Scala rischia grosso affidando il ruolo del Conte di Luna ad un ragazzino sprovveduto, poco più che debuttante: Leo Nucci! A parte gli scherzi, Nucci è una roccia, il pubblico lo ama e, pur essendo solitamente una sostenitrice del largo ai giovani, onestamente non me la sento di biasimare chi l'ha scritturato, anche perché al suo fianco ha posto la, questa volta davvero, giovane, ma già quotata, Maria Agresta. Manrico sarà Marcelo Alvarez, che io preferivo quando cantava un altro repertorio, ma pazienza...
    • La sposa dello Zar (Carskaja Nevesta)  - ottima l'idea di coprodurre questo (dalle nostre parti) inusuale titolo di Rimskij Korsakov, mai eseguito prima alla Scala con la Staatsoper Unter den Linden di Berlino. Però è anche pessima, perché dalla Germania arriverà anche l'allestimento (che la ha già debuttato in ottobre) del già citato Tcherniakov... Spero almeno che sia stata un'operazione prendi due, paghi uno... Il cast è molto simile a quello che ha cantato a Berlino, con Baremboim sul podio e l'ormai onnipresente Olga Peretyatko nel ruolo di Marfa. Scorrendo poi il resto del cast, l'occhi mi è caduto su un nome: Anna Tomowa-Sintow, un soprano che irrimediabilmente mi ricorda il buon vecchio nonno Herbert (von Karajan), con cui lei spesso ha lavorato. Questo deve essere l'anno delle vecchie glorie: manca solo il Topone!
    • Les Troyens -  L'allestimento di questo impegnativo grand opéra è in coproduzione con Londra (sì, QUELL'ALLESTIMENTO).
      Manca da Milano dal '96 (neanche tanto...) e per l'occasione è stato radunato un cast molto interessante guidato da Antonio Pappano sul podio e Daniela Barcellona, Anna Caterina Antonacci e Gregory Kunde in scena. Anche per quest'opera abbiamo il lancio di una giovane promessa: Samuel Ramey (classe 1942) nel ruolo di Priam. Continua il raduno delle vecchie glorie...
    • Elektra - L'opera di Strauss verrà messa in scena nell'allestimento del regista Patrice Chéreau, scomparso da circa due mesi. Anche in questo caso, e a questo punto DEVE esserci sotto un preciso progetto da parte della direzione artistica, perché se di coincidenze si trattasse, sarebbero davvero troppe, fra i nomi che compongono il cast mi cade l'occhio su un cantante con alle spalle una carriera... diciamo... ehm... ben avviata. Sto parlando di Franz Mazura, classe 1924. Ripeto MILLENOVECENTOVENTIQUATTRO!!!
    • Così fan tutte - Sìììììììì!!! YUPPYYYYYYYYY!!!!! EVVIVAAAAAAAA!!!! Scusate lo sfogo, ma, come direbbe il Gioakdi piacer balza il cor, a vedere un titolo fra i miei prediletti (veramente ci sarebbe anche la Lucia, ma il Così  ha un posticino speciale nel mio diabolico cuore) dopo le tribolazioni dell'anno verdiano! Ma siccome fare le cose per bene fino in fondo è quasi impossibile, mi tocca lamentarmi del cast, che è sì valido, ma, di questi tempi, si poteva fare di meglio. Interessante è la "svolta mozartiana" di Rolando Villazon, che, dopo il Re pastore, ora si accosta al Così, e il prossimo anno farà anche il Ratto dal serraglio.
      Di base sarei scettica, ma sarei lieta di essere smentita. E poi, dopo i miei buoni propositi di non belligeranza, di fianco alla parola regia, nella locandina, leggo QUEL NOME. Lui! Il nemico numero uno! Il regista di uno dei peggiori (non più il peggiore, il Guillaume Tell di quest'estate al ROF l'ha superato) allestimenti da incubo sopportati dalle vostre diaboliche blogger. Claus Guth! PERCHééééééééééééééé?????? Cosa abbiamo fatto di male per meritarcelo? E soprattutto, cosa ha fatto di COSì male il povero Mozart per venir così brutalmente e costantemente disturbato nella sua fossa comune, dove, ne sono certa, passa il tempo a fare le capriole per la stizza che gli provoca vedere come vengono martoriate le sue opere??? 
    • Le comte Ory - questo, a mio modesto avviso, potrebbe essere il vertice della stagione. Cast notevole (Florez come Ory, la Kurzak come Contessa Adele, la Lo Monaco come Isolier) e  Pelly alla regia promettono uno spettacolo frizzante e di altissimo valore artistico: potrei fare un giretto a Milano in quei giorni...
    • Simon Boccanegra - in cauda vevenum. Si poteva finire una stagione in gloria con Mozart e Rossini? No. Si poteva fare una stagione da dieci titoli con solo due titoli di Verdi? NO! Il Simon Boccanegra  finale era obbligatorio! E, quel che è peggio, lo rivediamo a Milano soli quattro anni dall'ultima rappresentazione! Il cast... Se avete notato, qualche riga fa avevo scritto che, vista la stagione votata a radunare le vecchie glorie, quest'anno ci mancava solo il Topone. Beh, vi ho presi in giro. Placido Domingo C'E'! E sapete chi c'è ad alternarsi con lui nel ruolo del titolo? Dai, è facile. Rullo di tamburiiiiiii.... Leo Nucci! Al loro fianco, a fare la figura degli infanti, avremo Anja Harteros, Carmen Giannattasio, Ramon Vargas e Orlin Anastassov.

Ora tiriamo le somme. 

La selezione di titoli non è male: abbiamo Verdi (ci tocca), belcanto (Comte Ory e Lucia), Mozart, repertorio tedesco, russo, francese e verismo. Direi che ce n'è per accontentare un pubblico vario, anche se qualcuno potrebbe lamentare l'assenza di Puccini (io no...), del '900 (Elektra è del 1909, non proprio contemporaneità), di Donizetti (questo mi disturba) e del barocco. I cast sembrano interessanti, anche se, in certi casi, mancano di fantasia (Nucci nel Trovatore, ancora?), in altri tentano l'azzardo (Villazon nel Così). Di buono c'è che il belcanto torna ad essere presente in maniera consistente (anche se si potrebbe afre di meglio) e si concede anche un doveroso spazio a Mozart (peraltro in un titolo diverso dai soliti Flauti, Nozze o Don Giovanni). Ci sono bacchette di prestigio (anche se alcune, leggasi Harding, a mio avviso, mal impiegate) e cantanti quotati. Se i registi non fanno danni abnormi, direi che questa stagione potrebbe essere più che valida: sono fiduciosa.      

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