martedì 5 dicembre 2017

La prima alla Scala: Titoli ed autori nei secoli

Con l'inaugurazione della stagione 2017/2018 del teatro alla Scala ormai in vista ho pensato di proporvi una piccola riflessione/analisi sui titoli proposti come prime  nel corso della storia.




Piccola premessa storica. Noi contemporanei pensiamo al giorno della prima abbinandola alla festività di Sant'Ambrogio, cioè il 7 dicembre, ma in realtà la consuetudine di far cadere in questa data la serata di apertura della nuova stagione è stata introdotta solo nel 1951 (con una certa Maria Callas nei Vespri Siciliani, per inciso). Prima la data era variabile, anche se spessissimo si optava per il 26 dicembre che segnava l'inizio del carnevale e della stagione musicale legata a questo periodo.

Munita di supporti analogici (carta e penna) mi sono messa a fare l'inventario dei titoli proposti (mi sono basata sul volume "La Scala Racconta" di Giuseppe Barigazzi) e oltre ad aver dato un valore numerico a situazioni che già immaginavo, ho fatto anche non poche scoperte.
[Una piccola nota. Avendo usato, come ho detto, solo supporti analogici, potrei aver commesso qualche piccolo errore. Sapete, i mie neuroni sono pochi, e con la preparazione al Natale in corso sono anche meno efficaci del solito. Chiedo vena fin da ora.]

A primeggiare come numero totale di "sue" prime abbiamo, e non è AFFATTO un sorpresa, Giuseppe Verdi. Quello che impressiona, è la quantità di volte in cui le sue creazioni sono state scelte. Cominciando con I lombardi alla prima crociata nel 1844, Verdi è stato proposto per ben 64, ripeto, SESSANTAQUATTRO, volte, divise tra 19 titoli del suo catalogo. La palma della più eseguita (sia tra le opere di Verdi, che in assoluto) (scrivere queste righe per me è un dolore fisico: tutto questo Verdi mi farà venire l'orticaria...) se la contendono, con otto prime a testa, Aida e Don Carlo (in diverse versioni), seguiti a ruota da Otello, a quota sette.

Al secondo posto tra i più rappresentati, e questa è per me in parte una sorpresa, troviamo Richard Wagner. Rispetto a Verdi, però, il numero totale scende esponenzialmente fermandosi a 20. La prima apparizione è stata con I maestri cantori di Norimberga (ovviamente in italiano) nel 1889. La sua opera più vista e stata Die Walküre con 5 prime ed oltre a questa, Wagner è stato presente con altri otto titoli. Incredibilmente, più di metà delle rappresentazioni Wagneriane avvengono tra il 1889 e il 1914, quando, nel giro di 25 anni, l'autore tedesco viene proposto per ben 12 volte.


Alla terza posizione tra i più eseguiti incontriamo, ed è sempre un gioia, il faccione rubicondo di Gioacchino Rossini con le sue 15 prime. Un terzo del totale è rappresentato da allestimenti di Gugliemo Tell, mentre tutti gli altri titoli (con l'eccezione del Mosè, che è stato utilizzato in due occasioni) sono stati protagonisti del 7 dicembre (o chi per lui) in una sola occasione. Il Tell, presumo visto il suo tema serio/storico e il suo essere un'opera particolare rispetto al catalogo rossiniano, viene, evidentemente, considerato un'opera "da prima" in quanto si conforma al genere di composizioni che di solito vengono proposte in quell'occasione (poi approfondirò anche questo discorso, ma ora devo darmi una regolata con le parentesi) e infatti è stato proposto più volte nel corso dei secoli. Stupisce invece che nel 1973 Abbado abbia diretto l'Italiana in Algeri, l'unica opera buffa rossiniana eseguita ad una prima: tutte le altre sono state opere serie.

Al quarto posto, a sorpresa non tanto per il posizionamento, quanto per il numero di rappresentazioni,  troviamo Gaetano Donizetti. Sì, perché quello che io considero un autore decisamente popolare ed amato è stato chiamato in causa per la prima solo 9 volte, di cui 3 consecutive tra 1832 e 1834 (Fausta, la sua prima inaugurazione, Lucrezia Borgia e Gemma di Vergy) e manca dal 7 dicembre dal lontano 1967 con Lucia di Lammermoor. 9 di Donizetti contro 64 di Verdi mi pare una sproporzione francamente assurda, soprattutto alla luce della vastità e varietà del catalogo Donizettiano. Spicca il fatto che solo due titoli sono stati ripetute due volte: Fausta e Poliuto. Nessuna delle due (ma soprattutto la prima) sono titoli di grande repertorio. Bisogna però rilevare che le rappresentazioni di Fausta sono avvenute nel 1832 e 1859, cioè ad autore vivente (il 1832 è l'anno in cui l'opera ha debuttato a Napoli) o morto da poco. Invece Poliuto è andato in scena nel 1940 e nel 1960 con una certa Callas, un certo Corelli e un certo Bastianini ecc...


Una vera sorpresa, almeno rispetto a quello che sentiamo di solito oggi nei teatri, la troviamo al quinto posto. Con sette prime al suo attivo abbiamo infatti il tedesco Johann Simon Mayr. I meno esperti tra di voi potrebbero dire "CHIII?????". E in effetti si tratta di una domanda legittima perché l'autore, dopo il notevole successo ottenuto tra la fine del '700 e i primi dell'800  è sostanzialmente sparito dalle scene, o quasi. Questo dato si riflette anche sulle sue apparizioni scaligere, che infatti sono concentrate tra il 1799 (con Lodoiska) e il 1820 (Fedra). Si tratta di un chiaro caso di compositore che in una certa epoca è stato in auge poiché componeva musica "alla moda", ma che, col passare di quella moda, è caduto nel dimenticatoio. Stando all'archivio on line della Scala, dal 1950 ad oggi non una sola nota di Mayr è stata eseguita nel teatro milanese. Io una rimpatriata la farei... Non necessariamente alla prima, ma potrebbe essere un'operazione interessante.

A pari merito in sesta posizione con 6 titoli troviamo una coppia decisamente improbabile: Wolfgang Amadeus Mozart e Saverio Mercadante. Se la fortuna dell'autore pugliese può essere accostata, per motivazioni, a quella di Mayr (debutta nel 1822 con Amleto  ed inaugura per l'ultima volta nel 1848 con La schiava saracena), l'esatto contrario si può dire con Mozart. Lo incontriamo per la prima volta nel 1818 con La clemenza di Tito (piccola nota per Pereira, se sta leggendo: io gradirei molto quest'opera nel prossimo futuro...), quando l'autore era già morto da più di 20 anni, per poi scomparire per quasi due secoli quando, nel 1987, Riccardo Muti propone Don Giovanni, il quale è stato visto anche nel 2011. Gli altri titoli sono stati Die Zauberflöte (1995) e Idomeneo (1990 e 2005). Come possiamo quindi notare, la storia di Mozart alle prime è sostanzialmente recente e stupisce che manchino titoli che sono unanimemente considerati parte del repertorio standard (penso soprattutto a Le nozze di Figaro, ma anche Così fan tutte Die Entführung aus dem Serail).

A quota 6 si posiziona in solitaria Giacomo Puccini, che non più tardi dello scorso anno ha avuto l'onore del 7 dicembre con Madama Butterfly.

Con 5 titoli abbiamo ben 4 autori, e anche in questo caso il gruppo è quantomai eterogeneo. Spicca un nome, non solo in questo quartetto, ma in generale nella storia del melodramma: Vincenzo Bellini . Sì, perché questo colosso ha avuto l'onore della prima SOLO in cinque occasioni. L'ultima apparizione del catanese risale addirittura al 1955 (con Norma)! Gli altri occupanti di questa posizione sono Spontini (quattro volte con la Vestale), Boito e Nicolini.

Con quattro prime, tra gli altri, ancora due nomi illustri: Giacomo Meyerbeer e Georges Bizet, che è sempre stato presente, fino al recente 2009, con Carmen.


Fra gli autori di una certa fama con tre o meno prime al proprio attivo possiamo segnalare Ponchielli (tre), Auber (una), Gounod (una), Massenet (una), Berlioz (uno), Gluck (tre), Mascagni (due) e Beethoven (tre).
Infine Umberto Giordano aprirà la stagione per la prima volta quest'anno con Andrea Chenier.

Permettetemi ora di affrontare una tematica strettamente legata alla mia analisi dei titoli e degli autori proposti nel corso dei secoli: in base a cosa si sceglie un'opera "da prima"? Esiste un modello che identifichi l'opera "da prima"?
La mia risposta istintiva è: "deve scapparci il morto". Insomma, Don Carlo, Otello, Aida e compagnia farebbero la gioia delle imprese di pompe funebri! Però, ad esempio, in altre opere molto frequentate come Falstaff  se la cavano tutti.
E' forse la tematica storica (per quanto romanzata) ad attrarre? Molti titoli puntano in questa direzione, ma allora tutti i titoli di Wagner (e non solo)?
Numericamente è chiaro che titoli di carattere serio o drammatico sono di gran lunga preferiti a quelli buffi o comici (con, come unici esponenti, Falstaff e l'Italiana in Algeri, se non mi è sfuggito qualche altro titolo).
Evidente è anche la tendenza, in particolare negli ultimi anni, a scegliere opere, o perlomeno autori, decisamente noti, forse per compiacere il pubblico delle prime e le platee televisive, che di solito non sono composte da esperti melomani. Infatti negli ultimi 10 anni abbiamo avuto 4 Verdi, 3 Wagner, 2 Mozart, un Bizet (Carmen, ovviamente), un Puccini e un Beethoven: non certo autori di nicchia.
Un aspetto che, a mio avviso, ha un notevole rilievo in sede di scelta del titolo inaugurale è la presenza di un star interessata a portare in scena un determinato ruolo (che non significa necessariamente che abbia la voce adatta per farlo...). Il 7 dicembre del 2015 si sarebbe fatta Giovanna d'Arco se non ci fosse stata la Netrebko? Non credo... E Poliuto nel 1960 senza la Callas? Men che meno...
Anche il verificarsi di "ricorrenze" come celebrazioni di importanti anniversari di morte o nascita di autori di rilievo o anniversari di prime assolute di opere celebri sono senza dubbio motivazioni di gran peso.

Facendo un "bilancio" di tutti questi dati e considerazioni, e tenendo presente che pianificare una stagione e scegliere il titolo inaugurale sia più vicino ad un processo alchemico che ad un prodotto artistico, non posso fare a meno di rilevare che quello che manca sempre di più negli ultimi anni è la fantasia. Se nel corso dei secoli, infatti, si sono alternati titoli e soprattutto autori legati alla "moda" del momento, oggi sembrerebbe che la moda sia sempre la stessa da decenni. Va bene proporre con frequenza titoli ed autori di grande repertorio (anche perché questo facilita il reperimento di cantanti che già conoscano i ruoli o che siano propensi a studiarli visto che ci sarebbero poi concrete possibilità di poterli riprendere), ma ogni tanto sarebbe interessante anche qualche "colpo di scena", come opere contemporanee, autori ignoti o titoli minori di autori celebri, ma che non siano il "solito" Verdi.



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