sabato 31 dicembre 2011

Signori di fuori son già i suonatori: Capodanno col botto (si spera)

Per iniziare l'anno in gloria, per l'imminente 1° Gennaio avremo la nostra meritata dose di musica, che, visti i tempi che corrono, ci dovrà essere sufficiente fino all'anno prossimo. Perché una volta all'anno persino la negligente Mamma Rai pensa di accontentare i melomani che pagano il canone mandando in onda i concerti da Venezia (in diretta su Rai 1 a partire dalle 12.20) e da Vienna (dalle 13.45 su Rai 2). Se in quest'orario sarete impegnati, anche Radio 3 mobiliterà i suoi potenti mezzi per dare al Capodanno quel che è del Capodanno (trasmettendo la registrazione del Concerto di Venezia alle 20.30).



Insomma, le locandine saranno le seguenti:



1) Concerto di Venezia:


Orchestra e Coro del Teatro La Fenice di Venezia


direttore Diego Mateuz


M° del Coro Claudio Marini Moretti


soprano, Jessica Pratt


tenore, Walter Fraccaro


basso, Alex Esposito





Pëtr Il'ič Čajkovskij Sinfonia n. 5 in mi minore op. 64
Giuseppe Verdi Un giorno di regno: Sinfonia
Giuseppe Verdi Il trovatore: "Vedi! Le fosche notturne spoglie"
Giacomo Puccini Tosca: "E lucevan le stelle"
Vincenzo Bellini La sonnambula: "Ah! non credea mirarti"
Nino Rota Il gattopardo: Valzer del commiato 3'40"
Wolfgang Amadeus Mozart Don Giovanni: "Madamina, il catalogo e' questo"
Pietro Mascagni Cavalleria rusticana: "Viva il vino spumeggiante"
Gaetano Donizetti Linda di Chamounix: "O luce di quest'anima"
Amilcare Ponchielli La Gioconda: "Can-can dalla Danza delle ore"
Giuseppe Verdi Nabucco: "Va' pensiero sull'ali dorate"
Giuseppe Verdi La traviata: "Libiam ne' lieti calici"






2) Concerto di Vienna:


A dirigere i Wiener Philharmoniker ci sarà quest’anno il Maestro Mariss Jansons. Saranno eseguiti classici di Johan Strauss figlio, composizioni come "Sul bel Danubio blu", "Tik-Tak-Polka", "Delirium Waltz" e la "Tritsch-Tratsch-Polka". In scaletta anche la "Pizzicato-Polka" Johann Strauss jr. e Josef Strauss, la "Carmen-Quadrille" di Eduard Strauss (su motivi dell'opera Carmen di Georges Bizet) op.134 e la celeberrima "Marcia di Radetzky" di Johann Strauss padre. Ad accompagnare vocalmente alcuni brani de concerto il Vienna Boys‘ Choir.





Non ci resta che augurarvi una felice visione (o ascolto, a seconda delle preferenze o del tempo a vostra disposizione) e un sereno inizio d'anno!

mercoledì 28 dicembre 2011

Signori di fuori son già i suonatori: Mettiamoci all'opera

Non saprei se definirlo propriamente un'evento operistico. Anzi, credo che con l'opera avrà ben poco a che vedere... comunque... Sappiate che stasera  alle 21:10 su rai1 verrà trasmessa la prima delle due puntate di "Mettiamoci all'opera", una sorta di talent show per cantanti lirici.
Vedremo se avrò la forza di guardare per recensire :).

martedì 27 dicembre 2011

Riflessione (polemica) post natalizia

Abbiamo detto che a Natale siamo tutti più buoni, anche noi diavoli. Natale è passato, quindi posso esprimermi liberamente :).
Navigando per il solito aggiornatissimo sito gestito da una fan di Jonas Kaufmann sono venuta a sapere che la sera delle vigilia la BBC avrebbe trasmesso la registrazione della Tosca andata in scena alla Royal Opera House la scorsa estate (Cast: Kafmann, Gheorghiu, Terfel, direttore Pappano), preceduta da un documentario di un'ora condotto da Pappano stesso, in cui il Maestro avrebbe, sostanzialmente, fatto una guida all'ascolto. Grazie alle magie della rete, sono riuscita a procurarmi una registrazione del documentario: una meraviglia! Infatti Pappano, oltre ad essere un grande musicista, è anche un incredibile comunicatore: con termini semplici riesce e far capire anche a chi di opera, o di musica in generale, non si intende affatto, non solo la vicenda alla base del melodramma, ma anche le situazioni musicali presenti, le particolarità dello stile pucciniano, della sua scrittura vocale e orchestrale, il "ruolo" di Roma, il contesto storico e così via.
Si potra discutere sul cast, che sicuramente a qualcuno non piacerà, ma è pur sempre una produzione di uno dei più importanti teatri al mondo con alcune dei più quotati interpreti in circolazione.
La BBC non l'ha trasmesso a notte fonda, ma alle 2 del pomeriggio. Cosa ci mostravano le tv italiane a quell'ora (per non parlare dei terrificanti concertoni della vigilia che ci propinano anno dopo anno in prima serata)?

domenica 25 dicembre 2011

OGGI VI FA GLI AUGURI UN TRIONFALE, SONTUOSO, SCATENATO NONNO NIKOLAUS (HARNONCOURT)

Finalmente è arrivata questa splendida festa! Le vostre blogger preferite vi augurano di trascorrerla fra i vostri cari, con uno splendido pranzo e una squisita cena, un bel bicchiere di rosso o bianco, un'abbondante tazza di cioccolata calda con una bella fetta di panettone o pandoro (chissenefrega della dieta, oggi bisogna godersela!), delle sane partite a briscola (è il nostro sport nazionale :) ) e, soprattutto, tanta, TANTA, TANTISSIMA BUONA MUSICA!

Per l'occasione, eccovi un (quasi) implume nonno Nikolaus in assetto Bach. Oggi il coro della mia parrocchia ha cantato peggio del solito. Questo ascolto è stato un toccasana per le mie esigenti orecchie. Spero sia di gradimento anche per le vostre.

BUONISSIMO NATALE!!!



E, visto che a Natale siamo tutti più buoni (sì, anche le blogger diaboliche), oggi doppio regalo nell'odierna casellina del Calendario dell'Avvento!


mercoledì 14 dicembre 2011

Il grammofono: un Faust atomico



Quando non tiro fuori dalla borsetta il taccuino che di solito mi porto dietro per segnarmi delle note sullo spettacolo a cui sto assistendo, significa che sono particolarmente presa. E se sono particolarmente prese, vuol dire che le cose stanno andando assai bene, per le mie orecchie.
Talmente bene che la musica è riuscita a distrarmi adeguatamente dall'allestimento, piuttosto bruttino. Scena sostanzialmente fissa, che parte come laboratorio del Dottor Faust (che qui è visto come l'inventore, pentito, della bomba atomica), diventa poi Chiesa, prigione, giardino... Un tantino triste, anche perché differenziare gli ambienti non ci sono che pochi elementi: un letto, della panche, una macchina da cucire...
Il lavoro sui singoli sembra nullo, o quasi. Margherita sembra una cretina un po' fuori di testa già dalle prime battute. Mefistofele, che pure si presterebbe a caratterizzazioni molto più varie e, volendo, eccentriche, fa qualche mossetta  e niente più. Faust non si capisce bene da che parte stia: attira l'attenzione perché Kaufmann ha una presenza scenica piuttosto magnetica, ma con un altro in scena, ci sia sarebbe dimenticati del protagonista.
Passiamo al ben più lieto capitolo musica.


Dirige con un bel piglio Yannick Nézet-Séguin. Tempi adeguati e buona coordinazione tra buca e scena (non mi esprimo sul volume orchestrale rispetto alle voci per ovvi motivi). A contrario della regia, riesce a differenziare bene i cambi di atmosfera: i momenti di festa sono allegri e briosi, quelli romantici più raccolti e così via. 
Più che buono il Valentin di Russell Braun: non commette errori di rilievo, fraseggia con buon gusto, sta bene in scena. Magari per questo ruolo, secondario, ma neanche tanto, ma bello, sarebbe bello avere un'interprete di maggiore personalità, ma non mi lamento affatto.
Michele Losier presta a Siebel una voce, come pure una presenza, giovanile e guizzante. Una brava cantante che non conoscevo, ma che risentirei volentieri.
Veniamo al trio dei protagonisti e partiamo dall'anello debole del cast.
La buona Marina Poplavskaya si impegna molto. Cerca di rendere credibili le cavolate proposte dal regista (Margherita al lavoro su una macchina da cucire: questa è vera trasgressione!) e di venire a capo di una parte che non è di certo nota per essere di quelle più impegnative, vocalmente, del repertorio sopranile. Fa il compitino. Non combina nessun grosso guaio. Però... Però le agilità non sono proprio perfette (e Gounod non ha previsto chissà quali virtuosismi), l'acuto estremo sembra sempre al limite, dal fa in su si stimbra e anche al centro la voce non ha un fascino particolare. Aggiungo che qualche accento mi è parso un tantino lezioso, ma questa è una questione strettamente legata al mio gusto personale. 
Mi rendo conto di aver dato forse troppo rilievo ai lati negativi, facendo sembrare la sua prestazione peggiore di quanto mi fosse realmente sembrata. La realtà è che, pur non avendoci offerto una prestazione trascendentale, la Poplavskaya se l'è cavata piuttosto bene, e si è guadagnata dei meritati applausi a fine serata.


René Pape ci propone un Mefistofele elegante. Forse anche troppo! Voglio dire che in certi momenti si sente la mancanza di quel sadismo, di quell'essere burlone eppure diabolico. Non dico di ridurre il ruolo ad una macchietta, ma qualcosina in più, anche grazie ad una mano registica maggiormente illuminata, nella caratterizzazione non mi sarebbe dispiaciuto. La voce non è delle più belle, il timbro suona un tantino arido, ma viene usata magistralmente. Quello che è mancato nella recitazione, è stato, invece, molto ben espresso dal canto. Prima quasi scherzoso, per poi diventare sempre più sulfureo e terribile man mano che la trama volge al dramma. Splendido ne Le Veau d'Or . 
Dulcis in fundo, il Zuanin! Metto subito le mani avanti. Sono un'estimatrice convinta (lo sono diventata dopo vari ascolti, sulle prime ero scettica anch'io) delle sue interpretazioni.
Non nego i difetti, ma non posso neanche fare a meno di sentirne gli enormi, a mio avviso, pregi. Daland, nel suo commento al mio post che avvisava della proiezione cinematografica parla di "croniche ingolature di Kaufmann". Che spesso la voce suoni gutturale, credo sia praticamente innegabile. E di certo io non ci proverò :). Su blog e forum specializzati si è discusso all'infinito i questa tecnica, che molti disapprovano. Sono in molti a prevedere una carriere breve perché questo tipo di emissione, a detta di molti, logorerà a breve il suo strumento. Se posso permettermi di esprimere il mio parere, vorrei ricordare che Kaufmann di anni ne ha già 42  ed è in carriera già da una buona quindicina. Ad ascoltarlo volendo seguire un criterio cronologico, noteremo che la voce non è cambiata più di tanto. Ci sono alti e bassi, certo, ma le serate balorde capitano a tutti. Aggiungo che, dal basso della mia esperienza di dilettante del canto, se davvero basasse totalmente, o quasi, la sua emissione sull'utilizzo della gola, non solo non arriverebbe in fondo ad un'opera in modo decente, ma si ammazzerebbe anche a finire un'aria! Ora. Non mi sogno di dire che la sua tecnica vada presa ad esempio per le nuove generazioni, ma, pur essendo poco ortodossa, tanto male non deve poi essere! Ma, alla fine dei conti, sinceramente, quando vado a teatro, voglio sentire qualcosa che mi piaccia, non stare lì a controllare come respira il tenore, come gira gli acuti il soprano e così via! In sostanza, per me conta il risultato. Come poi il cantante di turno lo ottenga, sono affari suoi XD.
Andando al dettaglio della serata, ho molto apprezzato il bel colore scuro e la buona padronanza del registro grave nel primo atto. Credo che questo tipo di voce serva la scrittura di Gounod, che, ricordo, ritrae un Faust anziano, molto meglio di tanti tenori leggeri che hanno affrontato il ruolo e che, per forza di cose, nel primo atto hanno poco da offrire. Una volta avvenuto il ringiovanimento la tessitura si alza e arrivano gli acuti. A parte un si (però non ci giurerei, non conosco così bene lo spartito) a fine primo atto, che è uscito piuttosto maluccio, direi che il registro acuto ha retto alla grande, mostrando anche un gran bel Do (che si è leggermente incrinato verso la fine, ma a suo merito va detto che, invece di respirare, come hanno fatto in molti, anche grandissimi, prima di lui, fra Où se devine e la présence, lega tutta la frase) in Salut, demeure chaste et pure. Come abbiamo sghignazzato in diretta io e Armida, ha pure spettinato la povera Poplavskaya in più di un'occasione XD. Inoltre il timbro brunito (gutturale, ok, ma a me piace ;) ) dei centri e il fraseggio sensibile servono a delineare magnificamente un personaggio tormentato e dall'incredibile fascino da "maledetto". 
Insomma, avrà pur qualche difetto, ma Kaufmann in questo Faust mi ha entusiasmato! 

Oggi vi fa gli auguri Fritz Wunderlich

martedì 13 dicembre 2011

Signori di fuori son già i suonatori: Faust live in HD

Ricordo a chiunque fosse interessato che oggi, alle 19:00, nei cinema aderenti all'iniziativa, verrà trasmesso in differita (la registrazione risale a sabato scorso) da New York della nuova produzione (importata dall'English National Opera di Londra) di Faust.


CAST
Conductor: Yannick Nézet-Séguin
Marguerite: Marina Poplavskaya
Siébel: Michele Losier
Faust: Jonas Kaufmann
Valentin: Russell Braun
Méphistophélès: René Pape

Oggi vi fa gli auguri Joyce Di Donato

lunedì 12 dicembre 2011

Quando la realtà supera l'immaginazione

L'altro giorno (cioè qualche mese fa) Aspasia ha sottoposto alla mia attenzione una Carmen piuttosto mascolina andata in scena a Zurigo tre anni fa. Questa Carmen:

col Vero Uomo Vesselina Kasarova (la quale, secondo l'efficacissima definizione di Aspasia, canta Carmen come se fosse Sesto) e il novello carabiniere Jonas-Zuanìn.
Lo so che arrivo sempre col dovuto ritardo, che questa è roba vecchia, che non è l'unica Carmen dalla regia strampalata in circolazione eccetera eccetera, però credo che per rimarcare il fatto sottoscritto il tempo che passa non conta.
Insomma, per me la Kasarova così conciata somiglia come una goccia d'acqua a...

... alla sorellastra di Cenerentola di Shrek.
Ora, visto che le sorellastre erano due, credo che grazie al contributo della Vesselina abbiamo trovato la sorellastra mancante.

Oggi vi fanno gli auguri Peter Dvorsky e Gabriela Benackova

venerdì 9 dicembre 2011

Dopo la Prima



Forse gli appassionati non saranno impazziti per le voci, forse fra qualche mese nessuno si ricorderà più l'allestimento, ma di certo qualcosa di buono questo Don Giovanni l'ha portato. Secondo quanto riporta Repubblica: 


"Il Don Giovanni diretto da Daniel Barenboim che ha aperto la stagione lirica della Scala di Milano ha fatto il boom anche su Rai5, che ha trasmesso l'opera in diretta. La media della trasmissione, iniziata alle 17.45, è stata di 428mila spettatori con uno share del 2.02 per cento. Il picco di ascolto è arrivato alle 21.38, alla fine dell'opera, con 554.731 telespettatori, mentre il picco di share è stato alle 18,06 con il 3.6 per cento. Rispetto alla media di rete - che nel prime time raggiunge i 77mila spettatori - si tratta di un incremento del 550 per cento."

Direi che i dati sono notevoli e a questo risultato vanno aggiunti anche gli spettatori che hanno seguito la diretta dai cinema!

Oggi vi fa gli auguri nonna Joan (Sutherland)

Il grammofono: Don Giovanni o quello che era...

Oggi sono indiavolata come vuole il nostro titolo: son due giorni che rifletto su quella boiata che è stata la prima alla Scala di quest’anno e non riesco a trovare una definizione migliore che TRUFFA!
Già da un paio d’anni (dalla Carmen la cui regia era poco meglio di questa – più animata, per lo meno) il mio cavallo di battaglia è diventato: una volta non si entrava alla Scala se non ci si chiamava Maria Callas e adesso non ci entra se non ci si chiama Erwin Schrott. Riferimento non del tutto casuale visto che quest’anno ad inaugurare la stagione c’era sua moglie/amante/pubblica concubina (sono anni che ci chiediamo se Schrott e l’Annina Netrebko siano sposati o no. Un giorno, sospetto anche loro si chiederanno una volta per tutte se «Son tue cifre?»). Bando ai pettegolezzi, poiché del cast che ci hanno proposto salverei (ampiamente, aggiungo) solo il protagonista (cosa in cui il regista mi ha assecondata con una licenza clamorosa) e la Frittoli, sono piuttosto indignata per la scelta degli altri interpreti: non c’era nessuno di meglio? Un Masetto un po' più aggraziato? Un Commendatore distinto? Un Leporello che non sembrasse ubriaco (ma questo poveretto ha cantato con la Bartoli e non si esce immuni da esperienze del genere)? Una Zerlina che non facesse accapponare la pelle? Un don Ottavio con un minimo di coscienza? Una donna Anna che non cantasse dall’inizio alla fine come se masticasse chewing gum (stonando a piacere)?
Anche la direzione è stata al di sotto delle mie aspettative, con tempi da far invidia a una Ferrari, ma ho trovato esagerati i fischi rivolti alla fine a Baremboim, non fosse che per il fatto che sono stati più abbondanti per lui che per il regista, il vero delinquente. Suppongo che il povero Baremboim non ne potesse più neppure lui di questo scempio, perciò ha cercato di finirla il più alla svelta possibile.
Non sono abituata a fare paragoni fra produzioni, perché penso che ognuna dovrebbe essere presa in se stessa, che ognuna ha dei punti positivi e dei punti negativi. Tuttavia, il mio pensiero è andato con struggente malinconia alla prima del 1987: un innocuo Don Giovanni che seguiva pedissequamente (e gradevolissimamente) il libretto, con una donna Anna del calibro della Gruberova e Muti sul podio. In neanche venticinque anni siamo decaduti di brutto...
Anzitutto, questa storia del teatro nel teatro mi lascia alquanto perplessa: non è un’idea nuova e credo che ne abbiamo tutti le scatole piene... Almeno, se dobbiamo seguire la moda, seguiamola nel bene, non nel male. Tutto ciò che posso dire di questa regia è che è stata assolutamente triste e, per una che riverisce il compositore e il librettista prima di un qualunque regista pacchiano, sacrilega. Anzitutto, l’idea di considerare don Giovanni un innocente traviato è opinabile, soprattutto perché quest’innocenza si basa sull’assunto che le tre donne dell’opera, vipere insidiose, non lascino al protagonista altra scelta che agire come agisce. Vorrei sottolineare che, se lui non fosse andato a pestare loro la coda, non sarebbe accaduto niente e che la sua natura è chiaramente evidente dai recitativi con Leporello, un servo e perciò incapace di frenare il suo padrone, a cui oltretutto ammicca durante la mascherata con donna Elvira.
Esordio: un accattivante Leporello in tenuta dimessa si presenta sul retro di un teatro, come si nota dalla scena girata da comparse in tenuta da tecnici. Anziché imprecare contro i privilegi nobiliari che permettono al padrone di spassarsela, Leporello si sarebbe sentito più a suo agio criticando un sovrintendente.
Ovviamente, don Giovanni nel frattempo se ne sta a letto con donna Anna, che stavolta è più bendisposta delle precedenti. La Netrebko ha i capelli scuri arricciati in piega Marilyn Monroe e mi aspettavo che attaccasse da un momento all’altro Diamonds are a girl’s best friends (così forse avrebbe concluso qualcosa di buono?).
Il Commendatore arriva come un divo, infrachettato e con bastone da passeggio, e probabilmente si arrabbia con don Giovanni non perché stava seducendo sua figlia, ma perché adesso era costretto a sfidarlo e a rovinarsi una serata allegra.
Povera donna Elvira! Già nell’abominevole Don Giovanni di Trieste era entrata in impermeabile (copia esatta di quello che indossava la nostra professoressa di Greco quasi settantenne), ma quello manteneva una certa sobrietà. Questo propinato alla povera Frittoli era a quadretti. Si vede che donna Elvira aveva tanta fretta di inseguire don Giovanni da mettere la prima cosa che avesse trovato e precipitarsi fuori (infatti, toltasi il soprabito, rimane in sottoveste).
Ma in Ispagna son già mille e tre: il non picciol libro (attenzione, prego: non picciol, cioè in quarto, massimo in ottavo, e libro, oggetto di materiale cartaceo o pergameneaceo che si può agevolmente portare in una borsa) è diventato una gigantesca parete su cui le avventure amorose del don sono segnate con stanghette tagliate... Comodo, visto e considerato che questi due hanno girato mezza Europa.
Poi vengono Zerlina e Masetto, di bianco vestiti per appaiarli, così come donna Anna e don Ottavio sono in nero e donna Elvira e Leporello (nel secondo atto) sono in rosso. A parte questo richiamo, se mio marito lo sventurato giorno del nostro matrimonio si presentasse vestito di bianco credo che lo pianterei sull’altare. Ma è inutile cercare la creanza in un circo.
Alla fine del primo atto, tutti sono in rosso... Rosso passione, presumo. Belli i vestiti delle donne, che rimandavano quasi all’epoca dell’ambientazione originaria. Sbandamento di brevissima durata: per il finale, eccole riprendere le loro sottovesti chiare o scure.
Il secondo atto si apre con donna Elvira che sospira non da un normale balcone, ma da un pertugio nel sipario. Tutto il mondo è teatro, caro il mio Shakespeare... E infatti, dopo che la cameriera di donna Elvira a cui puntava don Giovanni è scesa da lui, i due si accomodano sul palco e seguono il resto dell’atto come spettatori (o meglio, visto che è don Giovanni a muovere la macchina, come un regista che si pasce dell’opera sua).
Il Commendatore è stato spedito a cantare da un cimitero al palco reale, con somma gioia delle due cariatidi che aveva ai fianchi, Monti e Napolitano. La domanda è: perché? Spieghiamo il regista la differenza fra palco reale e palcoscenico; ne avremo tutti dei vantaggi.
Con Aspasia, riflettevo su quanto fosse chic e al contempo strano, che un fantasma gironzoli in frac, ma lei mi ha fatto giustamente notare che alla prima alla Scala si va eleganti.
La cena. Niente orchestra sul palco, ingombrato da un’enorme tavola che raggiungeva le quinte. Visto che don Giovanni cenava solo soletto nel mezzo, il resto era tristemente vuoto... Finché non compare donna Elvira, improvvisata cubista, che balza sul tavolo e canta da lassù, tipo gli ubriachi in osteria. Olè!
Per non parlare del finale, drasticamente cambiato a favore di don Giovanni, che è l’unico che non precipita negli inferi! Non ci sono parole... E non ce ne sono perché non è il caso di spenderne per una stupidaggine che, discussa, assumerebbe maggior importanza di quella che ha. Meglio passarla sotto silenzio e avere pietà dei posteri, poiché dai registi noi non ne otterremo.

mercoledì 7 dicembre 2011

Il grammofono: L'occasione sprecata ossia Don Giovanni

Eccoci qui. L'evento tanto atteso (ma anche no...) si è consumato e adesso sono qui a tirare le somme con le immagini della serata ancora fresche nella mia mente. 
Partiamo dalla regia, così mi tolgo qualche sassolino dalle scarpe: E' ORA DI FINIRLA!!!
Non ne posso più di questi registi pseudo geniali che spadroneggiano nei teatri d'opera neanche fossero degli dei discesi in terra ad aprire gli occhi a noi poveri spettatori imbecilli e ad imporre le loro visioni (nella maggior parte dei casi) assurde dei melodrammi ai cantanti. BASTA! Se Carsen (e con lui moltissimi colleghi) è convinto del fatto che Da Ponte spieghi male la vicenda di Don Giovanni nel suo libretto, ne scriva uno nuovo e la smetta di manipolare quello esistente! Dov'è il rispetto per l'autore?! Dov'è il rispetto per una costruzione geniale (e il libretto del Don Giovanni, con buona pace dei cari registi, lo è) che per secoli ha affascinato centinaia di migliaia di spettatori?!  Trovo inammissibile che al giorno d'oggi, per capire quello che sta succedendo in scena, il pubblico sia costretto a leggere pagine e pagine del programma di sala in cui il regista spiega la sua visione, che a suo avviso dovrebbe essere chiarificatrice! Se ha bisogno di ulteriori spiegazioni non è chiarificatrice per niente! Spesso ci si barrica dietro alla scusa che "la musica di Mozart (o dell'autore di turno) vada da un altra parte". Ebbene, se all'epoca ha deciso di adottarlo, si vede che libretto gli andava bene così...
Non starò qui ad elencare le trovate, alle volte assurde, alle volte del tutto inutili, che si sono susseguite sulla scena, darei troppo immeritato spazio a questi moderni despoti teatrali che fanno solo del male a quest'arte.
Veniamo ora al canto.
Anche da questo punto di vista la serata non è stata delle più esaltanti.
L'attesissima Anna Netrebko si è comportata bene, ma non benissimo. La voce è splendida, ma quando sale perde il suo smalto, ogni tanto (in particolare nel primo atto) l'intonazione oscilla e le prese di fiato sono un po' troppo frequenti, ma in generale, tiene. Cerca di sfumare e di interpetare: a volte ci riesce, altre va a vuoto e risulta monotona. L'indiscusso carisma la "salva" e le sua prova, a conti fatti, risulta discreta (ma da una delle primedonne del momento, obiettivamente, ci si aspetterebbe di più).
La cantante di casa, Barbara Frittoli si è dimostrata il miglior elemento del cast. La voce, di timbro piacevole e ben emessa, si piega ad una resa del personaggio (cavallo di battaglia del soprano) molto coinvolgente. L'unico appunto si potrebbe fare su qualche grave leggermente traballante, ma la prestazione resta comunque splendida (e in miglioramento rispetto alla comunque ottima prova offerta nell'HD dal Met, sempre in Donna Elvira).
Zerlina (Anna Prohaska) è stata decisamente la peggiore della serata. Batti, batti insipido e Vedrai carino pieno di errori: intonazione, gravi sguaiati, acuti metallici, recitativi parlati... Non ci siamo proprio...
Vocalmente molto buono il Don Giovanni di Peter Mattei che sfoggia una voce bella e calda e una buona emissione. La dizione è corretta e solo nella travolgente Fin ch'han dal vino perde leggermente il filo del discorso. Peccato però che il suo Don sembri poco un diabolico seduttore e molto di più un bonaccione, un Figaro rossiniano. Ciò nonostante i copiosi applausi ricevuti sono stati più che meritati.
Terfel, presta a Leporello una voce arida di colori, a tratti con suoni fissi, e la definizione del personaggio non mi convince del tutto (ma forse la colpa non è del tutto sua). Ricordo sue interpretazioni precedenti più di mio gusto: forse Mozart non rientra più nel suo repertorio ideale.
Masetto (Štefan Kocán), pur meno disastroso, è degno compagno dell'amata Zerlina. Dovrebbe essere un GIOVANE sposo, non un'orco con voce cavernosa.
Giuseppe Filianoti fatica enormenente nei panni di Don Ottavio. La voce è tirata, gli acuti  sono rigidi e fibrosi e l'intonazione sembra un miraggio; mancano la nobilà e l'eleganza del personaggio. Se Dalla sua pace non brilla per intensità, Il mio tesoro è un vero e propro calvario. A sua parziale discolpa va detto che Baremboim adotta adotta un tempo forsennato che lo manda letteralmente in crisi nelle agilità.  
Molto buono, infine, il Commendatore di Kwangchul Youn.
Baremboim arriva in fondo abbastanza bene, ma con scarsissima ispirazione.

Per concludere, una piccola considerazione: la Scala si fregia, a torto o a ragione, di essere il più grande teatro d'opera al mondo. Quindi, l'inaugurazione della sua stagione dovrebbe portare in scena quanto di meglio offra il panorama operistico contemporaneo. Servono le grandi voci, una grande bacchetta, coro e orchestra tirati a lucido e un titolo che possa consentire agli interpreti di mettere in mostra il meglio di se. Stasera è successo questo? Non credo. Il titolo scelto non dimostra eccessiva fantasia (anche perché si è visto alla Scala poco più di un anno fa, se non sbaglio), ma non si può negare la presa che quest'opera ha sul pubblico. Abbiamo avuto una primadonna di grido, che forse, però, non è stata impiegata nel suo ruolo migliore ( in quel caso ci sarebbe voluta una scelta più "coraggiosa" e originale; ad esempio Iolanta...). Stesso discorso vale per il direttore. Si dirà che in origine era prevista un'altra opera (la Netrebko, anni fa, aveva firmato per Lucia di Lammermoor, salvo poi toglierla dal proprio repertorio), ma, visto che comunque per allestire questa non si è certo andati al risparmio, non si poteva fare qualcosa di meglio? E' quindi l'evento "prima alla Scala" ridotto alla sola mondanità? L'obiettivo non è più mostrare il teatro al massimo del suo splendore? E' questo il meglio possibile per la Scala? Io non credo proprio. Poche settimane fa sono stata alla Scala e ho assistito ad uno spettacolo che su queste pagine ho definito storico. QUELLO era un evento! Se ci si è riusciti in novembre, perché a dicembre è impossibile? Visto che le possibilità ci sono si poteva e si DOVEVA fare di meglio. 
Resta l'amaro in bocca.

Il grammofono: Rodelinda in HD

Oggi ci toccherà bella. Dalla Scala ci propineranno un Don Giovanni che promette tuoni e fulmini e che, più che allettarmi, mi preoccupa. In effetti, le notizie che si sono succedute in questi giorni sono inquietanti, ma alla fin fine nulla che esuli dal solito regista onnipotente e imprescindibile a discapito di quell'imbecille del compositore che non conosceva la differenza fra sincope e semicroma e quell'illetterato del librettista che confondeva l'endecasillabo con la metafora... Beh, staremo a vedere (con gli occhi fuori dalle orbite, temo...).


Soprattutto, questo Don Giovanni lo vivremo ancora peggio visto che siamo felicemente reduci dalla Rodelinda trasmessa ieri sera dal Metropolitan.
Ecco il cast:
Rodelinda: Renée Fleming
Eduige: Stephanie Blythe
Bertarido: Andreas Scholl
Unulfo: Iestyn Davies
Grimoaldo: Joseph Kaiser
Garibaldo: Shenyang
Orchestra del Metropolitan
diretta da Harry Bicket
Prima di cimentarmi nella descrizione della serata, vorrei fare due appunti:
1. è assai triste che in Italia sia talmente raro (praticamente impossibile) sentire Handel che l'unica volta in cui lo trasmettono è al cinema e dall'estero. Bisognerebbe decidersi a tirare fuori questo compositore dalla naftalina, nei pochi anni che ancora rimangono ai teatri italiani se continueremo così (ma almeno avremo la consolazione di finire in gloria);
2. in sala (capienza circa cento-centoventi posti) eravamo in CINQUE: io, Aspasia, la nostra amica della scorribanda londinese, e due signori sulla cinquantina. FINE. Dov'erano tutti? È uno SCANDALO! È INAMMISSIBILE! Ma è anche comprensibile visto che potremmo ormai chederci con don Abbondio «Georg Friedrich! Chi era costui?» Il Met, invece, era eloquentemente pieno come un uovo...
Insomma, per questo Olimpo di privilegiati (talmente pochi che le Muse nel Parnaso ci superavano di numero...) è andata in scena una delle più belle opere di cui sono stata spettatrice, non solo musicalmente, ma anche scenograficamente. E qui partiamo con una cronaca che, una volta tanto, non sarà nera.
La scenografia e i costumi. Dire che erano meravigliosi è poco: l'ambientazione era settecentesca, nonostante l'epoca longobarda immaginata nel libretto, ma l'anacronismo è scusabile poiché richiamava l'epoca del compositore. Le comparse e i protagonisti giravano con improbabili parrucche boccolose, calzette di seta, pantaloni alla zuava e, le donne, con ampi vestiti ricamati. Molto bello soprattutto il vestito di Rodelinda nel terzo atto, blu con bordi in oro, e la giacca di rappresentanza di Grimoaldo, su cui non c'era più spazio per i lustrini tanto era carica.
Gli ambienti (camera da letto, cortiletto interno, cimitero, stalla, prigione e sfarzosa biblioteca a due piani che da sola valeva l'opera) cambiavano come se fossero mossi da un tapis-roulant, salvo per la prigione sotterranea in cui la scena si sollevava. Dagli esterni del castello, abbiamo postulato che lo scenografo sia venuto ad ispirarsi qui in Friuli al castello di Villalta e, quanto al fondale agreste, ricordava la campagna toscana al massimo del suo splendore. Tutto il mondo è paese, no? Ma mi viene da piangere al pensiero di quello che ci aspetta stasera...



VILLALTA

La direzione è stata sostanzialmente buona, rapida ma non forsennata e coinvolgente. Le uniche pecche sono stati dei brevi sbandamenti dei fiati, che a quanto pare aspettano sempre noi per andare in crisi (rimane memorbile quello di Rinaldo).
I cantanti sono stati tutti all'altezza della situazione, ma forse quella che mi è piaciuta di meno è stata proprio la primadonna Renée Fleming, in seria difficoltà negli acuti e abbastanza limitata anche nel grave. Talora problematici anche gli acuti di Joseph Kaiser, che per il resto non aveva altre carenze salto alcuni pasticci con le doppie e le scempie. Comunque l'ho apprezzato di più nell'aria del primo atto che nelle seguenti, in cui erano maggiormente percepibili le difficoltà.
Niente male l'Eduige di Stephanie Blythe, la più applaudita dal pubblico in sala, benché fra noi siano volati alcuni commenti bonariamente maligni sulla sua stazza non proprio minuta e sul fatto che, se si fosse fatta giustizia da sé e avesse preso a ceffoni l'usurpatore, probabilmente l'opera sarebbe finita con due atti d'anticipo.
I due controtenori, Scholl e Davies, vocalmente più chiari della Renata, sono stati degli ottimi comprimari, estremamente soddisfacenti benché nel duetto a conclusione del secondo atto fra Bertarido e Rodelinda i due fossero a tratti dissonanti.
La Cina è vicina con il cattivo Garibaldo, Shenyang, estremamente trascinante (sarà che io ho un debole per i cattivi) e privo dei difetti di pronuncia che spesso menomano i cantanti orientali. Oltre ad essere l'unico tutto d'un pezzo della trama (troppo realistico per trionfare in un libretto settecentesco - difatti non arriva alla fine...), ha avuto anche un'uscita ad effetto in groppa ad un cavallo vero che forse, di tutte le bizzarie che in questi tempi si chiedono ai cantanti, è stata la trovata più simpatica e meno pericolosa.
Registro anche una sorprendente assenza di risatine da parte del pubblico, straordinariamente composto salvo per i comprensibili boati negli applausi finali.

Adesso non ci resta che sperare per il meglio per la prima alla Scala. Non per essere prevenuta, ma probabilmente domani vi troverete quattro colonne di imprecazioni. È il paradosso che comporta assistere a due opere con due intenti diversi in due giorni.

Oggi vi fa gli auguri Jennifer Larmore

martedì 6 dicembre 2011

Signori di fuori son già i suonatori: Rodelinda in HD

Oggi è un grande giorno: è San Niccolò, una delle feste che due bambinone come noi non possono passare sotto silenzio. Difatti ci faremo in regalo di presenziare alla Rodelinda trasmessa per gentile concessione del Metropolitan.
Quest'anno, però, c'è una differenza di non lieve entità rispetto ai regali degli anni scorsi, perché quest'anno non sarà il solito Niccolò a portarci i doni:

QUEST'ANNO, IL 6 DICEMBRE ARRIVA LA BEFANA

dove per Befana si intende lei:


la Renata Fleming.

Non serve aggiungere che siamo esaltate come per la Prima Comunione.

A stasera!

Oggi vi fa gli auguri un bel gruppo di rossiniani

lunedì 5 dicembre 2011

Ne' giorni tuoi felici, ricordati di me: Epitaffio semiserio in onore di Wolfgang Amadeus Mozart

Oggi dovrebbe essere uno dei giorni più cupi per il mondo dell'opera (difatti non è che fuori ci sia un sole che spacca le pietre... Nuvoloso, nebbioso, umido e freddo: e dovremmo essere felici della vicinanza del Natale?): si celebra oggi la ricorrenza della scomparsa del più grande compositore di tutti i tempi, il nostro amato Wolferl.
Ora dovrei struggermi in singhiozzi, ma non ci penso nemmeno, perché credo che il nostro eroe avrebbe preferito essere ricordato con allegria piuttosto che coi musi lunghi, perciò, per non sbagliare, ho scelto una serie di brani che mi aiutino ad entrare nello spirito di un epitaffio che non sia proprio da spargere d'amaro pianto.




Anzitutto, bando ai piagnistei con un pensiero che potrebbe essere confortante: a parte il cenotafio nel cimitero di St. Marx, una vera e propria tomba di questo povero uomo non c'è. Come dire, la pegola infinita che l'ha perseguitato in vita, ha avuto la meglio anche in morte.
Così pensano tutti.
Invece, nel corso degli anni e di attente meditazioni, sono giunta ad una conclusione: la tomba non c'è perché non c'è mai stata.




Chi ci vieta di pensare, come fanno tutti i fan di Elvis Preasley, Jim Morrison e il più recente Michael Jackson che anche il nostro imparruccato settecentesco in realtà sia vivo e vegeto (ancora adesso, si capisce!) e si sia finto morto per sfuggire alle pressioni insistenti del mercato, agli affanni della competizione o, più semplicemente, ai fastidi che gli procurava la moglie? Non può essere che Wolferl abbia deciso di chiudere baracca e burattini (metafora in onore delle marionette salisburghesi) non perché satollo del successo che aveva così forsennatamente inseguito, ma perché stufo della consorte? Dopotutto, lui voleva sposare sua sorella Aloysia, celebre virtuosa, mica una Constanze qualsiasi!




Nonostante gli ultimi anni di vita tristi e in ristrettezze, Wolferl aveva dimostrato anche uno spirito di burla che ora è rimasto come un'(esagerata) antonomasia. Chi ci vieta di pensare che questo sia stato il suo scherzo supremo?




Per cui, mentre noi lo piangiamo morto, dovremmo piangerlo disperso... Disperso in un'isola caraibica a giocare a carte con Jim e Michael e in attesa di altre leggende talmente ostinate ad essere leggende da aver deciso di diventare immortali. Buona fortuna, Wolferl!


Oggi vi fa gli auguri Luca Pisaroni

domenica 4 dicembre 2011

sabato 3 dicembre 2011

Per lui che adoro: Jonas Kaufmann, trova l'intruso

Cercavo immagini relative alla recente prima del Faust al Met (spettacolo che verrà anche trasmesso nei cinema in HD, e noi ci saremo) e navigando su sul sito creato da una sua fan sfegatata (il paradiso per chi, per non annoiarsi, si diverte a farsi gli affari del caro, come lo chiamiamo noi familiarmente, Zuanìn) mi sono imbattuta in una foto dell'afterparty o, come direbbe il mio defunto parroco, del lieto simposio che ha seguito la recita. Sto parlando di QUESTA foto.
Nel titolo nel post ho scritto "trova l'intruso". Io l'ho notato appena visualizzata l'immagine, neanche me l'avesse tirato in faccia! L'intruso, anzi, le intruse, sono quelle TERRIFICANTI scarpe che il disgraziato ha pensato bene di abbinare ad un completo scuro. A parte il fatto che io trovi certe calzature orribili a prescindere, in quel contesto e abbinate al vestito sono un vero pugno nell'occhio! E che qualcuno non se ne salti fuori con la scusa che sono comode, per favore, altrimenti, per punizione, sarà costretto a farsi una bella passeggiata con un paio delle mie :).
Orsù Jonas, hai un'età! XD

Oggi vi fa gli auguri Roberta Peters