martedì 15 novembre 2011

Una voce poco fa: Ah, qual colpo inaspettato! (Milano, 8-9 Novembre 2011). Primo atto





Ancora rapita e in estasi dopo aver presenziato alla rappresentazione di martedì 8 novembre de La donna del lago mi accingo a riportare alcune mie impressioni. 
A dirla tutta, lasciata la parte ludica ad Armida, mi sono ritrovata con quella più difficile. Infatti quando le cose vanno male le dita sembrano andare da sole sulla tastiera. Quando invece è stato (quasi) tutto positivo, la fantasia va a farsi friggere, quindi scusatemi se sarò noiosa ;).
Parlavo di serata positiva. Beh, la definizione "positiva" è infinitamente lontana dalla realtà. Potrei insultarmi da sola per la sua scarsissima efficacia. In realtà la serata è stata semplicemente straordinaria: tutt'altro che una recita qualsiasi di una produzione qualsiasi. Credo che in molti, a teatro, quella sera, si siano resi conto di star assistendo ad un momento storico. Chissà. Magari fra 20 o 30 anni noi presenti racconteremo di quelle recite come fanno adesso quelli che parlano di spettacoli leggendari, con la Callas, o Pavarotti, o altri miti. Lo so che molti non concorderanno con queste mie affermazioni ribattendo col solito "non si canta più come una volta", "i bei tempi sono passati", "l'opera è morta" o altre frasi del genere, ma per me la sera dell'8 novembre è stata la prova che l'opera, pur coi suoi problemi, è ancora viva e in grado di fornirci momenti di pura estasi artistica (senti come scrivo stasera XD).
Veniamo finalmente a quello che più ci interessa: le voci.


Il ruolo di Elena è stato ricoperto da Joyce DiDonato. Se devo dire la verità, a me non convince tanto la recente abitudine di affidare i ruoli che Rossini ha scritto per Isabella Colbran a dei mezzosoprani. La scrittura piuttosto centrale della parte effettivamente sembra lasciare spazio a questo tipo di scelta perché effettivamente le note scritte da Rossini sono fattibili per dei mezzi, ma si corrono diversi rischi: il mezzo in questione potrebbe voler "fare il soprano", forzano quindi il proprio strumento, oppure potrebbe finire per assomigliare troppo a Malcon (personaggio maschile, creato però per una voce di mezzosoprano) e quindi avere in scena dei doppio (una coppia di innamorati, per giunta). Effettivamente, nonostante la Rossini renaissance abbia fatto molto per definire la prassi esecutiva del pesarese, la vocalità adatta a risolvere le parti scritte per la Colbran sembra ancora un punto irrisolto. Dall'alto della mia infinita sapienza musicale (ridete pure, io lo sto facendo), io certamente opterei per un soprano. Non un soprano leggero puro, Elena infatti non si può risolvere solo con variazioni sovracute e puntature. Certo, gli acuti ci stanno bene, soprattutto nel rondò finale, che trarrebbe grande giovamento espressivo da dei "fuochi d'artificio" ben emessi, ma non sono l'unica caratteristica necessaria. Se si può fare a meno di un grave corposo, è invece necessario un cento abbastanza sonoro e di bel colore. Non dovrebbero, inoltre, mancare le agilità (anche in zona centrale). 
Niente di più facile XD. Se ripensiamo ad interpreti passate di Elena, noteremo che a tutte manca sempre qualcosa: alla Caballè i sovracuti, alla Devia i centri (anche se, vista la scrittura della parte, trovo la Caballè, teoricamente, più adeguata). Volendo fare un po' la passatista, forse la Sutherland avrebbe trovato la quadratura del cerchio, ma purtroppo non lo sapremo mai. Quindi non discuto le doti della DiDonato in quanto cantante, ma chi le propone certi ruoli. 






Prescindendo da queste considerazioni (mi sono accorta di aver scritto un poema) devo dire che Joyce ha chiaramente dimostrato di meritare la considerazione che ha attualmente nel mondo dell'opera. Fraseggio accurato e sentito, agilità pulite, estremo acuto che ogni tanto pare al limite e fa sentire la "fibra della voce " (e qui torna il discorso del mezzo che "vuole fare" il soprano), ma comunque efficace, bei centri e voce che corre molto bene. Al terminde del rondò finale le viene tributato un sonorissimo applauso più che meritato (anche se, volendo cercare proprio il pelo nell'uovo di una serata eccellente, devo dice che io non ho gradito particolarmente la cadenza posta tra la fine di Tanti affetti e l'inizio di Tra il padre: quella sequenza di trilli era proprio bruttina e fuori contesto).
Daniela Barcellona (Malcom), annunciata indisposta (ma si faticava a notarlo, se non in alcuni passaggi in cui la voce perdeva un po' di vigore e alcune prese di fiato, che parevano affannose) ha ricoperto splendidamente il ruolo del cavaliere innamorato di Elena: coraggioso e appassionato ma delicato, il suo Malcom si è espresso mediante un timbro caldo e fascinoso, un'ottima coloratura, con padronanza su tutta l'estensione e accento partecipe: una prestazione da incorniciare.
Sul nostro amatissimo Juan Diego potrei iniziare un panegirico di proporzioni mastodontiche, ma siccome sono magnanima e non voglio tediavi vi dirò semplicemente una cosa: per come l'ha cantata quella sera, la parte di Giacomo V sembra una passeggiata. Dopo O fiamma soave si è scatenato un delirio di applausi e grida di "Bravo". Uno spettatore, dotato di voce molto ben proiettata, ha svettato sulla massa con uno stentoreo "sei splendido!" Non posso fare a meno che concordare.




Diverso il discorso per John Osborn (Rodrigo), il quale ci ha fatto percepire quanto il suo ruolo fosse difficile: l'estensione non gli manca, anche se i sovracuti si stimbrano e spesso sono imprecisi e in odore di falsettone (il confronto con Florez nel terzetto del secondo atto è impietoso). Nel tentativo di darsi un maggiore peso drammatico forza eccessivamente la sua voce di natura sostanzialmente leggera con il risultato di renderla traballante in alcune frasi centrali. Nonostante questo tratteggia encomiabilmente il personaggio e, pur un  gradino sotto ai tre colleghi precedentemente citati, offre una performance di livello assoluto. 
Il Douglas di Simon Orfilia, pur senza particolari errori (salvo alcuni transitori problemi di intonazione), è positivo, ma non lascia il segno. Benché canti Rossini con una certa frequenza e da qualche anno, da la sensazione che il Cigno non sia il suo forte.
Josè Maria Lo Monaco, che in altri teatri ricopre ruoli da protagonista, è un'Albina di lusso.
Buoni Jaeheui Kwon (Serano, che migliora nettamente rispetto alla disastrosa prima) e Jihan Shin.
Roberto Abbado dirige con mestiere e buon gusto, ma la sua non è un'interpretazione che ci ha fatto saltare sulla sedia.
Coro e orchestra, mi spiace dirlo, per niente all'altezza della compagnia di canto. Per quanto riguarda l'orchestra, gli elementi peggiori sono stati i fiati, segnatamente gli ottoni, che in più di un'occasione hanno "spernacchiato"; il coro (in particolare le sezioni maschili) ha avuto un rendimenti discontinuo, alternando passaggi suggestivi a momenti censurabili e del tutto inadeguati all'autore che stavano cantando.

3 commenti:

  1. Sono sostanzialmente d'accordo, per cui ti lusingo con un meritatissimo "HAI RAGIONE!" Visto che abbiamo stabilito che la parte ludica è di mio appannaggio, approfitto di queste poche righe (spero almeno che alla fine siano poche davvero e che non mi produca in una Guerra e pace) per rilevare che manca una notazione di carattere pratico alla tua recensione. Il nostro Juand Diego, infatti, era provvisto di un paio di stivali con zeppa che potrebbero suscitare commenti maligni sulla sua altezza, soprattutto considerando il fatto che aveva al fianco la Bsrcellona che, senza tacco, era comunque più alta di lui...

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  2. Leggo solo oggi la vostra recensione semiseria (ho letto pure la parte ludica)e sono contento di trovare conferme alle parole di un'amica che era alla stessa recita. In quella successiva sembra che le cose siano addirittura andate meglio!
    Quanto alla Barcellona, che ho avuto il piacere d'intervistare recentemente, è davvero grande in ogni senso. Altissima, imponente e soprattutto una persona che vola alto, lasciando ad altri miserie degradanti. Come artista, credo che il successo che riporta ovunque sia eloquente. Ciao a voi!

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  3. @ Amfortas: Semiseria... Diciamo pure tutta farsesca :).
    Nelle 3 occasioni in cui ho avuto il piacere di sentire la Barcellona dal vivo, prescindendo dall'aspetto puramente vocale, mi è parsa una cantante assolutamente seria e votata al pubblico. Non la conosco di persona, ma posso concordare con te sul fatto che meriti i successi che ottiene.
    Ciao e grazie della visita!

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