Questo post vuole essere polemico. Musicalmente polemico, ma comunque, prima di tutto, polemico. Visto che nel non lontano 2013 ci hanno fatto una testa così sul bicentenario verdiano, sarebbe stato politicamente corretto che quest'anno qualcuno nelle alte sfere si fosse ricordato che ricorrono i centocinquant'anni dalla morte di un trascurabile compositore di nome Gioacchino (o Gioachino? Giovacchino? Giovachino?) Rossini. Probabilmente, la difficoltà di decidere con che nome appellarlo deve aver fatto la differenza, anche se non so chi di noi abbia tanta confidenza con lui da poterlo chiamare per nome... E infatti noi, su questo blog, abbiamo pensato bene di ovviare l'inconveniente e chiamarlo spesso "Gioak".
In particolare, mi sarebbe piaciuto che quest'anno il cartellone della serata inaugurale della stagione della Scala avesse recitato "Gioak Rossini". Sarebbe stato bello e appropriato che un teatro così importante rendesse omaggio a questo insignificante personaggio che, com'è noto, ha così scarsamente contribuito al gusto musicale dei suoi tempi e ha anche fatto del suo meglio per influenzare tutti i più grandi compositori della prima metà dell'Ottocento.
E, invece, no! Alla Scala non si trova niente di meglio che proporre l'ennesimo Verdi, probabilmente perché, se non lo avessimo di nuovo tirato fuori dal cilindro, saremmo potuti andare in crisi d'astinenza.
Chissà, forse qualcuno è convinto che le opere di Rossini non siano "opere da prima" (che diavolo voglia dire quest'espressione è sempre stato per me un mistero), forse perché nei suoi finali generalmente non è previsto che qualcuno debba per forza morire... E se manca l'anelito tragico, si sa, il pubblico non è contento. No, il pubblico NON può essere contento di tornare a casa con in mente le immagini di una festosa riconciliazione, non sarebbe superbamente tragico.
Il problema è che, per passare dal tragico al ridicolo, il passo è ironicamente breve. Io non voglio correre il rischio di fare questo scivolone e passo al ridicolo direttamente, proponendovi una bella versione de La Cenerentola, con protagonisti Frederica von Stade, Francisco Araiza e il mio tanto adorato Paolo Montarsolo. Direttore l'intramontabile Claudio Abbado. Mi pare che, con questi nomi, valga la pena dare almeno un'occhiata.
BUON ASCOLTO!
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