Partiamo dai protagonisti:
Matilde di Shabran OLGA PERETYATKO
Edoardo ANNA GORYACHOVA
Raimondo Lopez MARCO FILIPPO ROMANO
Corradino JUAN DIEGO FLÓREZ
Ginardo SIMON ORFILA
Aliprando NICOLA ALAIMO
Isidoro PAOLO BORDOGNA
Contessa d’Arco CHIARA CHIALLI
Egoldo GIORGIO MISSERI
Rodrigo UGO ROSATI, LUCA VISANI
Direttore MICHELE MARIOTTI
Regia MARIO MARTONE
Maestro del coro LORENZO FRATINI
Fine del panegirico.
Matilde era Olga Peretyatko. Devo ammettere che questo soprano non mi ha mai entusiasmato. Corretta professionista, bella ragazza, brava attrice, ma niente di fenomenale. Di certo non mi sarei mai sobbarcata una trasferta solo per sentire lei.
In quest'occasione, la prima volta che la sentivo dal vivo, ha sostanzialmente confermato le mie impressioni, pur producendosi in una prova più che discreta. Il timbro, è, per il mio gusto, ingrato, ed io sono una che, nelle sue preferenze, si fa molto condizionare dal colore della voce (ad esempio non perdono alla Callas il suo "metallo", mentre stravedo per il "velluto" di Kaufmann). Le agilità sono precise e scorrevoli, mentre si nota una certa disparità tra i registri. Il migliore è decisamente quello centrale, dove trova una buona morbidezza d'emissione. Quello grave alle volte pare artefatto, mentre l'acuto suona del tutto staccato dal resto e spesso i suoni sono al limite del controllo. Intelligentemente non esagera in variazioni sovracute che metterebbero in evidenza questo difetto, preferendo insistere sui centri. La vocina è in generale piccola, anche se abbastanza ben proiettata, ma ogni tanto cade nella pessima abitudine di cercare di gonfiare i suoni per far sembrare la voce più grande, ottenendo l'unico risultato di rendere il testo incomprensibile... Dizione il più delle volte corretta, anche se in certi casi un tantino affettata (quelle "c" così insistenti in "sdrucciolar" nel duetto del primo atto con Aliprando per me erano fastidiose). Pare molto a suo agio nella caratterizzazione ideata da Martone, è spigliata e giustamente civettuola. in generale una Matilde ben gestita, nonostante i difetti propri della cantante.
Anna Goryachova (Edoardo), alle mie orecchie sua più come un soprano corto che come un vero mezzo. Detto questo, il centro è apprezzabile per colore e volume, mentre il registro grave è quasi inesistente per quanto è leggero. Personalmente avrei evitato certe variazioni acute in cui ha ottenuto risultati poco lusinghieri. Per contro sta bene in scena e fornisce una buona interpretazione del suo personaggio, francamente un po' lagnosetto...
Piuttosto opaco vacalmente Simon Orfilia (Ginardo), che parte decisamente in sordina nel quartetto "Alma rea" dove è impreciso e si sente poco. Si riprende in seguito, soprattutto sul versante interpretativo, ma non brilla. Molto meglio Nicola Alaimo (Aliprando), autorevole vocalmente e convincente nel fraseggio, soprattutto nel duetto con Matilde.
Simpaticissimo l'Isidoro di Paolo Bordogna, una sicurezza in questi ruoli da buffo, anche se la voce è un pochino chiara e il sillabato non dei migliori.
Anche Chiara Chialli, la contessa D'arco, convince molto di più come attrice che come cantante. Ho rilevato vari sbandamenti d'intonazione.
Marco Filippo Romano (Raimondo Lopez) e Giorgio Misseri (Egoldo) fanno una buona figura nelle loro brevi parti.
Ottimo il coro del Teatro Comunale di Bologna, preparato da Lorenzo Fratini.
L'orchestra del Teatro Comunale di Bologna è guidata con maestria e gusto da Michele Mariotti, ormai una sicurezza nel repertorio belcantistico. Apprezzabile la scelta dei tempi e la cura nel sostenere i cantanti al meglio (soprattutto alla luce del fatto di avere un cast composto da voci non propriamente torrenziali).
Mario Martone (preciso che questa era una ripresa di un allestimento che ha debuttato al ROF nel 2004 e si è visto anche a Londra nel 2008) crea uno spettacolo asciutto ma efficace e curatissimo nella recitazione dei singoli personaggi, tutti ben caratterizzati e aderenti alle richieste del libretto. Splendido l'impatto visivo dei due imponenti scaloni a chiocciola posti al centro della scena che venivano continuamente percorsi dai protagonisti.
Nel complesso, si è trattato di uno spettacolo notevole, in cui la forza dell'insieme (soprattutto grazie alla mano felice di Mariotti e Martone) e della musica di Rossini hanno prevalso sulle pecche dei singoli.
Pubblico, giustamente, in delirio!
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