lunedì 1 agosto 2016

Parola... Parolissima!: Esotismo

In periodo di vacanze molti di noi cercando qualcosa di esotico. Ed anche nell'opera spesso abbiamo incontrato una certa predilezione per l'esotismo.




Grande amicizia fra l'esotismo e l'opera, nel senso dell'argomento puro e anche in quello della confezione musicale. 
Egitto, Medio Oriente, Turchia, India, Cina, le Americhe e il Giappone sono solo alcune delle ambientazioni esotiche sfruttate dai nostri cari librettisti. Sono esotici i luoghi, i nomi dei personaggi, ma spesso anche l'ispirazione musicale che cerca, in modo più o meno artificioso e credibile, le musica del posto.
Gli esempi si sprecano e sono ben distribuiti in tutta la storia del melodramma. Personaggi egiziani e Marocchini nell'"Ormindo" di Cavalli, "Semiramide" che si svolge a Babilonia, "Paride ed Elena" di Gluck a Troia, la Turchia per "Die entfuhrung aus dem Serail", le striature africane di Ricciardo e Zoraide, la Gerusalemme di "Zaira", "Alzira" in Perù, "Lakmè" in India, "Esclarmonde" a Bisanzio, "I pescatori di perle" a Ceylon, fino alla giapponese "Butterfly" e la cinese "Turandot".
Si tratta il più delle volte di paesi "fantastiosi", per niente o quasi corrispondenti a quello che sono nella realtà per usi e costumi e quindi spesso l'ambientazione è un semplice pretesto per conferire delle sfumature più affascinati a trame che si sarebbero potute benissimo ambientare in una qualsiasi località europea, ma la passione per le "turcherie" e il fascino che tutto quello che era esotico esercitava sull'immaginazione del pubblico era troppo potente per non essere sfruttato.





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