Anzitutto, vi rifilo qui gli interpreti così il grosso del lavoro è fatto:
Joyce DiDonato, Sycorax
David Daniels, Prospero
Luca Pisaroni, Caliban
Danielle de Niese, Ariel
Lisette Oropesa, Miranda
Anthony Roth Costanzo, Ferdinando
Plácido Domingo, Neptune
Metropolitan Opera House Orchestra & Chorus
direttore, William Christie
Joyce DiDonato, Sycorax
David Daniels, Prospero
Luca Pisaroni, Caliban
Danielle de Niese, Ariel
Lisette Oropesa, Miranda
Anthony Roth Costanzo, Ferdinando
Plácido Domingo, Neptune
Layla Claire, Helena
Elizabeth DeShong, Hermia
Paul Appleby, Demetrius
Elliot Madore, Lysander
Metropolitan Opera House Orchestra & Chorus
direttore, William Christie
Insomma, ieri sera è andata in onda la trasmissione dell'Enchanted Island, prima mondiale di un pastiche barocco su musiche di Rameau, Vivaldi, Handel e chi più ne ha più ne metta. Essendo questa una prima mondiale, non ce la potevamo perdere, anche perché io, se continuo su questa pessima strada del "non mi va bene niente", difficilmente potrò assistere a un'altra prima di qualcosa che mi vada a genio...
... e forse che io non intervenga alle prime è un bene, chissà. L'ultima volta, per Le nozze di Figaro che il Luca cantava al Festival di Salisburgo due anni e mezzo fa, sono arrivata in teatro a dieci minuti dall'inizio, masticando una Wiener schitzel (Aspasia non me ne voglia se l'ho scritto scorretto) trangugiata in fretta e furia perché l'omino del chiosco ce l'aveva fritta sul momento, annullando il largo anticipo che ci eravamo prese. Non contenta di questo, avevo anche in mano una bottiglia di Coca Cola, mentre intorno a me tutte le befaniche dive teutoniche bardate a dovere si facevano immortalare da doviziose schiere di fotografi. Io, dal canto mio, avevo il mio bel daffare a schivarli...
Anche stavolta, c'era il Luca a consolarmi dalle disavventure preoperistiche (avevo litigato di nuovo col passaggio a livello di cui al Don Giovanni)... Un momento, Ho detto il Luca! Chi diavolo è quel tizio in divisa scimpanzé, la faccia pesantemente truccata di bianco e giallo e la folta chioma di rasta? E poi, andiamo, è troppo basso per essere il Luca! Con l'andazzo caracollante e gobbo che ha tenuto per tutta l'opera (per non mettere in soggezione i comprimari con la sua altezza, presumo) chi l'avrebbe riconosciuto? Poi, per fortuna, ha aperto bocca per cantare e tutto è andato in ordine. Era lui, proprio il nostro melodioso Luca che continua ad incantare quando fa il cattivo.
Perché fa il cattivo? Beh, povero, aveva i suoi buoni motivi per essere arrabbiato: Prospero, che in passato aveva amato e abbandonato sua madre, Sicorax, si era impossessato della sua isola e anche dello spiritello Ariel, loro servo. Sedici anni dopo questo tradimento, Prospero ordisce un piano per assicurare la felicità di sua figlia Miranda e fuggire dall'isola. Il piano consiste nel far naufragare la nave della famiglia reale (fra cui c'è il giovane principe Ferdinando, destinato ad amare Miranda) sulla costa dell'isola.
A causa di uno scambio di pozioni, però, la tempesta colpisce la nave sbagliata e porta sull'isola due coppie di innamorati, che si perdono di vista dando luogo ad equivoci con Calibano e Miranda. Che poi, diciamola tutta. Questi quattro (di cui uno si chiama Lysander, l'altra Hermia e solo per una sfacciata fortuna gli altri due rispondono ai più banali nomi di Elena e Demetrius) si presentano in scena su una barchetta che, se avete visto Amadeus, somiglia a quella con cui Constanze e compagnia salpano alla fine del Ratto. Ma non è questo il punto. Il punto è che avevano dei costumi BELLISSIMI, soprattutto il completo celeste coi ricami bianchi del tenore. Fra me e me mi dicevo compiaciuta "Adesso si ragiona! Speriamo che stiano in scena a lungo!"
Non l'avessi pensato! Dopo aver finito il gioioso quartetto (Siamo la coppia più bella del mondo e ci dispiace per gli altri. Ovviamente sto scherzando), la nave si inabissa e loro scompaiono. Quando, uno per uno, ricompaiono in scena, i costumi sono sbrindellati a dovere come per un vero naufragio! NOOO! Addio, bel giacchino con le perle! Addio, scarpette col fiocchetto! Addio, bei cappellini! Addio, nastri, fronzoli e trine! Lascia ch'io pianga mia cruda sorte!
Intanto, la strega Sicorax ha preparato una pozione per riacquistare i poteri (e, già che c'è, la giovinezza) e rimpossessarsi dell'isola. Non pensa però solo a se stessa, perché, capitatale a tiro Elena, le fa un incantesimo perché si innamori di Caliban, con cui poi gironzolerà e si farà spiegare le meraviglie esotiche dell'isola (esilarante il recitativo del Luca in cui riassume così il loro idillio "Fra noi non era solo una questione di botanica... ma anche di chimica!").
Demetrius (quello della giaccia celeste) è intanto capitato a tiro di Ariel, che, convinta che si tratti di Ferdinando, lo fa innamorare di Miranda (e lei di lui) con un incantesimo. Per farla breve, si scopre che non si tratta di Ferdinando. Ariel va a cercarlo sperando di trovarlo. Trova Lysander. Gli fa l'incantesimo. Incanta anche Miranda, che si dimentica di Dimitri, che però è ancora innamorato di lei. Per celebrare l'evento, Ariel fa comparire dei palloncini e un drappo di benvenuto sul fondale, ma... Si scopre che anche quella volta Ferdinando l'ha fatta franca.
Ariel, decisa a rimediare al suo errore, scende negli abissi per invocare l'aiuto di Nettuno. E come ci scende! Con un costumino da palombaro! E come la accoglie il Nettuno-Topone? Dicendole che ormai è stanco e vecchio! Sturiamoci bene le orecchie, perché credo che sarà l'ultima volta che il Topone ammetterà di avere un'età (Sibillo decrepito!). Il riferimento non ha divertito solo me, perché il poco diplomatico (ma tanto alla mano) pubblico del Met si è sganasciato all'affermazione. Proprio come in un telefilm americano...
Ariel, decisa a rimediare al suo errore, scende negli abissi per invocare l'aiuto di Nettuno. E come ci scende! Con un costumino da palombaro! E come la accoglie il Nettuno-Topone? Dicendole che ormai è stanco e vecchio! Sturiamoci bene le orecchie, perché credo che sarà l'ultima volta che il Topone ammetterà di avere un'età (Sibillo decrepito!). Il riferimento non ha divertito solo me, perché il poco diplomatico (ma tanto alla mano) pubblico del Met si è sganasciato all'affermazione. Proprio come in un telefilm americano...
Nel secondo atto le cose vanno lentamente apposto: Elena ritrova Hermia e rivede Demetrius, per cui abbandonda Caliban, che, disperato, evoca una visione (risolta con un coloratissimo balletto) per consolarsi, rischiando di esserne travolto. L'incantesimo è infranto da Prospero.
Ariel riesce a far sì che i quattro innamorati si ritrovino, ciascuno con lo sposo giusto e Miranda trova finalmente il suo Ferdinando, per cui non serve la magia: i due si innamorano a prima vista. In sostanza, ci hanno tenuti sulle spine per due ore e mezza per farla finire così! E no!
Come me deve averla pensata anche Sicorax, che compare per rivendicare i suoi diritti con un cappello da corsaro con le piume di fagiano e un mantello che grida Papagena Papagena Papageeeena! Difatti, sulle prime Prospero è poco disposto a trattare, ma poi arriva Nettuno e come resistere al Topone? Da parte sua, Sicorax perdonerà a Prospero i torti passati e Prospero assicurerà la libertà ad Ariel...
Fino a questo momento, Ariel aveva un costume color bronzo. Al momento della liberazione, compare in scena con un completo color oro... UGUALE, dico UGUALE, a quello del Re Sole nelle vesti di Apollo. Qui si copia...
L'allestimento era incorniciato da un arco fisso che, con le proiezioni, diventava un ingranaggio, un mostro e quant'altro per rendere più efficace la scena. Ai lati estremi, si collocavano il laboratorio di Prospero e la casa di Sicorax. La foresta era quanto più selvaggia possibile, con grovigli di rami, poca luce, animali mostruosi e tutto ciò che poteva dare l'idea di un mondo lontano e incontaminato. Il capolavoro, però, rimane il fondale marino, costruito su misura di Topone per farlo figurare con tutta la solennità possibile. Alcune delle sirene erano appese in aria per dare l'idea della profondità, la sala del trono prevedeva il trono rialzato al centro e i coristi disposti ai lati di esso, dietro delle sagome di sirene e tritoni da cui facevano capolino soltanto le teste.
L'allestimento era incorniciato da un arco fisso che, con le proiezioni, diventava un ingranaggio, un mostro e quant'altro per rendere più efficace la scena. Ai lati estremi, si collocavano il laboratorio di Prospero e la casa di Sicorax. La foresta era quanto più selvaggia possibile, con grovigli di rami, poca luce, animali mostruosi e tutto ciò che poteva dare l'idea di un mondo lontano e incontaminato. Il capolavoro, però, rimane il fondale marino, costruito su misura di Topone per farlo figurare con tutta la solennità possibile. Alcune delle sirene erano appese in aria per dare l'idea della profondità, la sala del trono prevedeva il trono rialzato al centro e i coristi disposti ai lati di esso, dietro delle sagome di sirene e tritoni da cui facevano capolino soltanto le teste.
Adesso due parole sui cantanti. In generale non ci sono grosse pecche da rilevare: la Sicorax di Joyce DiDonato, tecnicamente impeccabile, è stata convincente nell'evoluzione del personaggio, da vecchia decrepita a sfavillante giovane, in grado di trascinare il pubblico nella sua aria di vendetta e anche di intenerirlo mentre consola Caliban in preda agli spasimi per la delusione d'amore; Daniels ha reso con cura un Prospero malandato in salute ma ancora determinato a spuntarla, con punte di eccellenza nel malinconico finale del primo atto; il Luca ha saputo tratteggiare bene il suo personaggio "cavernicolo" ma in cerca di una tenerezza che il suo aspetto respinge; ben assortite anche le due coppie di innamorati.
Voluttuosa nota di biasimo, invece, per lo spiritello Ariel, creaturina che nelle intenzioni doveva essere simpatica e che invece è stata assegnata all'inqualificabile De Niese. E' stata una disperazione dall'inizio alla fine, con una voce di per sé spiacevole e estremamente sgraziata, che meriterebbe una sana revisione dall'acuto al grave, per non parlare delle sguaiatissime agilità che hanno fatto gridare "Vogliamo la Bartoli!" (non credevo l'avrei mai detto) al momento di Agitata da due venti (per l'occasione ribattezzata in altro modo, ma non ricordo le parole riadattate).
Ovviamente, l'eroe della serata non poteva che essere il Topone, ancora sulla cresta dell'onda (non a caso interpreta Nettuno) per quanti anni abbia. Salvo un paio di brevissime defaillance, ha dimostrato ancora una perfetta padronanza del suo strumento, tale da giustificare il caloroso applauso "in fiducia" al suo ingresso, non fosse che per lo splendore della scenografia e per la sigla della Champions League (scusa, Georg Friedrich, ma così è se vi pare...).
Bella la direzione di Christie, ben ordinata ed elegante, un tocco che ci voleva in quest'opera così particolare.
Insomma, io sono uscita soddisfatta dal cinema e con la sensazione di aver visto quasi quattro opere in una. Anche questa ha quel che di onirico proprio di tutte le opere barocche (onirico nel senso che si dà il buonanotte alla trama perché l'importante è vezzeggiare quelle benedette ugole d'oro), ma, a causa della trama intricata, ha riassunto in se stessa tutti gli elementi a noi noti.
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