venerdì 15 novembre 2013

Una voce poco fa: Nabucco (Bologna, 27 Ottobre 2013)

Voi che sapete che cosa è recensione vi sarete domandati dove io sia finita, ma non temete. Non ho dimenticato che ho una puntata di Nabucco in sospeso.
Come potrei mai dimenticare quell'emozionante Domenica pomeriggio in cui, partita con la fida, tolstojana scorta de La morte di Ivan Il'jc, sono tornata con un nuovo acquisto intitolato Il terrore rosso? Avevo trovato la compagnia ideale per deprimermi... E dire che Nabucco è una delle opere verdiane che finisce meglio, con la sconfitta della cattiva e il trionfo dei buoni e in cui (quasi) tutti vissero felici e contenti...

Ma, un momento, IO TIFO PER ABIGAILLE! Insomma, essendo anche lei un po' "strega", devo difendere la categoria e, se a darci manforte arrivano anche le fattucchiere del Macbeth, siamo a cavallo. Possibile che quella lagna di fanciulla (Fenena) e quella lagna di re (Nabucco) riescano ad arrivare incolumi alla fine e che l'unico, vero uomo di tutta la storia (Abigaille, appunto) non ce la faccia, anche se per un pelo, proprio per un pelo? Beh, certo, c'è una spiegazione: il Massimo Fattore, come direbbe Dante. Solo un'entità superiore poteva cavare d'impaccio quei due e confondere la superba... E così io e il Cigno finiamo in disaccordo un'altra volta. Non ve lo sareste mai aspettati, è vero? :)
Marcia indietro. Torno alle cose cosiddette serie.
Ecco qui i divi:

Nabucco, Vladimir Stoyanov
Abigaille,  Anna Pirozzi
Zaccaria, Dmitry Beloselskiy
Ismaele, Sergio Escobar
Fenena, Veronica Simeoni
Anna, Elena Borin
Abdallo, Gianluca Floris
Il Gran Sacerdote, Alessandro Guerzoni

Orchestra e Coro del Teatro Comunale
Maestro del coro, Andrea Faidutti
Direttore, Michele Mariotti
Regia, Yoshi Oida, ripresa da Maria Cristina Madau

Dopo aver porto di nuovo i miei complimenti alla parte del cast di cui ho avuto modo di parlare in precedenza, rivolgo la mia attenzione sulle tre "reclute", cioè Stoyanov, la Pirozzi e Beloselskiy [sic. Mi adeguo alla traslitterazione dal Russo che ho trovato nel programma di sala, ma che personalmente trovo orribile, perché ignora tutte le regole correnti... Ma non ci si può lamentare, dopo aver trovato Trozkij scritto in tutte le salse].
Il Nabucco di Vladimir Stoyanov ha avuto più uno slancio intimistico che regale, così da rendere meglio nei momenti "privati" che nelle scene "pubbliche". Se da un lato si presenta apprezzabile nel duetto con Abigaille, dall'altro risulta un po' più difficile seguire il processo che lo porta alla più sfacciata empietà. Registro per l'espressività l'accorata frase "perché sul ciglio una lagrima spuntò". In definitiva, non mi ha convinto del tutto (cosa che, per dirla con Wagner, sarà il leitmotiv di questo intervento).
L'Abigaille di Anna Pirozzi (non a caso ho citato prima Macbeth, in cui ho avuto modo di vederla nei panni della Lady proprio a Bologna) si presentava ancora in fase di elaborazione, ma si è aiutata a dare spessore al personaggio con le espressioni del viso e con la recitazione, benché non imponga la sua presenza scenica come la Billeri nella replica scorsa. E questo sarà l'unico riferimento che farò all'Abigaille dell'altro cast, perché la resa è stata completamente diversa. La voce della Pirozzi non ha un timbro particolarmente pregevole e latita un po' nel registro grave; quanto all'acuto, va decisamente molto meglio, anche se in un paio di momenti sembrava essere al limite (e infatti sono stati acuti piccoli piccoli). In generale si è portata piuttosto bene, ma lascia un senso d'"incompiuto" cui potrà sicuramente rimediare proseguendo lo studio del personaggio.
Anche sullo Zaccaria di Dmitry Beloselskiy mi trovate un po' perplessa. La voce è bella, rende con brillantezza "che dia morte allo stranier", ma a momenti non passa il coro e, tutto sommato, non ha la grinta da sostenitore del popolo. Anche a questo si può rimediare col tempo, però.
Riconfermo la mia opinione sulla regia, che avevo lasciato in sospeso. Le proiezioni sul fondale si limitavano a un occhio e qualche scarabocchio (che sarebbe la divinità di Belo) e non animavano per nulla una scena quanto mai minima e statica. Tutto sommato, sarebbe stato meglio chiudere gli occhi e immaginare da sé.

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