martedì 10 settembre 2013

Una voce poco fa: ROF 2013 (L'Italiana in Algeri, 22 Agosto 2013)


Il criminale torna sempre sul luogo del delitto ed eccomi allora di nuovo al Teatro Gioak per la nuova fatica musicale al soldo di:

Mustafà, Alex Esposito
Isabella, Anna Goryachova
Lindoro, Yijie Shi
Taddeo, Mario Cassi
Elvira, Mariangela Sicilia
Zulma, Raffaella Lupinacci
Haly, Davide Luciano

Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna
Maestro del coro, Andrea Faidutti
Direttore, José Ramon Encinar
Regia, Davide Livermore


Lasciandomi, Aspasia mi aveva messo addosso una certa ansia riferendomi che questa Italiana era stata definita "psichedelica" e, poiché ero anche stata indecisa fino all'ultimo per prenotare il biglietto, ero stata lì lì per mangiarmi le mani: diavolo, ho elegantemente imprecato, dopo Guillaume Tell, ho fatto un altro buco nell'acqua? Ero ben decisa a tenere gli occhi chiusi, se la regia non mi fosse andata a genio.
Invece, ho dovuto tenere gli occhi bene bene spalancati, perché, se L'occasione fa il ladro, come avevo scritto, ci ha dimostrato che basta il poco per fare il molto, Italiana ha adottato la tattica opposta, e cioè che il troppo non è mai abbastanza... ma l'ennesima, stravagante trovata registica nel complesso non mi è dispiaciuta (poi preciserò le mie parplessità): voltiamo le spalle all'Algeri classica con minareti, cuscini e luci soffuse (e soprattutto alle luci soffuse) e, soprattutto, possiamo dire tramontata la mezzaluna maomettana, ma l'ambientazione in un'Algeri moderna, fatta di petrolio, nababbi e pessimo gusto si è rivelata simpatica benché un po' frenetica. Esordiamo fin dalla sinfonia con la proiezione dell'antefatto in forma di cartone animato e con rapide incursioni dei protagonisti sulla scena (Lindoro fa capolino da uno dei condotti di petrolio, viene individuato con moderni sistemi di avvistamento e viene catturato non prima di aver lanciato un SOS a Isabella. Isabella, dal canto suo, parte alla di lui ricerca in aereo...). Ci sono poi alcuni personaggi "intrusi": due turisti sgargianti e panciuti (lui viene arruolato fra le truppe del Bey, lei conclude l'atto con una mise di lustrini e le stelle filanti in testa) e, soprattutto, un ammicante capo degli eunuchi (presumo) in mutande, canottiera e vestaglia multicolori che somigliava come una goccia d'acqua a... Lord Voldemort!
La nota di biasimo, se posso dir così, alla regia è questa: uno spettacolo di due ore e mezzo in cui si fa uso e abuso di luci da discoteca e animazione da parte di tutti i personaggi, inclusi gli "abusivi", alla fine rischia di stancare l'occhio e la mente e distrarre dalla musica.


Anna Goryakova, ritrovata dopo la Matilde di Shabran e passata da prigioniero a intraprendente eroina con tuta da cartone animato (è il costume che indossa nel finale), è stata un'Isabella decisa, spigliata, dagli acuti brillanti ma non sempre a suo agio nel registro grave, ma tuttavia l'ho trovata migliore in questo ruolo che nel precedente Edoardo, in cui forse era più vincolata dal personaggio serio.
Ho ritrovato Yijie Shi nello stesso ruolo (Lindoro) che ha ricoperto l'anno scorso al Comunale di Bologna e devo dire che ho notato un notevole miglioramento rispetto alla volta precedente, in cui l'avevo trovato un "pulcino"; stavolta, si è portato molto meglio, ha mostrato maggior sicurezza (cosa non di poco conto, visto che cantava Languir per una bella nella vasca dello squalo), ma tuttavia non mi è piaciuto fino in fondo a causa del timbro della voce, che continuo a giudicare ingrato.
Il Mustafà dalla camicia colorata e gli occhiali da sole di Alex Esposito ha tradito l'abituale retrogusto di Samuel Ramey e, pur stritolato nei panni del petroliere arricchito (e, direi, con meno scrupoli di un Mustafà normale, il che è tutto dire...) ha dato di sé una bella prova, merito anche dell'indiscutibile presenza scenica.
Sul Taddeo di Mario Cassi devo rilevare una certa mancanza di "sketch" che si addice al personaggio (complice la regia, che l'ha lasciato un po' in disparte), ma ciò non ha influito sull'eleganza del canto e, tutto sommato, la sua esecuzione non è stata priva di finezza.
Validi anche l'Haly di Davide Luciano, l'Elvira di Mariangela Sicilia (di cui menzioniamo con merito la sobria tunica coi cammelli decorati a paillettes) e la Zulma di Raffaella Lupinacci.
La direzione di José Ramon Encinar sarebbe stata foriera di buone idee, ma purtroppo devo prendere atto delle difficoltà di coordinazione fra buca e palcoscenico, specie nel finale del primo atto in cui la parola d'ordine sembrava essere stata "ognuno per sé".

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