lunedì 3 ottobre 2011

Una voce poco fa: Operazione Se non è barocco, è un pastrocchio o sia E vegno in parte ove non è che Luca (Londra, 24-29 Agosto 2011) - Prologo


Per non smentirmi, anche questa memorabile avventura si apre con un ridente scorcio campestre con me e Aspasia in primo piano (sia io che lei abitiamo in zone campagnole, infatti). A differenze degli ameni, soavi paesaggi e delle vezzose damine dei vedutisti settecenteschi, tuttavia, le due protagoniste sono armate fino ai denti, lanciate nell’ennesima, intrepida caccia al biglietto. Una volta tanto, tuttavia, l’allarme è scattato con largo anticipo, a fine Aprile, quando la mia socia informaticamente evoluta ha lanciato il Mi bemolle di battaglia.
«Il Luca canta Argante in Rinaldo! A Londra! A fine Agosto! Andiamo, vero?»
«Sono pronta!» ho risposto, ritta come un generale. Figurarsi se avessi risposto di no! Il Luca, Händel e Londra erano tre validissimi motivi per indurmi ad abbandonare la mia sedentaria vita da pseudo-intellettuale senza il minimo rimpianto.
Spieghiamo per gradi. Il Luca. Al secolo, Pisaroni. Costui è uno dei nostri idoli, uno di quelli per cui ci siamo già distinte per epiche sortite d’ordinaria follia: la prima a Salisburgo, due anni fa, per delle memorabili Nozze di Figaro con un cast stellare, e la seconda... Beh, la seconda è stata un fiasco (qui ci vorrebbe uno degli schizzi del Gioak quando fiaschi ben più gravi occorrevano a lui, stellina). Avevamo in programma di assaltare la Fenice per il concerto di Capodanno di quest’anno, passando addirittura sopra i prezzi stratosferici del teatro per la gioia: uno dei nostri miti cantava praticamente sotto le finestre di casa nostra!
Troppo facile, troppo scontato, troppo banale. Le cose fatte così a noi riescono sempre male. Non poteva funzionare.
Ci abbiamo provato lo stesso, comunque. Visto che il sito della Fenice è un disastro, neanche lo avessi creato io, mi sono spinta in una solitaria strafet Spedition (spero di aver azzeccato la grafia) per requisire i biglietti ed evitare così di pagare sovrapprezzi di spedizione... Ahimè, benché su internet fossero ancora disponibili un paio di posti in loggione (maledetta tecnologia! Mi hai fregato di nuovo!), in realtà erano già esauriti. Nelle mie orecchie ronzava la tromba dei caduti...
Dopo questa clamorosa sconfitta, abbiamo seppellito l’ascia di guerra per qualche mese, ma l’eventualità di aprire di nuovo le ostilità, con un’invasione di tutto rispetto, solleticava particolarmente il nostro spirito bellicoso.
Il 7 Maggio, giorno di apertura delle prevendite, Aspasia si è piazzata davanti al computer e, dopo aver sudato freddo per più di mezz’ora (era la trecentesima in attesa...), è riemersa esultante dallo scontro e mi ha comunicato la buona novella, all’immortale, dantesco grido di

E vegno in parte ove non è che LUCA!

che in origine non aveva il significato che gli attribuiamo noi, ma non credo che il Padre Dante sia nelle condizioni di protestare, anche perché di sostenitori ne ha pochini...

E siamo partite, lanciate come caccia bombardieri, con al seguito una nostra socia non-operista ma patita di Londra, colei alla quale dobbiamo il logo del blog.
Non racconterò dettagliatamente i sei giorni di goliardica vacanza, ma mi limiterò a segnalare alcuni episodi di rilievo, prima di arrivare alle opere (perché in realtà sono state due: il Rinaldo e l’Elijah di Mendelssohn: se bisogna fare una cosa, facciamola bene!):
1. rendersi conto, con un lampo di genio alle 7.30 del mattino che i Medici citati da Rinuccio in Firenze è come un albero fiorito sono un clamoroso refuso storico, visto che le vicende di Gianni Schicchi sono avvenute un secolo prima dell’avvento dei Medici alla ribalta (e ancora più tempo è passato per arrivare all’effettiva signoria...)
2. accorgersi che sui mattoni che lastricano l’ingresso del Globe Theatre (lì collocati negli anni Novanta) spicca una sedicente Mary Stuart
3. accorgersi la mattina dell’ultimo giorno che esiste una casa-museo dedicata a Händel e non avere il tempo per visitarla (qui si bissa il successo della casa del Gioak a Bologna. Ci sono appena un paio di chilometri in più...)
4. sostare di fronte a un poco lusinghiero ritratto di Sir William Pitt, che sembrava che avesse in testa un barboncino anziché la parrucca d’ordinanza, con ai lati due busti che sembravano le maschere della commedia (con un naso a punta che avrebbe fatto l’indivia di Cleopatra) e della tragedia. Povero William, l’ingratitudine del mondo!
5. mentre Londra è ancora lastricata dei ricordi del matrimonio di William e Kate di cui forse vi sarà giunta una smorzata eco, io me ne sono andata felicemente in giro esclamando «Toh! Vendono le tazze del Guglielmo e della Caterina!» (e Aspasia «Sai che se l’avessi detto a chiunque altro a questo mondo, ti avrebbe guardato come se fossi matta?»)
E queste riguardano proprio l’antefatto al Rinaldo (per l’Elijah siamo state più sobrie):
1. preparare tutto per tempo, cambio d’abito, cena e metro e arrivare, non si sa bene come né perché, trafelate e in fretta e furia giusto cinque minuti prima dell’inizio dello spettacolo. Per la corsa, le mie scomodissime scarpe mi hanno distrutto i piedi
2. avevamo prenotato, visti i prezzi economici, uno dei posti migliori. Appena ho porto il biglietto alla maschera, questa, un signore abbastanza anziano e alla buona, si è rizzata sull’attenti come di fronte a due regine e ci ha condotte di persona al nostro palco (il paragone regale è puramente casuale)
3. sedersi in uno dei palchi migliori della Royal Albert Hall è di per sé una vittoria superlativa, ma guardarsi intorno e vedersi circondate da gente incanutita o completamente calva e ricevere sguardi d'invidia perché ancora con tutti i nostri capelli e del colore primigenio, non ha prezzo
4. girarsi alla propria destra e sobbalzare constatando di essersi seduta accanto alla sosia della fu regina madre
5. aprire il programma di sala e leggere in calce ad ogni pagina del libretto la dicitura “Please turn the page quietly”. Questi Inglesi! Organizzatissimi!

3 commenti:

  1. E' sempre un gran piacere leggervi...sembra di vivere di persona le vostre bizzarre scorribande musicali! :)) M.

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  2. Cara Armida,
    il mio colore di capelli non è affatto primigenio :)

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  3. Hihi... lo sappiamo Fatina bionda ! :D
    Inizio recensione già spassosissimooo !

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