Partiamo con Rinaldo. Correva il giorno di grazia 25 Agosto. Per quanto riguarda il cast, mi trovo un pochino imbarazzata, visto che sono stati tutti talmente bravi che ho poche malignità da rilevare. Ecco gli intrepidi protagonisti:
Sonia Prina (Rinaldo)
Varduhi Abrahamyan (Goffredo)
Tim Mead (Eustazio)
Anett Fritsch (Almirena)
Brenda Rae (Armida)
Luca Pisaroni (Argante)
William Towers (A Christian Magician)
Oliver Mercer (Herald)
Rhian Lewis (Woman)
Charlotte Beament e Rebecca van den Berg (Sirene)
Glyndebourne Festival Opera
Orchestra of the Age of Enlightenment
direttore: Ottavio Dantone
regista: Bruno Ravella
Sui cantanti, come ho anticipato, ho pochi rilievi da fare: il Rinaldo di Sonia Prina è stato convincente ma purtroppo in difficoltà nel registro grave e ogni tanto impreciso nelle agilità, mentre Almirena era a tratti scialba benché talentuosa. Molto bravi i controtenori. Mi sono piaciute molto le variazioni di Brenda Rae in Molto voglio molto spero, anche se l’ho apprezzata di più nei pezzi successivi, come nel duetto con Argante del terzo atto, Al trionfo del nostro furore. Ovviamente neanche Argante ci ha deluse: il Luca ha sempre detto che gli piace interpretare i cattivi e qui la malignità si è sentita in pieno, scatenato com’era.
Proprio nel contesto dell’aria di sortita del Luca, Sibilar gli angui d’Aletto, ho una malignità (che non è malignità, è verità, ma la verità è sempre cattiva) da registrare a proposito dei fiati, che hanno clamorosamente steccato, come sarebbe avvenuto in ancora un paio di punto clou...
Bella anche la direzione, con tempi serrati ma mai frenetici.
Veniamo ora alle dolenti note (EVVIVA!!!), cioè la REGIA. Finalmente, cari registi, ce l’avete fatta! Vi sarà dedicato, come avete sempre ambito, più spazio che non a cantanti e direttori! Per tacere di chi ha composto libretto e musica: se mai regista ha stravolto una trama, infatti, questa è stata l’opera sacrificale.
Alla faccia dei crociati, egregio Torquato Tasso, la scena si è spostata in una scuola dei nostri tempi, con tanto di cattedra, banchi, divise (dalla mia posizione mi sembravano uno sfacciato richiamo a quelle di Harry Potter. Fa’ che non sia vero! Fa’ che non sia vero!), bulli, secchioni e un’audace professoressa con completino in pelle (che sarebbe l’Armida contemporanea, me infelice!). Con l’ouverture ha inizio lo show (o lo scempio): un sospiroso Rinaldo contempla la fotografia di Almirena, ma viene infastidito dagli immancabili compagni dispettosi, che stracciano la fotografia e si azzuffano con Rinaldo. Arrivano i professori (Armida e Argante), con cappello e toga, separano i contendenti e lanciano il tema della lezione: “i crociati credevano nella missione cristiana o no?” Il seguito della recita sarà improntato a questo doppio strato, con gli alunni che si camuffano da crociati. Persino Rinaldo, infatti, indossava la corazza d’ordinanza solo in qualche momento cruciale, come l’aria trionfale Or la tromba in suon festante.
Il vestito di Argante, con tanto di cotta di maglia e mantello, era forse l’unico che potesse lontanamente ricordare una guerra fra Cristiani e Saraceni, solo che, vista l’ambientazione, qui il nostro risulta avere una tresca con un’allieva, visto che Almirena è anch’essa una studentessa (ma su questo ritorno fra un attimo, vado in ordine di apparizione).
Le cosiddette “Furie terribili” che circondano Armida altro non sono che delle bad girls in minigonna, con la delicatezza e la grazia di un elefante in cristalleria, e che mi hanno ricordato paurosamente la mia prima adolescenza, in cui andavano di moda Gwen Stefani e il suo seguito di Giapponesine o Filippine o Cinesine o quello che diavolo erano. Beh, le seguaci di Armida erano ricalcate su quel modello.
Dell’abbigliamento di Armida ho già accennato sopra. Ovviamente, non poteva mancare il frustino, grande tocco di classe, con cui, a un certo punto, la nostra ha dato un’amorevole pacca sulla nuca del busto del principe Alberto collocato in fondo al palco. Avrei pagato per vedere la faccia sgomenta della regina Vittoria...
Poi arriva Almirena, una sognante secchiona. Poverina, hanno fatto di tutto per imbruttirla: salopette grigia lunga fino ai piedi, treccione bionde, occhiali della più brutta forma e misura. Mancava solo l’apparecchio ai denti (forse c'era, chi lo sa!). Quando verrà rapita dalle presunte Furie terribili, verrà rinchiusa in una camerata dal sapore di collegio, dove si ambienterà tutto il secondo atto.
Il colpo di genio (si fa per dire) del primo atto, però, è consistito nel finale, con Rinaldo che chiede al cielo e ai numi di armargli il braccio in sella a... (suspance) una bicicletta! E tutti gli scagnozzi dietro, in bicicletta anche loro. Mi pare che, a un certo punto, ci sia stata anche un’impennata... Se questi sono stati i mezzi più potenti che i Cristiani avevano a disposizione, sfido che non sono riusciti a riconquistare il Sacro Sepolcro!
È stato carino il duetto delle sirene, in cui si fingeva una recita scolastica con tanto di telone che simulava il mare. Ciò che mi ha lasciata perplessa, invece, è stato il fatto che si sia sfruttata quest’occasione per dissacrare ulteriormente la serietà handeliana, perché, oltre alle due sirene canore, ce n’erano altre cinque o sei che si davano al nuoto sincronizzato, con risa del pubblico.
L’apoteosi del kitsch, ciò che ha scatenato l’ilarità della sala e mi ha fatto mettere le mani nei capelli, è stata la battaglia finale...
Battaglia? AHAHAH! Ecco come fu.
Si ode un fischio prolungato.
Sobbalzo, presa alla sprovvista, chiedendomi cosa stesse succedendo (che diavolo ci azzecca un fischio a teatro, durante un’opera che, nelle intenzioni di quei due cretini del librettista e del compositore, si intendeva seria?).
Beh, trovate d’ordinaria follia.
Una di quelle cose a cui avrei sperato di non assistere mai a teatro.
Da destra arriva un pazzo lanciato a tutta velocità, con fischietto in bocca e pallone sotto braccio.
Non ricordo se fosse vestito da arbitro o no, ma quello doveva essere.
Un arbitro.
Sì, un arbitro.
Un arbitro di una partita di calcio.
Una partita di calcio fra le Furie terribili pop e i Cristiani alla Grifondoro.
Una delle Furie terribili pop ad un certo punto si lancia in una rovesciata alla Holly e Benji di infantile memoria, al rallentatore, sostenuta da altre due compagne.
A dimostrare che la regina Vittoria è riuscita nell’intento di non far dimenticare l’adorato marito, non poteva mancare uno sketch col pallone che va fuori campo e colpisce il busto del principe Alberto sulla testa. La Vic ci avrebbe condannati tutti alla pena capitale, soprattutto perché ridevamo tutti, compresa la “regina madre” di fianco a me...
Quando abbiamo fatto il resoconto alla nostra socia non-operista, non ci credeva.
Non volevo crederci neanch’io, a onor del vero...
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