giovedì 12 gennaio 2012

Signori di fuori son già i suonatori: Il lupo perde il pelo ma non il vizio

Di nuovo Bologna, di nuovo un'impresa, di nuovo biglietti. Anche quest'anno le vostre blogger di fiducia si sono assicurate la loro meritata dose d'opera nella città felsinea, città a cui mi sono particolarmente affezionata studiando il Rinascimento, perché tutti, volenti o nolenti, sono passati di lì, compreso l'imperatore Carlo V che, già che c'era, si è fatto addirittura incoronare.
Noi, ovviamente, queste preferenze non le possiamo soffrire (non per democrazia, ma per invidia, ma non occorre specificarlo, no? :) ), quindi non ci faremo mancare niente.
Ieri non avevo niente di meglio da fare e sono planata a Bologna con la compostezza di un cacciabombardiere, in cerca di biglietti e, eventualmente, di libri (come se mi mancassero...). Quest'anno, ho affilato le armi in maniera meno grossolana dell'anno scorso, per cui ero preparata a tutto: avevo la lista delle opere in tasca, la carta d'identità della mia socia per avere la riduzione e un ingente quantitativo di pecunia per ogni evenienza. Nulla, nulla, nulla poteva cogliermi di sorpresa...
O meglio, quasi nulla. Io respingo la semplicità e la semplicità disdegna me. Forse il mio è solo un esagerato sottovalutare il nemico, chissà. Fatto sta che anche anche stavolta i conti non mi sono tornati.
Il botteghino apre a mezzogiorno. Era l'11 Gennaio, era mezzogiorno e un quarto. Davo per scontato che non ci fossero altri matti a farmi concorrenza, che sarei stata l'unica e sola, che quindi non era il caso di piazzarmi fuori dalla biglietteria con tre ore d'anticipo, che potevo perdere un po' di tempo a guardare vetrine che mi lasciavano indifferente.
Arrivo a teatro, guardo oltre la porta a vetri solo pro forma, per sincerarmi che i vetri fossero ben puliti, perché mai e poi avrei scommesso che ci sarebbe stato qualcuno a quell'ora. Sì, magari giusto qualche pucciniano accanito in cerca dei biglietti per la prima di Turandot (e colgo l'occasione per informarvi che la daranno in diretta su Radio3 il 19), ma questo era quanto...
Il piccolo atrio, invece, era pieno come un uovo. Se ci fosse stata la possibilità di arrampicarsi su per il muro, credo che qualche Spiderman l'avrebbe colta. Io e gli sconosciuti che mi avevano involontariamente guastato la festa ci siamo guardati con fare a metà fra l'ostile e il perplesso per qualche istante, poi decido saggiamente (saggiamente? Fra poco vedremo...) di ritirarmi, di andare a cercare qualche bel libro su una via laterale e poi tornare, nella speranza che la folla fosse scemata.
Per farla breve, si può fingere che la pegola non esista ma non si può sconfiggerla. La libreria era chiusa. Non per riposo, per sempre. Dentro c'era giusto un tavolino. Molto triste. Torno a teatro, rassegnata, ma sempre speranzosa che nel frattempo la fila si fosse sfoltita.
Un corno, dottor Bartolo!
Anzi, i dipendenti si sono organizzati talmente bene nel prevedere un simile afflusso che sul tavolino c'era persino la lista di precedenza. E io che credevo di fare la diva! Guardo l'elenco di nominativi, sconsolata. Ero ventiquattresima. Al momento (cioè circa mezz'ora dopo l'apertura delle casse), era il turno del settimo. Si profilava davanti a me una lunga attesa. L'ho trascorsa in compagnia di un compiacente Cristoforo Colombo (al di fuori dell'ambito operistico, questa biografia di Granzotto è assai carina. Purtroppo è fuori catalogo, ma se la trovate fate un affare).
Ho passato così un'ora. Beh, mi è andata bene. Per il Trovatore che hanno dato a Trieste qualche anno fa ho aspettato fuori dal teatro e al freddo per due ore. Qui, almeno, ero al caldo. E poi, là ero alle prese coi biglietti last-minute, cioè gli avanzi degli avanzi. Qui la prevendita era aperta da una settimana; nonostante l'afflusso di gente, avrei trovato dei posti che facevano al caso mio!
Di nuovo sottovalutavo il nemico e ne ho avuta dimostrazione a quattro persone da me, per merito di un signore piuttosto anziano che ha pensato bene di tormentare la bigliettaia (e noi) facendosi spulciare tutta la stagione sul momento. Arrivato alle Nozze di Figaro, dopo aver fatto osservazioni sugli orari scomodi e altre varie ed eventuali, esclama qualcosa che mi fa domenticare di colpo il povero Colombo.
"Mi dispiace per queste Nozze" dice, "e mi dispiace ancora di più perché CI SONO POCHI POSTI!"
Ti pareva! Il colpo di scena! Giusto per tenere giovani le coronarie, presumo. A parte il resto, io mi ero fatta tutta la strada SOPRATTUTTO per prenotare quello spettacolo! Non potevano dirmi così a dieci minuti dal mio turno!
I dieci minuti sono passati. Il mio momento è arrivato.
Nonostante tutto, è andata bene. Il risultato è stato questo:
TURANDOT, 29 Gennaio;
TRAVIATA, 11 Marzo;
ITALIANA IN ALGERI 13 Maggio;
NOZZE DI FIGARO 24 Giugno (alla faccia di tutto, posti in prima fila!).
Aspasia sarà mia degna sodale alle Nozze, le altre saranno imprese solitarie.
Insomma, per quest'anno, le cronache sono assicurate (e ce ne saranno anche altre, ma non possiamo svelare tutto subito, no?).

2 commenti:

  1. Gustosissima cronaca, davvero! Qui a Brescia siamo decisamente messi peggio. Di solito si faceva la fila al freddo e al gelo con il solito tapino che distribuiva i numeretti "unofficial". Quest'anno invece siamo arrivati al ridicolo. Il botteghino apre alle 11.00. Io arrivo alle 7.00 e trovo, appiccicato sulla porta chiusa uno di quei foglietti di carta con tanti numeri da strappare. Strappo il numero 18. MA DOVE CAVOLO SONO GLI ALTRI 17!???? Arrivano piano piano alla spicciolata dicendo che non sono mica stati loro, che pensavano di non essere obbligati a restare. Mancano dieci alle 11.00 ed arriva la colpevole. Nooooo.....incinta di 32 mesi, con un pancione enorme, dico enorme. Come si fa a prendersela con Lei? Le dico gentilmente che non si fa cosi'.....e aspetto la diciottesima chiamata.
    Pazienza a badilate.
    Ciao e complimenti
    Arianna (I.)

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  2. Grazie per i complimenti! A quanto pare, il problema dei biglietti è comune a tutta Italia! Siamo tutti nella stessa... barcaccia! :)

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