venerdì 4 maggio 2012

Cara immagine ridente: Favole rossiniane

Come comporre un'ouverture. Manuale pratico con parole e musica di Gioacchino Rossini (per cui, in teoria, dovrebbe trattarsi di un metodo affidabile)



Aspettate sino alla sera prima del giorno fissato per la rappresentazione. Nessuna cosa eccita più l'estro, come la necessità, la presenza di un copista che aspetta il vostro lavoro, e la ressa d'un impresario in angustie che si strappa a ciocche i capelli. A tempo mio in Italia, tutti gli impresari erano calvi a trent'anni. Ho composto l'ouverture dell'Otello in una cameretta del palazzo Barbaja, ove il più calvo ed il più feroce dei direttori mi aveva rinchiuso per forza, senz'altra cosa che un piatto di maccheroni, e con la minaccia di non poter lasciare la camera, vita durante, finché non avessi scritta l'ultima nota. Ho scritto l'ouverture della Gazza Ladra il giorno della prima rappresentazione, sotto il tetto della scala dove fui messo in prigione dal direttore, sorvegliato da quattro macchinisti che avevano l'ordine di gettare il mio testo dalla finestra, foglio a foglio, ai copisti, i quali l'aspettavano abbasso per trascriverlo. In difetto di carta da musica, avevano l'ordine di gettare me dalla finestra. Pel Barbiere feci meglio: non composi ouverture, ma ne presi una che destinavo ad un'opera semiseria, chiamata Elisabetta. Il pubblico fu arcicontento. Ho composto l'ouverture del Conte Ory stando a pesca, coi piedi nell'acqua, in compagnia del signor Aguado, mentre costui parlava di finanze spagnuole. Quella del Guglielmo Tell fu scritta in circostanze presso a poco simili. In quanto al Mosè, non ne feci alcuna.



E, come riporta la nota in calce nel mio volume delle Lettere del Gioak, questi consigli erano stati inviati a un artista esordiente dietro sua richiesta. Deve essere stato incoraggiante. :)

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