Parlando in termini più "pratici" dopo aver prodotto il primo suono, l'esecutore ne allunga la vocale riproducendola con l'altezza del secondo, e poi passa alla sillaba del secondo stesso.
Ci tengo a dire che io personalmente non sono un'amante dei portamenti, perché nella giusta quantità danno espressione e connotano lo stile dell'esecutore, ma se ci sia lascia prendere la mano e si eccede (e, in particolare in passato, succedeva con una certa frequenza) per me risulta terribilmente stucchevole.
Passando agli esempi, che sono, soprattutto in questi casi, il modo migliore per illustrare il significato di questi termini, ne scelgo uno molto efficace che Mioli stesso ci suggerisce.
Nella cavatina di Elvira "Ernani, Ernani involami", tratta dall'"Ernani" di Giuseppe Verdi, come prima cosa, ci imbattiamo subito in una legatura tra il fa e il re. Questa legatura di prassi si esegue come un portamento.
Ovviamente, ora che li sto cercando, non riesco a trovare esempio di spartiti in cui gli autori segnalino esplicitamente la necessità di eseguire un portamento (abbreviato di solito "port"), ma posso assicuravi che esistono. Vi prego di credermi sulla parola ;).
Passiamo ora a degli ascolti riferiti all'esempio sopra riportato.
Mirella Freni al minuto 1:42.
Joan Sutherland al minuto 1:59.
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