martedì 14 febbraio 2012

Cara immagine ridente: favole rossiniane



Fra poco sarà Carnevale. Per noi che ci muoviamo sempre col dovuto anticipo, il Carnevale è già arrivato. E allora, ecco qui:

Erano a Roma Paganini e Rossini: cantava la Liparini a Tor di Nona, e la sera mi ritrovavo spesse volte con loro e con altri matti coetanei. S'avvicinava Carnevale e si disse una sera: Combiniamo una mascherata.
Che cosa si fa? che cosa non si fa? Si decide alla fine di mascherarsi da ciechi e cantare, come usano per domandare l'elemosina. Si misero insieme subito quattro versacci che dicevano:
Siamo ciechi,
Siamo nati
Per campar
Di cortesia,
In giornata d'allegria
Non si nega carità.
Rossini li mette subito in musica, ce li fa provare e riprovare, e finalmente si fissa d'andare in scena il giovedì grasso. Il vestiario venne deciso che fosse di tutta eleganza di sotto e di sopra coperto di poveri panni rappezzati. Insomma una miseria apparente e pulita. Rossini e Paganini dovevano poi figurare l'orchestra, strimpellando due chitarre e pensarono di vestirsi da donna. Rossini ampliò le già sue abbondanti forme con viluppi di stoppa, ed era una cosa inumana! Paganini poi secco come un uscio, e con quel suo viso che pareva il manico del violino, vestito da donna, compariva secco e sgroppato il doppio.
Non fo per dire, ma si fece furore: prima in due o tre case dove s'andò a cantare, poi al Corso, poi la notte al festino.

(dalle Memorie di Massimo d'Azeglio)

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