martedì 10 settembre 2013

Una voce poco fa: ROF 2013 parte I (L'occasione fa il ladro, 21 Agosto 2013)



Premessa. Il nostro blog si pone l'obiettivo di essere allegro, perciò farò soltanto un appunto e non mi farò trascinare dall'acredine. Ho deciso (discutibilmente, drasticamente, tutto quel che volete) di non fare parola sul primo spettacolo a cui ho assistito al ROF di quest'anno, il Guillaume Tell perché ho trovato che l'ennesima elucubrazione registica sia stata a dir poco abominevole e che abbia guastato uno spettacolo reso ottimamente la parte musicale. Dopo aver detto che la delusione è stata cocente e che, in poche ore, ho visto andare a rotoli lo spettacolo che avevo atteso di più, mi chiudo in un eloquente "silenzio rossiniano" e spero che mi perdonerete se passo subito ai successivi.
Da questo momento in poi, avrei marciato da sola, perché Aspasia è tornata ai patrii lidi subito dopo Guillaume...


Ho detto "da sola". Non è vero. Sapete che ho sempre un compagno di viaggio a farmi da scorta e, se l'anno scorso avevo portato al ROF  Ivan il Terribile, che più che uno zar è un eccellente guardia del corpo, quest'anno è toccato all'ammiraglio Rozestvenskij e alla battaglia di Tsushima l'invidiabile compito di essere i miei interlocutori privilegiati in attesa dell'inizio dello spettacolo e durante gli intervalli: sapete che per una stravagante come me sarebbe stato banale (quasi degradante) presentarsi a teatro munita di un comune programma di sala...

E partiamo con l'opera breve, L'occasione fa il ladro, e alla presentazione dei suoi intrepidi:
Don Eusebio, Giorgio Misseri
Berenice, Elena Tsallagova
Conte Alberto, Enea Scala
Don Parmenione, Roberto De Candia
Ernestina, Viktoria Yarovaya
Martino, Paolo Bordogna

Orchestra Sinfonica G. Rossini
Direttore, Yi-Chen Lin
Regia di Jean-Pierre Ponnelle, ripresa da Sonja Frisell

Devo finalmente dichiararmi soddisfatta dalla ripresa di una delle brevi opere buffe di Rossini (il Bruschino dell'anno scorso, cui ho avuto occasione di assistere dal vivo, e La scala di seta dell'anno prima, che ho ascoltato alla radio, non mi hanno lasciato un buon ricordo, soprattutto la seconda...). Mi pare che tutto sia andato come doveva andare, sia sul podio che sul palco che nell'allestimento. Quanto alla regia, questa è stata più che una trovata scenica: è stata una voluttuosa vendetta della serata precedente. La ripresa di Ponnelle si distingue per trovate intelligentissime e garbate, costumi di scena favolosi (per le donne, un po' da bambola di porcellana) e scene allestite con due o tre sipari di tela dipinta, giusto a dimostrare che basta il poco per rendere bene l'idea e fare una grande figura. Come ha avuto a rilevare Aspasia "Bisognava disturbare un defunto per avere qualcosa di rispettabile!"
Ho trovato che la giovane protagonista dalla sbarazzina parrucca nera (Elena Tsallagova), sia stata quanto meno adorabile sulla scena, con un'aria vagamente ingenua, e si sia ottimamente portata nel canto, soprattutto nell'aria in cui ha messo bene in luce il suo dominio della coloratura.
Ho ritrovato con immenso piacere Enea Scala, che avevo già avuto modo di apprezzare temporibus illis nella Cenerentola bolognese e che mi ha dimostrato, per una volta con sollievo, che gli anni non passano solo per me e che ha ben saputo metterli a frutto, migliorando notevolmente. Sempre un po' manierato, acuti non sempre impeccabili, ma comunque perfettamente impostato ed espressivo.

Roberto De Candia è stato impeccabile e di simpatica presenza scenica, rendendo perfettamente quella sorta di imbroglione di buon cuore che è don Parmenione. Coadiuvato nello sketch dal servo Martino, è stato il catalizzatore della serata.
Paolo Bordogna è senza dubbio l'anima trascinante dei suoi spettacoli ma, non contento, stavolta è assurto direttamente a deus ex machina: attentando impunemente alla modestia, apre l'opera lui di persona, caracollando bel bello per la platea conciato da Gioak, valigia in pugno. Si ferma a salutare il direttore (nel nostro caso, la direttrice, ma mi sa molto di linguaggio scolastico, perciò mi attengo alla lezione canonica) e a consegnare lo spartito. Poi, sale sul palco e, grazie a un gioco di botole, fa uscire dalla valigia stessa tutti i protagonisti. Giusto per farci capire che chi ben comincia è a metà dell'opera. Il gioco, poi, prosegue lungo tutto il corso dello spettacolo. Applauditissima la sua aria Il mio padrone è un uomo, resa in maniera spiritosa.
L'Ernestina di Viktoria Yarovaya si è comportata molto bene sia nella recitazione che nel cantato, mentre il don Eusebio di Giorgio Misseri ha teso lievemente a strafare, ma senza grosse sbavature.
La minuta fanciulla sul podio ci ha letteralmente travolti con una direzione attenta e coinvolgente, vivacissima e tutta a memoria (voleva rimettere al suo posto Bordogna, che le aveva portato lo spartito come per stendere la sua aura fin sul podio? :) ), e devo dire che è stata la rivelazione della serata.
Alla fine, meritatissime acclamazioni per tutti.

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