martedì 13 settembre 2011

Ve li do io i pop-corn del cinema!

Prendete due madame goliardiche. Tutte e due insieme, mi raccomando, perché altrimenti soffrirebbero di solitudine.
Prendete due madame convinte di essere le più grandi melomani di questo piccolo, grande mondo (non dovrei affermarlo così sfacciatamente, dovrei simulare modestia... Ma avrei dovuto fare tante cose con modestia in vita mia e ogni volta è finita in modo teatrale. Non vedo perché opporsi ancora all'avverso fato).
Date alle due madame un soggiorno o altra camera tranquilla, una bella infarinata di tecnologia (persino io, restia alle novità come i migliori conservatori, apprezzo questa nuova frontiera della scienza e della tecnica che è il DVD) e un'opera lirica e poi potrete star certi che ve le sarete levate dai piedi per due o tre ore.
PROVARE PER CREDERE. Tanto siamo in garanzia.

Avrete capito che le due madame siamo io e Aspasia. Oltre a smaniare per stagioni liriche, teatri, palchi di prim'ordine e poltrone di platea (benché, salvo rarità, io finisca sempre in loggione abbracciata a una colonna), una volta al mese ci ritiriamo a casa dell'una o dell'altra per celebrare la nostra devozione all'opera con un bel filmato.
Ovviamente, l'opera non è che un PRETESTO per nuovi, ameni sketch. Chi sostenesse, infatti, che lo scopo primario dei nostri ritrovi sia ascoltare della buona musica, sarebbe semplicemente PAZZO. Intendiamoci, la musica ha sempre il suo piedistallo con tanto di aureola, ma noi non cediamo il nostro primato di primedonne alla Moffo di turno, soprattutto se queste cantanti si presentano a casa nostra. Qui, se permettete (e anche se non lo permettete), le sovrintendenti siamo N O I e tutti gli altri devono sottostare, con una pazienza che in dei divi non si è mai vista, agli assalti di ben due linguacce biforcute.
Se qualcuno crede che i pomeriggi opesistici si svolgano in pacata contemplazione su modello sindrome di Stendhal, si sbaglia di grosso. Voi dateci un'opera, una qualsiasi, e sicuramente noi troveremo qualcosa (qualunque cosa) per rincarare la comicità o stemperare il drammatico.
Esempio. Una volta eravamo in piena visione di una Lucia di Lammermoor con la Sutherland (quella diretta, manco a dirlo, dal suo diletto marito e consorte in quel di Sidney), che doveva essere doppiamente straziante perché nonna Joan, negli applausi finali, si commuoveva come una bambina.
Beh, dall'inizio agli applausi finali passano almeno due orette e mezza. In quelle due orette e mezza noi ce la siamo spassata, sganasciandoci senza ritegno: ma la colpa non è nostra, la colpa è sempre di chi l'opera la fa, a suo rischio e pericolo. La Sutherland, anzitutto, che aveva passato da un pezzo l'età della leggiadra fanciulla (anche se la sua interpretazione supera di molto quella di parecchie fanciulle, leggiadre quanto vanamente speranzose). Per non parlare dello sposino. Già questo sventurato non cantava granché bene, ma mettergli vicino un colosso come nonna Joan è perfido, visto che l'omino era la metà di lei (piuma del cappello inclusa). E come tacere la fantasia del costumista, che, per non sbagliare, aveva confezionato per Lucia dei vestiti tutti identici, salvo il colore.
L'opera, però, sa come vendicarsi.
La vendetta risponde allo spaventoso nome di ERCOLE AMANTE, un'opera di Cavalli ripresa ad Amsterdam (col nostro ADORATO Luca Pisaroni) dopo secoli di oblio. Quest'opera dura QUATTRO ORE e, quel che è peggio, per tutte le quattro ore si ripete SEMPRE IDENTICA. Io, prima di sperimentarla per il pomeriggio operistico, l'avevo vista per intero una volta sola, con l'influenza, e, così rimbambita, mi era piaciuta, tanto più che mi occupava tutta una mattina e mi distoglieva dai miei martiri.
Al pomeriggio operistico, invece, ero perfettamente in salute e il mio affetto per quest'opera si è prontamente ridimensionato.
Ignare di cosa rischiassimo sorbendoci quell'opera infinita, abbiamo ridacchiato per il primo quarto d'ora, allorché il nostro Luca (Ercole) vestiva letteralmente i panni del protagonista, perché doveva infilare un orribile costume alla Big Jim, che prevedeva delle scarpe con dieci centimetri di zeppa, superflue visto che il Luca, da nostre stime, dovrebbe sfiorare i due metri...
Dopo questo, il coma. Non si arrivava MAI, MAI, MAI alla fine! Sembrava un incubo senza risveglio! La contrada da cui nessun viaggiator ritorna! AIUTO!
Forse è stata l'unica opera che ci ha quasi condotte al pianto...
Quasi, però, perché noi, furbe, non abbiamo scelto l'Ercole come primo pomeriggio operistico e conoscevamo già i trucchi del mestiere.
I trucchi del mestiere sono le cosiddette munizioni da bocca, che, da sole, valgono quanto un primo atto. In effetti, non c'è pomeriggio operistico senza le munizioni da bocca: patatine, mignons, brownies, cannoli ricoperti al cioccolato, bigné, cestini di frutta (che forse sono le cose più sane che mangiamo nei nostri pomeriggi, soprattutto perché la frutta sembra vera!), dolci col caramello e il cioccolato, biscotti con la glassa...
Gran parte delle provviste sono merito di Aspasia, provetta cuoca, il resto ci viene fornito dalla mia fidata pasticceria, La Rosa (forse l'unica cosa buona della mia città, che ancora non mi spiego come riesca a fare comune!).
Pregio della Rosa sono i cannoli al cioccolato ripieni di crema, SQUISITI e, ogni mattina prima del pomeriggio operistico, io passo sempre fra i tormenti dell'inferno per il terrore di non riuscire a trovarli. Spesso e volentieri, però, mi va bene e faccio parte del mio sollievo anche Aspasia, con il gaudente messaggio "CATTURATI!"
Come non gustare l'opera, con questi deliziosi retroscena?

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