- i teatri lo inseriscono costantemente e abbondantemente (leggasi TROPPO) nelle loro stagioni
- andare a teatro ci piace a prescindere
- magari c'è qualcuno bravo che canta
- magari c'è qualcuno che produce delle perle nere (nel caso dell'opere del bussetano, è la circostanza che più auspichiamo).
Incoraggiate da un cast piuttosto interessante, ci siamo recate in quel di Trieste cariche di speranze :). Vi anticipo fin d'ora che, in sostanza, siamo uscite da teatro abbastanza soddisfatte.
I protagonisti della serata sono stati:
- Luca Salsi - Rigoletto
- Francesco Meli - Il duca di Mantova
- Julia Novikova - Gilda
- Michail Ryssov- Sparafucile
- Francesca Franci - Maddalena
- Nicolò Ceriani - Il conte di Monterone
- Angelo Nardinocchi - Marullo
- Mario Bolognesi - Matteo Borsa
- Giuliano Pelizon - Il conte di Ceprano
- Marca Calcaterra - La contessa di Ceprano
- Loredana Pellizzari - Il paggio della duchessa
- Ivo Federico - Usciere del conte
- Corrado Rovaris - Direttore
- Michele Mirabella - Regista
Si parte un pò in sordina con un ouverture un tantino insipida. Per il resto della recita la direzione è andata a fasi alterne. Alcuni momenti molto precisi e incisivi, altri meno (ad esempio un "Sì, vendetta" troppo veloce, per i miei gusti) e qualche fiato lasciato intervenire con eccessiva veemenza.
Julia Novikova (Gilda), già nota per aver ricoperto questo stesso ruolo nel famoso Rigoletto televisivo con il Topone (alias Placido Domingo), mi ha sorpreso mettendo in mostra una voce più sonora e corposa di quanto mi aspettassi (intendiamoci, il volume non è torrenziale, si tratta pur sempre di un soprano leggero, ma dall'ascolto televisivo me l'ero immaginata più leggera, soprattutto nel registro centrale). Il timbro non è particolarmente prezioso, un filino "vetrosa" per le mie orecchie, ma la voce è estesa e sostanzialmente ben emessa, inoltre ha cercato una via interpretativa tradizionale ma accurata mediante l'uso della mezzavoce (anche se, ho rilevato qualche errore di intonazione, soprattutto nei pianissimi). Unica delusione il mi bemolle della Vendetta: intonato ma piccolo piccolo. Nel complesso un'interpretazione più che riuscita che il pubblico ha dimostrato di gradire.
Magnifico il Rigoletto (e, se non sbaglio, si trattava di un debutto) di Luca Salsi. Voce sonora, estesa e di bel colore, fraseggio intenso (penso soprattutto a Cortigiani, vil razza dannata e nel duetto finale con Gilda) ed elegante, non cede mai ad effettacci che spesso si sentono dagli interpreti del buffone. Di gran lunga (per me, ma anche per il pubblico in sala) il trionfatore della serata. Spero di poterlo risentire prossimamente anche in altri ruoli.
Francesco Meli (Duca di Mantova), forse il componente più celebre del cast, si è comportato esattamente come avevo previsto. Premetto che non amo particolarmente il tenore genovese, ma di certo non al punto di non riconoscerne le qualità. Uno dei motivi per cui è particolarmente ammirato è il timbro. A me, onestamente, non piace affatto, ma è un rilievo del tutto soggettivo. Nonostante il fatto che la parte, dal punto di vista vocale, sia decisamente adatta a lui, a mio avviso il personaggio non viene reso in modo corretto. Nei momenti in cui il libertino dovrebbe uscire in tutta la sua spavalderia (soprattutto Questa o quella, La donna è mobile e Bella figlia dell'amore) il personaggio non è convincente. L'esecuzione vocale è corretta, ma manca la sfrontatezza, manca l'arroganza del nobile che passa impunemente da una fanciulla all'altra. Molto meglio nel secondo atto, dove la scrittura e le tematiche affrontate, soprattutto in Parmi veder le lagrime, sono più vicine al temperamento di Meli, anche se, dal mio punto di vista, l'interprete è sempre un pò lezioso, più attendo ad emettere dei bei suoni che a cercare il giusto accento per dare vita e spessore al personaggio. Da rilevare, inoltre, qualche acuto non perfettamente a fuoco (ad esempio la chiusa de La donna è mobile, il si è preso bene, ma in chiusa si strozza un po'), qualche presa di fiato di troppo e delle note in piano che hanno deragliato verso il falsetto.
Positiva la Maddalena di Francesca Franci. Fortunatamente non è stata il solito incrocio tra un trans e un orco che troppo spesso ci ritroviamo in questo ruolo. La Franci è stata puntuale nei suoi interventi, mettendo in mostra un piacevole timbro mezzosopranile.
Molto bravo Michail Ryssov nei panni di Sparafucile. Forse il timbro è un tantino chiaro per i miei gusti, ma le note ci sono tutte e l'interprete è stato più accurato di quanto di solito sentiamo per questo ruolo, risolto di solito con accenti truci ed emissione lasciata allo stato brado.
Piuttosto incerto e fisso in acuto il Monterone di Nicolò Ceriani. Non mi è piaciuto il Paggio dall'emissione stridula di Loredana Pellizzari, mentre mi hanno convinto Ivo Federico (Usciere di corte), Annika Kaschenz (Giovanna), Marta Calcaterra (Contessa di Ceprano), Angelo Nardinocchi (Marullo), Giuliano Pelizon (Conte di Ceprano) e Mario Bolognesi (Borsa).
Molto buona la prestazione del coro, tornato in grande forma. Compatto e preciso, si è fatto davvero onore.
L'allestimento, che avevo già visto nel 2006 (anche se, questa volta, la regia è stata curata da Michele Mirabella) si rifà a quella tradizione "decorativa" che tanto amo. Esattamente quello che ci si aspetta di vedere in un Rigoletto. Costumi d'epoca, scene eleganti e funzionali (anche se l'abbozzo del ritratto del duca non si poteva vedere...), cantanti "lasciati cantare" in pace. Niente colpi di scena (come se non ci bastassero quelli che Piave ha pensato)? Niente simbologie? Niente riferimenti all'attualità? A me non sono affatto mancati. Sarei estremamente felice di poter vedere più spesso altre produzioni così "semplicemente belle" in cui i veri protagonisti sono la musica e il libretto, non le idee strampalate del regista!
Una piccola nota finale. Il pubblico. I presenti hanno dimostrato di gradire lo spettacolo. Grande successo per i tre protagonisti (Salsi su tutti) e per l'ottimo Sparafucile, giustamente festeggiato. devo dire che mi ha preoccupato notare che, per una domenicale pomeridiana, con un primo cast di livello internazionale, il teatro non fosse gremito. In loggione, dove io mi trovavo, i posti erano quasi tutti occupati, salvo quelli di solo ascolto. Stesso discorso per la seconda galleria. Ma è nei palchi e in platea ce si notavano vuoti importanti. Trattandosi di Rigoletto mi sarei aspettata ben altra folla. Interpreto questo come un segnale di disaffezione da parte del pubblico nei confronti del teatro. Certo, i rimescolamenti dei torni di abbonamento e i cambi di tariffe hanno infastidito non pochi (me compresa) e le ferrovie di certo non incentivano chi non ha voglia di guidare fino a Trieste, ma credevo che il titolo e i nomi presenti avrebbero comunque attratto più pubblico, anche di triestini, che non avevano il problema dello spostamento ferroviario.
Un peccato.
Positiva la Maddalena di Francesca Franci. Fortunatamente non è stata il solito incrocio tra un trans e un orco che troppo spesso ci ritroviamo in questo ruolo. La Franci è stata puntuale nei suoi interventi, mettendo in mostra un piacevole timbro mezzosopranile.
Molto bravo Michail Ryssov nei panni di Sparafucile. Forse il timbro è un tantino chiaro per i miei gusti, ma le note ci sono tutte e l'interprete è stato più accurato di quanto di solito sentiamo per questo ruolo, risolto di solito con accenti truci ed emissione lasciata allo stato brado.
Piuttosto incerto e fisso in acuto il Monterone di Nicolò Ceriani. Non mi è piaciuto il Paggio dall'emissione stridula di Loredana Pellizzari, mentre mi hanno convinto Ivo Federico (Usciere di corte), Annika Kaschenz (Giovanna), Marta Calcaterra (Contessa di Ceprano), Angelo Nardinocchi (Marullo), Giuliano Pelizon (Conte di Ceprano) e Mario Bolognesi (Borsa).
Molto buona la prestazione del coro, tornato in grande forma. Compatto e preciso, si è fatto davvero onore.
L'allestimento, che avevo già visto nel 2006 (anche se, questa volta, la regia è stata curata da Michele Mirabella) si rifà a quella tradizione "decorativa" che tanto amo. Esattamente quello che ci si aspetta di vedere in un Rigoletto. Costumi d'epoca, scene eleganti e funzionali (anche se l'abbozzo del ritratto del duca non si poteva vedere...), cantanti "lasciati cantare" in pace. Niente colpi di scena (come se non ci bastassero quelli che Piave ha pensato)? Niente simbologie? Niente riferimenti all'attualità? A me non sono affatto mancati. Sarei estremamente felice di poter vedere più spesso altre produzioni così "semplicemente belle" in cui i veri protagonisti sono la musica e il libretto, non le idee strampalate del regista!
Una piccola nota finale. Il pubblico. I presenti hanno dimostrato di gradire lo spettacolo. Grande successo per i tre protagonisti (Salsi su tutti) e per l'ottimo Sparafucile, giustamente festeggiato. devo dire che mi ha preoccupato notare che, per una domenicale pomeridiana, con un primo cast di livello internazionale, il teatro non fosse gremito. In loggione, dove io mi trovavo, i posti erano quasi tutti occupati, salvo quelli di solo ascolto. Stesso discorso per la seconda galleria. Ma è nei palchi e in platea ce si notavano vuoti importanti. Trattandosi di Rigoletto mi sarei aspettata ben altra folla. Interpreto questo come un segnale di disaffezione da parte del pubblico nei confronti del teatro. Certo, i rimescolamenti dei torni di abbonamento e i cambi di tariffe hanno infastidito non pochi (me compresa) e le ferrovie di certo non incentivano chi non ha voglia di guidare fino a Trieste, ma credevo che il titolo e i nomi presenti avrebbero comunque attratto più pubblico, anche di triestini, che non avevano il problema dello spostamento ferroviario.
Un peccato.
Capite che se non si fa il sold out con Rigoletto (e questo cast) è meglio passare direttamente, che ne so, alla Wally o Rosmonda d'Inghilterra?
RispondiEliminaAlmeno vedremmo qualcosa che in giro non si rappresenta. Ma sarà dura, sembra che si debbano fare solo quei 10 titoli.
Ciao a voi.
Fosse per me, brucerei Rigoletto e farei Rosmonde e Wally a raffica!
EliminaA parte gli scherzi, tutti quei vuoti mi hanno impressionato. Mi pare evidente che la strategia del titolo popolare per fare cassa (che, per carità, visto il periodo ci poteva anche stare) stia fallendo miseramente. Si mette in scena Anna Bolena (ok, non opera celeberrima, ma è pur sempre Donizetti, non Traetta!) con la Devia e il teatro è mezzo vuoto. Si prova con Rigoletto con un cast degno dei teatri più importanti e il teatro si riempie, ma non del tutto. Vedremo come andrà con Boheme, ma io sono davvero preoccupata.
Soluzioni? Non lo so. Titoli più desueti potrebbero attirare degli appassionati da fuori, ma sarebbero abbastanza, numericamente, per avere un teatro sempre mediamente pieno, soprattutto vista la situazione economica attuale? Io temo di no, a meno che non si chiamino super cast (ma anche in quel caso non so quanti poi verrebbero), che però sono molto costosi e richiedono programmazione molto anticipata, visto che i grandi nomi firmano i contratti con molti anni di anticipo. Io adesso cercherei piuttosto di riportare i triestini a teatro. In 2 anni il teatro ha perso circa 1000 abbonati. Una cifra enorme! Perché non vengono più ? Cosa si può fare per farli tornare? Come ci si possono attirare i triestini che al Verdi non ci hanno mai messo piede? Io partirei da queste domande in sede di programmazione per gli anni futuri.
Ciao!
Cara socia, splendida e puntualissima recensione! So che non vedi l'ora di sentire il mio commento ( ;) ), per cui eccolo qui. Anch'io sono preoccupata (e perplessa) per la moderata affluenza di pubblico. Vuoi forse dirmi che proprio io e te, che con Verdi non centriamo un benemerito tubo, siamo state quelle che hanno atteso con maggiore ansia questo spettacolo (fino al punto da sognarlo, rendiamoci conto!!!)??? Non è vero, dai! In realtà, tutti sapevano fin da mesi e mesi prima che quella sarebbe stata una luminosa Domenica di sole e hanno preferito andarsene a Barcola! Anche se io avrei preferito mille Rigoletti a un po' di sole, come sai, per cui, come dice un mio amico barbuto e panciuto, non sarebbe una scusa ma un'aggravante. :)
RispondiEliminaRiguardo agli aspetti tecnici, concordo più o meno su tutto. Vorrei sottolineare un'unica piccolezza sui costumi (te l'ho già detto, ma è più forte di me ripetermi): cioè, il costume blu che Meli indossava nel primo atto era uguale a quello con cui Tiziano ha dipinto il Duca Federico Gonzaga. Sarà solo una colta coincidenza, ma se ci appellassimo a questo, avremmo finalmente trovato un nome di battesimo al Duca, per cui da anni mi cruccio per non poterlo chiamare per nome (come il Conte d'Almaviva, come il Conte di Luna e come tanti altri illustri protagonisti per cui purtroppo la storia non può venirci in soccorso...). In cosa mi perdo... :)
Concordo in tutto e aggiungo che la Novikova era molto stonata nella cadenza in Caro nome.
RispondiEliminaNon avete citato il tizio col quadro durante la sinfonia, che ci ha lasciato abbastanza perplessi !
E diii pensiiiEeEeEeR ! BUM.
Alle defezioni del pubblico può aver anche contribuito la bella giornata di sole (con conseguente gitarella a Barcola) e qualche decesso di troppo :D (si scherza)
Mi ero dimenticata del quadro in scena già durante la sinfonia. Grazie!
EliminaLa Novikova ha stonato solo in fondo alla cadenza (o almeno così ho scritto nei miei appunti) il resto a me è parso molto buono, mi bemolle compreso. Probabilmente, se avesse evitato qualche piano, l'intonazione ne avrebbe guadagnato.
Ps. Ai decessi avevo pensato anch'io ;)
Sì sì anche io mi riferivo alla fine. Cmq, ripensandoci in questi giorni, è stato proprio un bel Rigoletto ! :)
EliminaL'altro giorno ho partecipato a una riunione/conferenza sul futuro del teatro, purtroppo non ho tempo di riferirne sul blog, ma qualcosa è stato scritto sul quotidiano.
RispondiEliminaLa parola d'ordine deve essere, comunque, professionalità e competenza specifica. Sembra facile, ma non lo è perché la politica è un moloch schifosissimo. Magari ne parliamo de visu.
Ciao a tutti voi.