giovedì 26 settembre 2013

Per lui che adoro: bentornata inquisizione!

In un'intervista di qualche tempo fa (qui vi rimando ad un "sommario" in inglese, l'originale è in olandese e non mi azzardo neanche a cercarlo) il tenore polacco Piotr Beczala, novello Torquemada operistico, ha detto di aver compilato un libro nero...


... in cui elenca i registi (e i direttori d'orchestra) con cui non intende più lavorare.
Per quanto riguarda i registi fa senza problemi nomi e cognomi: Calixto Bieito, Martin Kusej, Hans Neuenfels. 
Onestamente, dopo aver visto questoquesto o questo, come dargli torto?
Ovviamente qualche intellettualone snob dirà che non è giusto giudicare un regista a priori, e che non va bene limitarsi a partecipare ad allestimenti che incontrano il proprio gusto perché bisogna ampliare i propri orizzonti e bla bla bla...
Ma figuriamoci! Credo di non dire una sciocchezza se affermo che Beczala ha detto quello che in molti pensano!
Come ha spiegato lui stesso nell'intervista, si trova ad un punto della sua carriera in cui può permettersi il LUSSO di scegliere. Perché mai dovrebbe "tormentarsi" in una produzione che trova brutta, o la cui idea di base non incontra la sua concezione di quel titolo, se può fare altro?
Per amore di sperimentazione? Per far contenta una parte della critica? Per far felice parte del pubblico? Per masochismo?
Diciamoci la verità: non c'è niente di peggio che vedere in scena un cantante che non si sente a proprio agio in quello che sta facendo o non condivide l'idea del regista! L'effetto visivo, di solito, è pessimo e spesso anche il canto ne risente.
Quindi, perché mai un cantante famoso, amato da pubblico e critica, all'apice della sua parabola artistica, non dovrebbe sentirsi autorizzato a scegliere anche in base ai suoi gusti personali?
Certo, è un lusso che solo poche stelle possono permettersi, ma chi, al posto loro, non farebbe lo stesso?

Sempre più, negli ultimi anni, le produzioni vengono identificate non con il nome di chi le ha dirette o ci ha cantato, ma usando il nome del regista. La boheme di Michieletto, l'Aida di MacVicar, la Traviata di Decker sono espressioni che sempre più di frequente leggiamo su forum e blog specializzati o sui giornali. Fino a pochi anni or sono si parlava del Trovatore della Callas, dell'Otello di Domingo, della Lucia della Sutherland... Io, da appassionata di voci e da convinta sostenitrice del rispetto dei libretti, preferivo l'epoca in cui si utilizzavano queste definizioni. Tornate all'antico e sarà un progresso, diceva Verdi (e se lo cito io...). Forse Lui e Beczala si troverebbero in accordo su questo tema... 

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