A parte Florence Foster-Jenkins, recentemente celebrata in un delizioso film, l'altra grande incognita del Novecento lirico è la magnifica, stonatissima e, a modo suo, adorabile Natalia De Andrade.
Sulla carriera della deliziosa signora inglese, nata nel 1910 e rimasta in questo mondo per ottantanove, anti-musicalissimi anni, ci sono poche informazioni. Pare abbia iniziato come cantante di musiche popolari, ma ad un certo punto ha fatto il "salto di qualità", partecipando a operette e opere liriche in Portogallo. Nel 1940 viene inclusa (!) nel cast di un'opera (!!) del compositore Ruy Coelho nel Coliseu dos Recreios (!!!). Il suo primo disco venne pubblicato nel 1964 e presto ne seguì un secondo (rendiamocene conto: ne seguì un secondo, e altri dopo di esso). Entrambi sono stati registrati dalla Columbia di Madrid. La signora partecipò e collaborò a molti programmi televisivi ed è stata omaggiata con un DVD celebrativo in cui si è cercato disperatamente di dare ragione della sua improbabile - eppure fortunata - carriera.
Ed ecco "l'orrido campo". Fra i compositori dalla De Andrade prediletti spiccano il solito Verdi e il solito Puccini, che mai come nelle sue note trovarono il castigo per tanta fama.
Ecco la nostra cimentarsi nella parte finale di un Mi chiamano Mimì che non fa rabbrividire solo la "gelida manina", ma tutto l'essere nostro:
E andiamo avanti con Tosca:
E finiamo in gloria con Madama Butterfly:
Nessun commento:
Posta un commento