lunedì 14 maggio 2012

Una voce poco fa: Impresa solitaria “Se mai torno a’ miei paesi, anche questa è da contar” (Bologna, Italiana in Algeri, 13 Maggio 2012)

Avevo pensato a ben tre incipit per questa recensione, ma non al titolo: se l’abbondanza non ha mai fatto carestia, questa è l’eccezione che conferma la regola. Alla fine, ho scartato tutti e tre gli incipit e, come per magia, il titolo mi è comparso sui sopratitoli a teatro, rischiando che gridassi «Eccolo!» Così la prossima volta imparo a non preoccuparmi per le minuzie e attendere che la sorte faccia da sé. Dopotutto, col Gioak mi è sempre capitato così: andare a tentativi è l’unico modo per riuscire a fregarlo. E ce l’ho fatta anche questa volta. Nel mio piccolo, mi accontento.


Finalmente, dopo uno stock di opere serie, sono tornata alla sacrosanta opera buffa: L'Italiana in Algeri. Dove c’è il Gioak, si può andare tranquilli. Ieri, però, non era una giornata da Gioak: il Gioak è di quelli da giornate piene di sole, da temperature estive, da fiorellini e anatroccoli. Invece, ad accogliermi c’era un cielo grigio ferro e le impressionabili befane che, stringendosi nelle giacche e nei cappotti, esclamavano «Ma che freddo!» Beh, esimie signore, io ho tanto pregato da Venerdì pomeriggio che le temperature scendessero, che poco mi importava se anche si fosse scatenato il Diluvio Universale. Tanto, a Bologna ci sono i portici. L’importante è che l’abbia vinta sempre io.
Insomma, lo spettacolo di per sé era un problema secondario rispetto ai miei patemi e al clima, forse perché, dopo aver preso atto del cast, potevo stare abbastanza tranquilla. I baldi eroi, infatti, erano:
Isabella, Marianna Pizzolato
Mustafà, Michele Pertusi
Lindoro, Yijie Shi
Taddeo, Paolo Bordogna
Elvira, Anna Maria Sarra
Haly, Clemente Antonio Daliotti
Zulma, Giuseppina Bridelli
Orchestra e Coro del Teatro Comunale
Maestro del coro, Lorenzo Fratini
Direttore, Paolo Olmi
Regia e Costumi, Francesco Esposito

Gustosissima la regia, rispettosa di trama e ambientazione e felicemente arricchita da divertenti sketch. Ne citerò qualcuno ad esempio.
Nella partita a carte fra Lindoro e Mustafà, che si disputa durante il loro duetto, il Bey bara clamorosamente aiutato da un’odalisca, che gli sciorina un raccoglitore trasparente da cui scegliere la carta migliore, mentre Lindoro è tutto compreso nei suoi affanni. Questi benedetti tenori... (sospiro sconsolato)
Quando Isabella si presenta al Bey, ad un certo punto si gira verso il coro e agita le braccia come ali, e il coro la imita, irretito dalla simpatica maliarda che, contenta del risultato, ammicca verso il pubblico battendo le mani.
Meraviglioso il cappello da Kaimakan di Taddeo, con bandierina estraibile dell’Algeria e mezzaluna. Durante la cerimonia d’investitura, il coro lo saluta sventolando altre bandierine e lui risponde con altrettanto entusiasmo.
Indimenticabile, a mio avviso, è l’espediente finale di far sedere Pappataci Mustafà e Taddeo su due seggioloni, ornati di scodellina, cucchiaio e bavaglino con disegnato uno stilizzato pappataci. Nel corso della scena, è un susseguirsi di dispetti da bambini, con smorfie, disgusto per la pappa, agitarsi di gambette. Esilarante.
E come dimenticare una menzione d’onore alle due odalische che accompagnano Mustafà nel corso dell’opera, ma che hanno più l’aria di essere due feldmarescialli austriaci che due ancelle. Era loro compito, infatti, rimettere in riga gli scatenati protagonisti.
Veniamo ai divi. Una su tutti, l’Isabella di Marianna Pizzolato, assolutamente grandiosa sia dal punto di vista vocale che dal punto di vista attoriale: splendida interprete dalla voce di velluto, sicura nella coloratura, espressiva e vivace. Registro come molto belle le variazioni di Per lui che adoro (cantato nella vasca da bagno con un costumino a righe d’altri tempi).
Quantomeno deprimente, purtroppo, il Lindoro di Yijie Shi, con voce di timbro sgradevole non supportata nemmeno da una buona tecnica, come appreso fin dalla cavatina, ma il punto più basso si è toccato al duetto con Mustafà, immediatamente seguente, in cui, modulandosi su una vocetta che aveva dello striminzito, ricavava la magra figura di un pulcino al cospetto di un falco.
Tocchiamo invece un’altra vetta con Michele Pertusi, elegante Mustafà assorto nella vicenda. Avvincente l’aria Già d’insolito ardore nel petto, con bel cesello nella frase conclusiva quanto dolce a quest’alma sarà. A questo, aggiunge una magnifica presenza scenica e, grazie all’ampio mantello, al turbante e all’altezza (per non parlare dei musi duri rivolti al malcapitato Taddeo), sembrava davvero un Bey.
Divertentissimo il Taddeo di Paolo Borgogna (per inciso, io adoro Taddeo e per il gusto di prenderlo in giro dalla mattina alla sera pianterei in asso Lindoro), verso cui in realtà ero un po’ scettica dopo il ricordo della Scala di seta dal ROF che ho sentito alla radio quest’estate. Dal vivo invece, potendo prendere atto della verve da attore comico, mi ha favorevolmente impressionato. Proprio a suo riguardo, ho passato un momento di terrore quando, vai a capire perché, si è dovuto arrampicare su una fune e cantare a due metri da terra nel bel mezzo di Ho un gran peso sulla testa.
Si sono ben difese anche le giovanissime Anna Maria Sarra e Giuseppina Bridelli e complimenti anche all’Haly di Clemente Antonio Daliotti, da risentire in una parte un po’ più ampia.
La direzione di Paolo Olmi mi è sembrata ben curata ed elegante, senza nulla sacrificare ai passaggi più brillanti dell’opera.
Insomma, tirando le fila posso affermare che è stato uno dei più belli spettacoli a cui abbia assistito e sono entusiasta ancora adesso, all’indomani della trasferta e nonostante il mesto ritorno (il ritorno è mesto per partito preso, ma io guardo sempre avanti e già aspetto la prossima spedizione punitiva). Cogliendo stralci di conversazioni altrui (conversazioni altrui da cui traspare come la Rossini fever sia ancora di gran moda e mieta vittime, visto che ho sentito qualcuno sostenere che l’Adriatic Arena si trova a Verona...), pare che l’approvazione sia stata unanime. Per cui, se avete occasione di capitare a Bologna, provate a fare un salto al Comunale e ne uscirete felici.
Concludo esultando per la ripresa RAI che si è svolta ieri: ciò significa che presto o tardi uscirà il DVD... E devo dire che non vedo l’ora!

4 commenti:

  1. Dopo aver letto questa recensione, sono decisamente dispiaciuta di non essere potuta venire...

    RispondiElimina
  2. A una pomeridiana si è pure palesata la CML ! Andrei solo per lei :D

    RispondiElimina