Andare alle prime, bardarsi di tutto punto e intrattenersi nei foyer coi i Vip fa molto chic. Ma è ancora più chic evitare l'evento mondano e la folla che vi si reca in favore di una replica. Le vostre diaboliche blogger, ovviamente, sono ULTRACHIC e giammai si abbasserebbero a presenziare ad una serata inaugurale, quindi per gustarci l'Anna Bolena che ha aperto la stagione del Teatro Verdi di Trieste, abbiamo atteso la replica di venerdì 27 gennaio, in cui si è esibito il seguente cast (lo stesso della prima):
Anna Bolena: Mariella Devia
Lord Riccardo Percy: Albert Casals
Giovanna di Seymour: Laura Polverelli
Enrico VIII: Luiz Ottavio Faria
Smeton: Elena Traversi
Lord Rochefort: Federico Benetti
Sir Hervey: Max Renè Cosotti
Direttore: Boris Brott
In origine, cioè quando ho acquistato i biglietti, era stato però annunciato un diverso direttore (Campanella) e soprattutto Celso Albelo nel ruolo di Percy (e sarebbe stato un debutto, se non sbaglio).
Ma è destino che io Albelo lo possa ascoltare solo registrato o alla radio. La prima volta cercò di cantare Leicester in Maria Stuarda, ma dopo pochissimi minuti in scena rimase del tutto afono causa influenza e venne sostituito. Per Lucia di Lammermoor nemmeno si presentò (a causa di mai chiariti problemi contrattuali). Stavolta si è (sembra) ammalato durante le prove. Misera me...
Si trattava di una recita fuori abbonamento, quindi la fauna che popolava il teatro era più variegata del solito (tra l'altro ho anche notato una corriera proveniente da Lubiana), ma, incredibilmente, visto il cast e il titolo (non nazionalpopolare, ma nemmeno tanto desueto) assai scarsa numericamente. Non mi sono lanciata in stime improbabili (contare non è delle attività che mi riescono meglio...), ma posso affermare con una certa sicurezza che il teatro fosse pieno a metà, o anche meno, e che il loggione vedesse occupati circa un terzo dei posti disponibili. Neanche per il Tannhauser di un paio di anni fa ricordo un'affluenza così scarsa! Dopo la defezione di Albelo avevo saputo di varie persone, soprattutto di fuori regione, che non si sarebbero sobbarcate la trasferta, ma non credevo che il numero fosse così ampio, anche perché, quando ho acquistato il mio biglietto, in biglietteria mi era stato detto che quella recita era quasi completamente esaurita.
Sarebbe il caso di interrogarsi su questa scarsa affluenza di pubblico. Dovrebbe faro soprattutto chi il teatro lo gestisce...
Chi è rimasto a casa non si è di certo perso la serata del secolo (neanche dell'anno, se vogliamo...), ma comunque l'allestimento era fatto con un certo gusto (niente di straordinario, ma neanche di orribile, e soprattutto abbastanza rispettoso del libretto e delle esigenze del canto) e il cast, nonostante le defezioni, restava di un certo livello.
A dominarlo qualitativamente (guarda caso) l'intramontabile Mariella Devia.
Ammetto di non essere una fan sfegata del soprano ligure, ma non sono di certo sorda. La sua è stata una prestazione in crescendo. Un inizio di primo atto un pò stentato, con voce flebile, ma udibile, nella zona centrograve e qualche acuto ghermito, più che emesso col garbo a cui ci ha abituati, ma agilità e intonazione sempre impeccabili. Soprattutto nel secondo atto le cose migliorano, con dei centri più presenti e acuti più sicuri, con tanto di puntatura sul finale di Coppia iniqua.
Ad essere sincera, però, la Devia Bolena non mi ha mai convinto.
Mi spiego. Anche se il ruolo, soprattutto in tempi recenti, è stato frequentato prevalentemente da soprani liricoleggeri, in realtà la scrittura del ruolo, almeno dal mio punto di vista, richiede, oltre all'abilità nel canto fiorito (che è presente, ma non in maniera massiccia, come in altri ruoli), un certo spessore per reggere i passaggi più squisitamente lirici e un buon registro grave. Visto che di drammatici d'agilità ne nasce uno ogni morte di Papa, ovviamente si è costretti a scegliere tra vocalità più liriche, e altre più leggere. Per quanto mi riguarda, preferirei un bel soprano lirico , anche per evitare il rischio che la voce di Anna suoni troppo giovane. I liricoleggeri come la Devia, per costituzione, di solito hanno un timbro piuttosto chiaro, giovanile, adattissimo a giovani fanciulle come Amina, Giulietta, Elvira, ma meno per Anna che, stando ai libri di storia, morì a 29 anni. Per lo standard dell'epoca una donna ormai matura, soprattutto rispetto alle Giuliette ed Elvire di cui sopra, che avranno tutte più o meno 15 anni. Se per loro una voce molto chiara è accettabile, se non auspicabile, per Anna Bolena, che, tra l'altro, è moglie, madre, e soprattutto regina, si vorrebbe uno strumento più importante come peso e colore. In questo la Devia manca. Non per l'età, il discorso sarebbe stato il medesimo anche 20 anni fa, ma per costutuzione. Per questo la sua Bolena non convince. "Le note" ci sono tutte e sono quasi sempre vicine alla perfezione, ma manca la maestà della regina. E questo, a mio avviso, anche nella recitazione. La Devia è una splendida signora in scena, ma le manca quel tocco di "superbia" per renderla del tutto credibile come sovrana, in fin dei conti, orgogliosa.
Detto questo Mariella Devia venerdì sera ci ha offerto una lezione di belcanto: con intelligenza e abilità ha ottenuto il massimo possibile dal suo strumento e l'ha messo a servizio di un'interpretazione interpretazione intensa e raffinata.
Alla rivale Giovanna prestava la voce il mezzosoprano Laura Polverelli, la quale non dispone di una voce particolarmente bella dal punto di vista timbrico (tra l'altro mi è parsa anche molto chiara per essere un mezzo, seppur acuto) ma ben emessa e sufficientemente sonora. Fraseggia con gusto e recita con la giusta partecipazione. Peccato per per gli acuti (soprattutto quello finale) nell'aria Per questa fiamma indomita, purtroppo completamente steccati. A controbilanciare questo momento negativo, segnalo la splendida prestazione nel duetto con Anna Sul suo capo aggravi un Dio, in cui l'affiatamento con la Devia e la sua intensità nella resa di quella particolare situazione sono stati davvero encomiabili.
In tutto il primo atto il giovane tenore Albert Casals (Percy) mi ha impressionato per il bel colore e la buona consistenza del registro centrale, anche se già a quel punto si notava qualche problema negli acuti estremi. Purtroppo questo problema si è ripresentato nella terribile Vivi tu, dove il cantante era messo in evidente difficoltà dalla scrittura del brano. Vista la sostituzione dell'ultimo momento e la giovane età del tenore, io avrei optato per il taglio dell'aria (anche se è una pratica che generalmente non approvo, soprattutto se il brano in questione rientra fra i miei preferiti...), visto che la sua resa ha tolto molto valore ad una prestazione che, fino a quel momento, si poteva dire discreta, con momenti molto interessanti.
Luiz Ottavio Faria (Enrico VIII) è stato un orso dall'inizio alla fine. Pur non avendo commesso particolari errori, la voce è parsa monolitica, non particolarmente sonora o di bel colore, e distante dalle esigenze del belcanto. Se si aggiunge un trucco sciagurato, che con le lui ne facevano sembrare la carnagione verdastra, posso concludere che non mi dispiacerà affatto scordare rapidamente questo Enrico.
Corretto il Rochefort di Federico Benetti, mentre lo Smeton di Elena Traversi, a causa di una voce "intubata" suonava un po' distante dal mio ideale di paggio.
Molto buono l'autorevole Sir Hervey di Max Renè Cosotti.
La direzione di Boris Brott si può riassumere con "ognuno per se, Dio per tutti".
Per concludere segnalo che, durante il duetto del secondo atto tra Anna e Giovanna, la piattaforma rotante posta sulla scena ha avuto un guasto, per cui ha continuato a muoversi fino a sporgere di più di un metro sopra le teste degli orchestrali. Qualcuno degli strumentisti, giustamente preso dal panico per essersi visto passare sopra la testa un pezzo si scenografia, ha pensato bene di darsi alla fuga. Il brano è stato comunque portato a conclusione. Una volta uscite di scena le cantanti è stata annunciata una breve interruzione per poter risolvere il problema. La scenografia è stata fatta ruotare per tornare ad appoggiarsi completamente sula palco e lo spettacolo è proseguito senza ulteriori spostamenti, dando vita ad una rappresentazione sostanzialmente in forma semiscenica.
Concordo praticamente su tutto, in particolar modo su Albelo e il destino che non ce lo vuol far sentire mai (se non afono), su Percy, su sua Mariellestà e sul termine "orso" che pure io avevo pensato per Enrico VIII (anche se la definizione di Amfy "la versione viados di Hulk" resterà per sempre nel mio cuore :D )
RispondiEliminaP.S. Io sono un po' ansioso e temendo in un qualche malessere di Sua Mariellestà sono andato alla prima, e vestito scazzo ero comunque più chic dei Vip col papillon !
RispondiEliminaVisto che non ho partecipato allo spettacolo, metto comunque becco per un paio di note storiche, perché le vicende del "Chico" sono quasi il mio pane quotidiano. Anzitutto, quest'opera, di cui adoro la musica (tengo a sottolinearlo), non mi è mai andata giù dal punto di vista della trama che, come per le altre due opere della saga Tudor-Stuart (tanto è tutto in famiglia per grovigli genealogici che vi risparmio), è più campata in aria che mai. Anna Bolena qui fa la figura di una donna umiliata, ma, nonostante tutto, ancora regale, diciamo pure solenne. Stando alle fonti, questo aspetto del suo carattere è colto in pieno, poiché si dice che morì con grande dignità (soprattutto, non si fece portare il ceppo per fare le prove come avrebbe fatto la quinta moglie del re, Catherine Howard, fra l'altro fedifraga davvero). Su questo non ho nulla da ridire. Quello che mi irrita, invece, è il fatto di assegnare ad Anna Bolena il ruolo di vittima e a Giovanna Seymour quella di trionfatrice, quasi a dimenticare che di tutta questa vicenda la vera vittima, la prima vittima, è stata Caterina d'Aragona, l'altera Aragonese che tanto altera non era, poiché si prostrò ai piedi di Enrico per avere la grazia. Per cui, per quanto brutto sia da dire, che ad Anna Bolena sia stata tagliata la testa non è che un giusto contrappasso.
RispondiEliminaArgomento più leggero. Cara Aspasia, hai detto che Anna alla morte aveva ventinove anni. Permettimi di cercare il pelo nell'uovo. La vera data di nascita di Anna Bolena non si conosce, ma le stime la collocano fra il 1500 e il 1502, per cui nell'anno della morte (1536), era già in piena trentina. Sembra, però, che la bellezza che aveva incantato Enrico fosse prematuramente sfiorita e alcuni cronisti impietosi talora parlano di lei come della "vecchia signora", smunta e magra come uno stecco.
Adesso mi sono sfogata. Ho finito. Vi lascio in pace. :)
Non mi sembra la devia nella foto...
RispondiEliminaSulla mia enciclopedia dava per certa la nascita nel 1507 e mi sono fidata... Così imparo a non consultarmi prima con sta storica della coppia! Comunque il fatto che avesse passato i 30 non fa che rafforzare il mio discorso, quindi lo strafalcione non è stato poi così grosso XD
RispondiEliminaMa la coppia Rinaldi -forte. Nessuno è andato sabato 28? Mi dicono che il teatro era pieno e alla fine molto caloroso
RispondiEliminaA me sembrano proprio la Polverelli e la Devia. Ma non ci metto la firma
RispondiEliminaSecondo me sono loro. Forse la foto non coglie le loro espressioni migliori...
RispondiEliminaDella coppia Rinaldi-Forte hanno fatto sentire qualcosa in radio. Non mi è parsa malvagia. Qua qualche parere sul 2o cast:
http://operaclick.com/recensioni/teatrale/trieste-teatro-verdi-anna-bolena-cast-alternativo
Beh come credo sappiate anche l'ultima recita è stata moncata di una parte della scenografia, ma io non mi sono tagliato le vene. Nella foto sono proprio Polverelli/Devia. Mi sorprende che la Polverelli abbia steccato! L'ho sentita davvero tante volte e mai ha avuto un icidente così, strano. Mi spiace perché è una seria professionista molto più brava di altre che magari sono solo famose.
RispondiEliminaPuntualizzo una circostanza sui lacerti trasmessi alla Barcaccia: Enrico ha sbagliato i nomi, le voci trasmesse erano sì quelle della Forte ma ovviamente gli altri erano Leone (Percy) e Rinaldi (Seymour).
Hulk c'era ancora, perché si è sciroppato tutte le recite e meglio della Traversi ha fatto la Kaschenz. Urendo il direttore dal cognome onomatopeico, Brott.
C'era abbastanza pubblico, in effetti ed anche piuttosto contento.
Per quanto riguarda la Devia, che comunque ha cantato molto bene, valgono tutte le considerazioni espresse nel post sulla sua parziale inadeguatezza interpretativa.
Parlando con un mio amico critico, che mi chiedeva notizie sulla prestazione della Devia ho risposto così: più che la nuova Pasta, la solita minestra :-)
Ecco, ora posso davvero andare!
Ciao a voi.
Anche a me hanno sorpreso le stecche della Polverelli, perché fino a quel momento aveva cantato decisamente bene! Va detto che è stato solo un piccolo incidente che non ha inficiato una prestazione complessivamente ottima. Può capitare.
RispondiEliminaSospettavo che in Barcaccia avessero fatto confusione coi nomi, le voci mi erano parse diverse da quelle che avevo sentito io (peraltro, il tenore trasmesso alla Barcaccia, che a questo punto tu mi confermi essere quello del secondo cast, non mi è sembrato affatto male).
Concordo sulla minestra della Devia... una minestra da grande chef, però! ;)
Ciao!