mercoledì 20 luglio 2016

Oggi parla Rostropovich

Oggi spero di farvi una sorpresa gradita riportando un breve paragrafo, in cui un certo grande direttore d'orchestra e violoncellista di tempi neanche troppo remoti (Mstislav Rostropovich, in due parole) racconta un paio di piccoli aneddoti su alcuni compositori. Considerando che si tratta di personaggi su cui non abbiamo avuto modo di soffermarci troppo spesso nelle pagine di questo blog (per caso fortuito, non per dispetto), cercheremo in questo modo di recuperare un po' di terreno. Passo ora al fatto.

Ho deciso di pubblicare un brano, necessariamente tradotto, dal libro Mstislav Rostropovich and Galina Vishnevskaya. Russia, Music and Liberty (a sua volta tradotto dall'originale in Francese), che altro non è che una lunga e piacevole conversazione fra i due artisti russo-sovietici con Claude Samuel. Il libro è stato pubblicato nel 1983, quindi mentre Rostropovich e Vishnevskaya vivevano ancora in esilio a Parigi, e, a mia conoscenza, non è stato tradotto in lingua italiana. Considerando però che si è trattata di una lettura per me gradevolissima, che alternava con naturalezza riflessioni tristi o amare a veri momenti di ilarità, ho deciso che era doveroso condividere con voi un piccolo estratto da questo gioiellino.
Non c'è bisogno di introduzione, dal momento che Rostropovich introduce benissimo da solo l'argomento:

Al riguardo, anche io ho una storia interessante da raccontare a proposito di Prokof'ev. Dopo che i dottori gli avevano detto che non poteva più uscire la notte, egli aveva volto il consiglio a suo vantaggio componendo, soprattutto quando non riusciva a dormire. Mentre componeva, però, si assopiva e, appena si risvegliava la mattina, correva al pianoforte per suonare ciò che aveva composto la notte precedente. "Quando cominciavo a suonare" mi diceva, "pensavo: mio Dio, come ho potuto scrivere una cosa tanto stupida e crederla interessante? Mi impedirà di dormire stanotte!" Allora, suonava lo stesso passaggio una seconda volta e pensava: "No, dopotutto, non è affatto male! E quando lo suonerò per la terza volta, penserò che questo fosse proprio ciò che dovevo scrivere!" Sì, Prokof'ev mi aveva raccontato questo segreto. Vuol dire che un compositore a volte può non apprezzare il proprio spartito - o, perlomeno, non subito. Vorrei dire che gli fosse dettato da un'ispirazione divina e quando egli lo rileggeva il giorno successivo, dopo che l'ispirazione era passata, non capiva più ciò che volesse dire. Eppure, ripetendo il pezzo ancora e ancora, ritornava all'ispirazione originale.

(forse non tutti sanno che Prokof'ev ha curato anche la colonna sonora di Ivan il Terribile, 
oltre a quella di Aleksandr Nevskij. Questo pezzo, in particolare, è stato definito 
dalla mia co-autrice "una mucca che canta")

Tutti i compositori che ho conosciuto lavoravano ogni giorno, come operai. E Šostakovič, che aveva un ritratto di Musorgskij sulla sua scrivania e un cestino sotto la tavola, mi diceva, mentre guardava il ritratto: "Quando guardo quei suoi occhi, mi aiuta a gettare il mio lavoro nel cestino". Aveva una tremenda coscienza musicale, perché era capace di riempire il cestino con la sua musica!

(Šostakovič, Lady Macbeth del distretto di Mtsenk, interpretata da Galina Vishnevskaya)

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