venerdì 11 gennaio 2013

Il ticchettio dell'orologio o sia All'ombra delle due Torri (Spedizione punitiva a Bologna dell'8 Gennaio 2013)


Non ho fatto dei buoni propositi per l'anno nuovo, perché ero consapevole che fossero perduti in partenza: l'apertura della prevendita del Comunale in data 8 Gennaio, infatti, cancellava d'un tratto ogni speranza di mantenere un profilo basso e votato al risparmio. E, se proprio devo confessare la verità, tutta la verità e nient'altro che la verità, la cosa mi sta bene così: l'opera è sempre un buon investimento.
Ma partiamo coi fatti.

Ore tre del mattino dell'8 Gennaio. A nove ore dall'apertura del botteghino e causa del mio odio per il suono della sveglia, mi desto dal sonno del giusto con larghissimo anticipo e non mi riassopisco fino alle cinque. Trascorro il tempo riflettendo su Traviata e sul modo di tradurla in Friulano, divertimento piuttosto inutile e fine a se stesso, ma che mi ha allietato durante l'insonnia e che mi ha procurato un calmo divertimento pensando di ribattezzare l'opera La piarduda (La perduta) e di far pronunciare a Violetta un rustico "Monadis! Monadis!"  al posto dell'inflazionato "Follie! Follie!" So di essere matta, non occorre che me lo diciate voi. :)
Ore sette e trentacinque. A quattro ore e venticinque dall'apertura del botteghino, arrivo in stazione con un anticipo insolito, così ho tutto il tempo per constatare che l'amato direttissimo per Bologna, dopo oltre dieci anni di onorato servizio, è stato cancellato per cause di forza maggiore. Guardo il tabellone come istupidita: non avevevo mai visto un treno a lunga percorrenza soppresso! E mi domando: doveva capitare proprio oggi???
Niente panico: regionale fino a Mestre e poi si vedrà. Là una coincidenza per Bologna la piglio di sicuro.

Ore nove e dieci. A tre ore scarse dall'apertura del botteghino, dopo un viaggio con soste nelle rinomatissime stazioni di Ceggia (?), Meolo (??) e Lison (???) e mezz'ora di ritardo, eccomi approdata a Mestre. Qui ho la felice sorpresa di scoprire che non tutto è perduto: ad aspettarmi c'è una magnifica coincidenza con la Freccia Argento, che mi permette di arrivare a Bologna allo stesso orario del treno soppresso. Non credevo ai miei occhi: Trenitalia funziona! Presto, avrei avuto modo per rivedere l'affrettato giudizio, ma procediamo con ordine.
Il viaggio sull'inaspettata Freccia è stato piacevole, immerso nella lettura di una biografia sul Re Sole, con di fronte una signora che ascoltava a volume spiegato un disco della Bartoli (è dei nostri!!!) e di fianco due Giapponesine che mangiavano uovo sodo alle dieci del mattino. Alle mie spalle, un delizioso pupo di nove mesi che è stato l'orgoglio del vagone e un'attempata signora dallo squillante cellulare con la suoneria di Gangam style. Ognuno ha i suoi gusti...



Ore undici e quaranta. A venti minuti dall'apertura del botteghino sono davanti al Comunale. Non mi pareva neanche vero di esserci arrivata. Non faccio in tempo a guardarlo con incantata meraviglia che esplodo in un urlo d'orrore. C'è calca davanti alla biglietteria e, peggio ancora, di fianco all'entrata c'è esposta la lista per il turno di precedenza. Lista che è stata esposta alle sei di mattina. Lista per cui, visto l'orario del mio risveglio, avrei potuto prendere il treno prima e arrivare con beata calma, segnarmi fra i primi e non perdere tutto il pomeriggio. Invece, segno il mio nome di fianco al numero sessanta.
Così imparo a sfidare il pregiudizio e a presentarmi (CONSCIAMENTE, perché avevo calcolato freddamente che quello sarebbe stato il giorno in cui avrei visto se fosse stata più potente la malasorte o la mia fortuna) a presentarmi in teatro vestita di viola da capo a piedi, dal cappotto agli orecchini alla cover del telefono. Le avventure mi riescono meglio quando non penso.
Mezzogiorno in punto. Io e i miei compagni di sventura veniamo fatti accomodare nel foyer. Il Re Sole, che è con me sotto le specie del libro, scalpita e freme d'impazienza. Invano cerco di fargli notare che ha del miracoloso l'essere arrivati fin lì. Apro al segnalibro e mi sprofondo nella lettura. L'ambiente è così bello che mi pare di essere una gran dama.


Ore tre e un quarto. Mentre inizio a chiedermi se per caso ci manderanno il direttore principale (che, guarda caso, è il nostro Michele) col vassoio di pasticcini per ristorarci durante la lunga attesa, sento echeggiare il mio nome.
"Pronti!" scatto sull'attenti, facendo un balzo avanti.
La prenotazione è filata liscia, c'erano i posti che volevo nelle date che volevo e non spenderei una parola di troppo se non fosse accaduto che, arrivata in fondo alla stagione, proprio all'ultimo istante, mentre la signorina schiacciava sul posto che avevo indicato per prenotarlo... si impalla il computer e buonanotte ai suonatori. Ormai, io ero rassegnata a tutto, quasi ne ridevo e poco mancava che ridessi sul serio meditando sul fatto che la maledetta tecnologia mi tradisse nel momento in cui prendevo possesso di una poltrona per Nabucco. L'odio che ho per Verdi deve essere reciproco.
Comunque, in tre minuti tutto ha ricominciato a funzionare e il recalcitrante Nab si è unito a Macbeth, Der fliegende Holländer, Norma e Trionfo di Clelia. 


Ore sette. Mi ero detta, con la stessa sovrumana, spossata
indifferenza di Cary Grant durante la rissa finale di Arsenico e vecchi merletti (l'immagine a fianco non è quella del momento descritto, ma purtroppo gugol non arriva a tanto...), "Ormai ho i biglietti, può accadere di tutto, non mi interessa!"
Insomma, mi ero tirata addosso il colpo di scena conclusivo: a quaranta minuti da casa, il treno incontra un fastidioso guasto sulla linea che lo costringe ad accumulare un ritardo di un'ora.
Solo l'opera fa sì che un povero disgraziato sopporti disagi simili per cinque biglietti. Ma adesso, almeno, sono apposto fino a Ottobre. :)

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