mercoledì 24 agosto 2011

Vacanza!


Le vostre diaboliche blogger sono  in partenza alla volta dell'"Angla Terra", destinazione: PROMS!
Saremo liete di fornirvi un adeguato resoconto al nostro ritorno.

martedì 23 agosto 2011

Una voce poco fa: Operazione Miei rampolli femminini (Bologna, 12 Giugno 2011) Parte seconda – L’impresa

Finalmente, 12 Giugno! Io e Aspasia ci siamo lanciate, trepidanti, alla volta di Bologna. Siamo arrivate alle undici e, visto che l'opera iniziava alle tre e mezza, avevamo un po' di tempo per fare baldoria. Ovviamente, io avevo già adocchiato da mesi il libro del giorno, che però non aveva nulla di musicale: la Regina Margherita, che non avevo comprato nelle mie precedenti escursioni perché di prezzo lievemente superiore alla mia media e mia madre, che era sempre stata con me, avrebbe un po' storto il naso (eufemismo). In realtà, ho talmente tanti libri che i miei stanno cercando di porre un embargo, considerati i cronici problemi di spazio...
Sfogliato il nuovo pupillo e rifocillateci, siamo passate alla parte propedeutica all'opera, cioè la ricerca della casa del Gioak e del Museo della Musica, due luoghi che mi sono sempre stati a cuore ma che non sono mai riuscita a trovare. L’unica cosa che sapevo, per un vago sentito dire, è che sono ubicati a poca distanza l’uno dall’altro.
Anzitutto, la casa del Gioak, impresa nell'impresa perché sulla mia guida non figura e, anche quando mi sono affidata, nonostante la riluttanza, a Google Maps, la ricerca non ha dato esiti. Capite perché di internet non me ne facevo granché, prima di aprire il blog?
Non più tardi di qualche mese fa, sono venuta in possesso di un libro sul Gioak corredato da alcune immagini di luoghi rossiniani fondamentali quali la cappelletta dove sposò Olympe Péllissier (che Aspasia, con mia completa approvazione, definì "stalla" date le sue forme antiestetiche). A parte questi siti di rilevanza relativa, l'autore mi ha fatto il dono di una fotografia della modesta casetta a Bologna, ovviamente senza specificare, per mettere alla prova la mia scarsa pazienza, che è ubicata in Strada Maggiore. L'ho scoperto perché, nella fotografia, si stagliava sullo sfondo la Torre degli Asinelli.
Ora. La libreria che ho depredato a Febbraio era ubicata dirimpetto alla Torre! Per anni mi sono fermata a cinquecento metri di distanza! Figuratevi la mia morigerata reazione...
Era d'uopo farci un pellegrinaggio alla prima occasione, nonostante non ci fosse granché da vedere. Dopo una vita spesa in infruttuose ricerche, mi pareva bella come le Porte del Paradiso.
Pochi metri oltre la casa del Gioak, abbiamo trovato il Museo della Musica, sempre andando a lume di naso... E ovviamente ci siamo precipitate dentro, nonostante fosse l'una e mezza di Domenica pomeriggio. A onor del vero, i custodi hanno attaccato subito bottone, felici di avere due primedonne tutte per loro e abbastanza giovani da poter essere istruite senza correre il rischio di sembrare molesti. Noi, docili e obbedienti, ci siamo lasciate reggere, ci siamo fatte guidare... Ma.
Gli improvvisati zii ci avevano decantato le meraviglie del museo e la sua importanza. E noi ci avevamo creduto, finché non siamo capitate davanti a una teca con alcuni oggetti appartenuti al Gioak. In primo piano spiccava... il suo parrucchino!
L'abbiamo guardato, basite e incredule.
"Fu vision!” abbiamo pensato.
Abbiamo riguardato.
"E' desso!"
Come potevamo reagire di fronte a cotanta gloria? L'abbiamo onorata facendole festa con una fragorosa risata, che ha dissacrato le sacre volte del sacro museo! Il Gioak, che per fortuna era un bonaccione, ci sorrideva di rimando dal suo quadro giovanile appeso sopra la teca. Probabilmente, anche lui avrà pensato "Guarda se sono cose da esporre!"
La goliardia regnava dunque sovrana e col beneplacito del compositore del giorno, allorché ci siamo presentate, diligenti, di fronte al Comunale, con più di mezz'ora di anticipo.

Finalmente, si sono spalancati i battenti.

Oh cielo, in qual estasi
rapir mi sento
d'inesprimibile,
dolce contento!


Siamo entrate.

Bel raggio lusinghier,
di speme e di piacer,
alfin per me brillò!


Ci siamo guardate bene intorno perché ancora non ci pareva vero di essere lì.

Qui tutto è calma,
delizia, amor;
qui trova un'alma
scampo al dolor.


Abbiamo preso posto.

Di piacer mi balza il cor
ah, bramar di più non so!


Per tramandare il momento solenne ai posteri, ci siamo adeguatamente fotografate (avevo portato, da zelante maniaca delle foto, il cosiddetto "canón", così definito non per la marca, perché è un modello della concorrenza, ma per l'obiettivo pronunciato).

Di sì felice innesto
serbiam memoria eterna.


Scoccano le tre e mezza. È giunta l'ora!

Oh, come il cor di giubilo
esulta in questo istante!


Si spengono le luci.

Io smorzo la lanterna,
qui più non ho che far.


L'orchestra accorda.

Llllllllllllllllllaaaaaaaaaaaaaaaaaa.

Finalmente, è entrato il Michele che, come da copione, ha sorriso al pubblico che lo applaudiva con trasporto, probabilmente (visto che non era ancora vibrata una nota) perché ha del prodigioso che qualcuno riesca a passare attraverso lo schieramento di violini senza contundersi o contundere.
Spento l’applauso, inizia l’ouverture.
Fin qui, cioè per il primo minuto scarso, io e Aspasia siamo rimaste distinte e posate. Per le successive tre ore, l'aplomb è andato a farsi benedire. Non che l'avessimo trattenuto combattendo con le unghie e coi denti, in effetti...
Tuttavia, giusto per continuare a propagandare ragione anche quando si è nel torto, la colpa non è nostra. La colpa è del Michele. Il nostro ha l'abitudine di sospirare e canticchiare e, essendo state noi a due metri da lui (avevamo posti centrali di prima fila in platea), l’abbiamo sentito che era un piacere.
Il Maestro attaccò quindi l'ouverture col primo sospiro. L'orchestra inizia a suonare, e brava l'orchestra! Noi due, invece, scoppiamo a ridere, trattenendoci a stento da una risata fragorosa... E brave anche noi due, ma nel senso manzoniano del termine...
"Se va avanti così per tutta l'opera" (cosa che effettivamente poi ha fatto) "siamo rovinate!" ho bisbigliato all'orecchio di Aspasia, mentre entrambe eravamo ancora sghignazzanti.
Per fortuna, dopo il primo impatto, il fluire della musica ci ha ricondotte alla ragione (si fa per dire) e abbiamo evitato di farci buttare fuori con tutti gli onori del caso. Va bene la gloria, ma non a qualunque costo...
Adesso che ho esaurito l'analessi ludica, vengo a ciò che tutti aspettano da un atto e mezzo, cioè lo spettacolo vero e proprio.
Iniziamo col Michele che, ora che dovrei fingere un po' di competenza e distacco critico (MA VA LÀ!), potrei cominciare a chiamare Maestro Mariotti. Cosa c'è da dire? Mi profonderei un lungo, lunghissimo, sterminato panegirico. Non ho mai sentito quest'opera diretta così bene (il vertice è stato il “nodo avviluppato”: un meccanismo perfetto) e sinceramente non riesco ad approvare le lamentele di coloro che sostengono che questa direzione abbia fatto acqua da tutte le parti. Per quello che mi riguarda, una volta terminato lo spettacolo, l’avrei volentieri ricominciato daccapo...
Il cast, precisamente il secondo cast, così abbiamo avuto il bene di poter fare il raffronto con quello sentito alla radio (e averlo trovato di molto superiore), si componeva di:

Cenerentola Chiara Amarù
Don Ramiro Enea Scala
Dandini Eugene Chan
Don Magnifico Marco Filippo Romano
Alidoro Luca Tittolo
Clorinda Zuzana Marcovà
Tisbe Giuseppina Bridelli

Onore al merito di Chiara Amarù ed Enea Scala, che sono risultati molto più gradevoli dei due colleghi del primo cast (Laura Polverelli e Michael Spyres). Per quanto riguarda la Amarù, si è rivelata un’interprete di tutto rispetto, che ha saputo rendere molto bene le sfumature del suo delicato personaggio. Sicura negli acuti e di bel fraseggio. Ammirevole soprattutto nel rondò finale, di meritatissimi applausi. È una cantante che può crescere molto e regalarci così altre belle esecuzioni.
Enea Scala ha bella voce e buona tecnica (anche se la differenza nel passaggio dal centro all'acuto è ancora troppo marcata: la voce cambia totalmente). L'ho trovato leggermente manierato nel fraseggio e non del tutto disinvolto nella recitazione, ma è giovane, il tempo è dalla sua parte. Comunque una prestazione più che positiva.
Eugene Chan gestisce benissimo la caratterizzazione del personaggio, un po' meno la voce, che a tratti è inudibile (e noi eravamo in sedute in prima fila)...
Marco Filippo Romano ha reso molto bene Don Magnifico, sottolineandone sia il lato comico che quello ostile e orgoglioso. Devo dire, però, che ho temuto per lui quando, per la scena X del I atto, si è dovuto arrampicare su dei tavolini instabili e continuare a declamare con nonchalance Noi don Magnifico. Possibile che uno vada a teatro per divertirsi e debba invece preoccuparsi dell’incolumità dei cantanti? La povera Aspasia, che soffre di vertigini, ha rischiato un attacco di panico!
Notevole anche l’Alidoro di Luca Tittoto che, ci ha offerto “Là nel ciel” cantato con solo delle trascurabili imperfezioni, che gli condoniamo vista la difficoltà di quest’aria.
Infine, le sorellastre (non io e Aspasia, ma quelle vere!), che sono le stesse del primo cast. Se la Tisbe di Giuseppina Bridelli è stata accettabile, assolutamente negativa è risultata la Clorinda di Zuzana Markovà. Questa volta, ribadisco che ero in prima fila non per vanteria, ma per far meglio intendere il mio orrore allorché, fin dall’esordio, ho fatto fatica a sentirla! Non oso immaginare cosa sia arrivato agli spettatori nelle ultime file...
Per quanto riguarda regia e allestimento, ho tirato un sospiro di sollievo constatando che la scena si apriva con una cucina, tristissima e modesta, ma di forma compiuta, e che la storia seguiva fedelmente il libretto. Tengo a sottolinearlo perché, alcuni anni fa, abbiamo avuto il (dis)piacere di assistere a un Don Giovanni a Trieste, sempre firmato da Daniele Abbado, la cui scenografia consisteva in un informe parallelepipedo che girava su se stesso...

L’opera è finita, andate in pace. Come disse la compagna Nadia nel Compagno don Camillo «L’unico rimpianto è che è stato troppo breve». Malinconia di breve durata, comunque, visto che io e la mia socia eravamo fin troppo galvanizzate e avevamo progettato, già durante il lungo viaggio di ritorno, qualche scorribanda (o scorreria, a piacere) per l’anno venturo.
Stavolta, però, la crociata per i biglietti non si vestirà dei colori dell’epopea perché conosco i trucchi del mestiere e l’adorata libreria ha chiuso i battenti (questa volta a sospirare sono io, nostalgicamente...). Gli amanti del quieto vivere sgraneranno gli occhi se aggiungessi che mi dispiace questo eccesso di tranquillità...
Perbacco! Io sguazzo nello scompiglio!

N. B. Ringrazio sentitamente la cara Aspasia per le aggiunte ai commenti tecnici.

sabato 20 agosto 2011

Layout

Come potete notare, il nostro blog ha un nuovo layout. Ringraziamo la nostra collaboratrice e mia "O.S. ed ex C." Francesca per aver creato lo splendido banner d'apertura!

giovedì 18 agosto 2011

Il grammofono: Das gipfeltreffen der stars - Fotoromanzo

A grande richiesta ecco a voi il racconto per immagini dei momenti salienti della serata!


"Madamina, il catalogo è questo"


Sì, di postalmarket... O forse cerca un modo decente per aggiustarsi i capelli...










"Un bel dì vedremo"




Qualcosa di brutto, evidentemente.
Anna Netrebko: "Adesso scappo"












"Manon"




La Monaca di Monza (cit. Alucard)















Manon: "Ooooh finiscila! La tonaca ti sta male! Vieni via con me! Daiiiiii!"



















Des Grieux: "Pussa via!"

















Jonas Kaufmann: "Ma guarda tu cosa mi tocca fare..."














Des Grieux: "E adesso che fa? Mi soffoca? Meglio farsi prete..."



















Anna Netrebko "Psss Dove andiamo a cena?"














Erwin Schrott: "Ma Anna! Almeno sta attenta!"




Poteva sporcargli la camicia! E poi la moglie chi la sente?!






"Qual voluttà!" - Lombardi alla prima crociata




Erwin "Non me lo ricordavo così..."


















Anna ed Erwin "Che sonno..."
















"Mamma, quel vino è generoso"





Turiddu "... e ne ho bevuto troppo! Devo andare in bagnoooo!" 














"D'amor sull'ali rosee"
Leonora "Sento mancarmi..."


Anna "Dai, veloci! Non ne posso puù di queste scarpe!!!"









Jonas "Mi sono tenuto a distanza di sicurezza. Stavolta non mi frega!"


















CONTENUTI SPECIALI


Ein Prosit!

Ha sbagliato concerto...


Teutoniche Carampane!



Violinista



Teutonico Presentatore!




Cliccando sulle foto ne otterrete una versione ingrandita.
Ringrazio sentitamente il nostro fedele lettore Alucard per avermi fornito la maggior parte delle foto!


Ps. Mi scuso per l'impaginazione, ma blogger oggi fa i capricci

mercoledì 17 agosto 2011

Il grammofono: DAS GIPFELTREFFEN DER STARS

Das gipfeltreffen der stars, questo è il titolo altisonante del concerto che ieri sera Anna Netrebko, Erwin Schrott e Jonas Kaufmann hanno tenuto al Waldbühne. In poche parole si è trattato dell'evento trash dell'anno XD.


Ecco a voi il programma:
Bedřich Smetana 
Die verkaufte Braut
Ouvertüre 

Wolfgang Amadeus Mozart 
Don Giovanni
Madamina, il catalogo è questo
Registerarie des Leporello 1. Akt
Erwin Schrott 

Giacomo Puccini 
Madama Butterfly
Un bel dì vedremo
Arie der Cio-Cio-San 2. Akt
Anna Netrebko

Amilcare Ponchielli
La Gioconda
Cielo e mar
Arie des Enzo 2. Akt
Jonas Kaufmann

Astor Piazzolla 
Oblivion
Erwin Schrott, Klemen Leben (Bandoneon), Marcel Javorček (Klavier)

Jules Massenet 
Manon
Magnificat ... Toi! Vous! – Oui, c’est moi
Duett 3. Akt Manon, Des Grieux 
Anna Netrebko, Jonas Kaufmann & Chor

Giacomo Puccini
Madama Butterfly
Summchor 2. Akt

Giuseppe Verdi 
I lombardi alla prima crociata
Qual voluttà!
Terzett 3. Akt Giselda, Oronte, Pagano
Anna Netrebko, Jonas Kaufmann, Erwin Schrott

- PAUSE -

Giuseppe Verdi
La forza del destino
Ouvertüre

Giuseppe Verdi
Macbeth
Come dal ciel precipita
Arie des Banco 2. Akt
Erwin Schrott

Giuseppe Verdi
Il trovatore
D’amor sull’ali rosee ... Miserere … Tu vedrai che amore in terra 
Szene der Leonora 4. Akt (mit Manrico und Mönchen)
Anna Netrebko, Jonas Kaufmann & Herrenchor

Giacomo Puccini
Manon Lescaut
Intermezzo sinfonico

Pietro Mascagni 
Cavalleria rusticana
Mamma, quel vino è generoso
Arie des Turiddu 
Jonas Kaufmann

Gerónimo Giménez 
La boda de Luis Alonso
Intermedio

Pablo Sorozábal 
La tabernera del puerto
Despierta negro
Romanze des Simpson 2. Akt
Erwin Schrott & Herrenchor

Richard Tauber 
Der singende Traum
Du bist die Welt für mich
Jonas Kaufmann

George Gershwin 
Porgy and Bess
Bess, You Is My Woman Now
Duett Porgy – Bess 2. Akt
Anna Netrebko & Erwin Schrott

Astor Piazzolla 
Los pájaros perdidos
Erwin Schrott, Klemen Leben (Bandoneon), Marcel Javorček (Klavier)

Georges Bizet 
Carmen
Vorspiel 4. Akt: Aragonaise 

Charles Gounod 
Faust
Alerte, alerte, ou vous êtes perdus!
Terzett 5. Akt: Marguerite, Faust, Méphistophélès (ohne Chor!)
Anna Netrebko, Jonas Kaufmann, Erwin Schrott 



Onestamente mi sarei aspettata qualcosa di più nazionalpopolare per garantirsi l'applauso facile. Invece sono state fatte scelte meno scontate, ma non per questo ci siamo fatti mancare attimi di kitsch allo stato puro (e meno male, noi volevamo quello XD)!
La location è in se molto affascinante: un'enorme arena all'aperto in mezzo ai boschi, affacciata su Berlino, le cui luci notturne si scorgono in lontananza. L'ampio palco è sovrastato una una sorta di grande lampadario con luci cangianti...
Apre le danze la Prager Philharmonie diretta da Marco Armiliato (non commenterò i brani sinfonici perché nello streaming che ho visto ieri sono stati tagliati e non ho ancora trovato registrazioni in rete).
Poi Schrott, che da poco sfoggia una terrificante chioma ossigenata, canta l'aria del catalogo del Don Giovanni mozartiano. Già dall'attacco capiamo l'andazzo: mugugni, mossette, versi vari, parlato e poco canto (e anche quello mal fatto e gigioneggiante). Quest'aria si presta certamente a "fare scena", ma servirebbe anche la voce...
Nel corso della serata ci propone, inoltre, tre tanghi (e un quarto come bis) tratti dal suo recente disco e "Come dal ciel precipita", dal Macbeth di Verdi, scelta un pò al di sopra delle sue possibilità...
La di lui consorte, fasciata in un vestito che, se fosse stato di un altro colore, mi sarebbe piaciuto, ma giallo proprio non si poteva vedere XD (per fortuna poi passa ad un più elegante blu scuro), canta "Un bel dì vedremo". È la solita Netrebko: bel timbro, alcuni suoni ingolati, la perenne sensazione che stia cantando con la bocca piena... Recitazione sempre uguale a se stessa: che canti Susanna, Anna Bolena, Lucia di Lammermoor o Butterfly sempre mani appoggiate sul davanti del vestito, sguardi "ammalianti" e movimenti di scatto della testa [potete fare un copia e incolla mentale di quest'osservazione, vale per tutte le sue apparizioni durante la serata]. La voce è bella, il brano è noto e piace. Canta le note abbastanza bene, ma se non fosse la Netrebko, dubito che riceverebbe tanti applausi. Il duetto dalla Manon con Kaufmann è più o meno sulla stessa falsariga (solo che io ruolo si addice meglio alla sua espressione base XD). Le espressioni che ogni tanto scappano al tenore durante al duetto lasciano intendere che Des Grieux forse preferirebbe i voti a Manon, peccato che il librettista abbia avuto idee diverse... Finale con bacio di rito, giusto per lasciare in faccia al malcapitato Jonas una bella macchia di rossetto rosso (in tutto simile al trucco che sfoggia solitamente durante il finale di Tosca o Werther) e creare un siparietto con Schrott che arriva sul palco con un fazzolettino di carta per struccare il collega.
Il suo brano migliore, devo dirlo, a sorpresa, è stata l'aria dal Trovatore. La cara Anna emette i trilli meglio adesso di quando cantava belcanto! Pur restando fedele a se stessa canta piuttosto bene e ci mette anche un po' di pathos: potrebbe essere un buon viatico per il prossimo debutto (previsto per il 2013, se non sbaglio, proprio al fianco di Kaufmann che anche qui canta con lei).
Il bis è... rullo di tamburi... La sempre stucchevole "Oh mio babbino caro". Calantina...
Dulcis in fundo, Kaufmann si presenta con "Ciel e mar" dalla Gioconda di Ponchielli (presente anche nel suo recente cd dedicato al verismo). Ammetto di non amare particolarmente il verismo, ma quest'aria è una di quelle che "digerisco" meglio. Splendido timbro scuro, belle mezzevoci (qualcuna leggermente spoggiata, ma gliela abbuoniamo), acuti fulminanti, trasporto e partecipazione drammatica. Stesso discorso per l'aria della "Cavalleria", solo che questa proprio non la reggo...
Come bis propone "Freude, das leben ist lebenswert", a mio avviso il punto più alto della serata (a parte un attacco anticipato rispetto all'orchestra...) e decisamente il brano più adatto al contesto, e infatti il pubblico si fa sentire.
Di certo il più sobrio dei tre: movimenti essenziali e smoking d'ordinaza. Così si fa!
I nostri eroi hanno anche ben pensato di offrirci non uno, ma ben due trii. Sia nel caso dei "Lombardi" che in quello di "Faust" la sensazione era che si cantasse ognuno per se e Dio per tutti. Qualche momento di maggiore ispirazione nel secondo (si nota che Kaufmann l'ha già cantato e lo riprenderà a breve). Vorrei tanto capire le risate alla fine....


Per farvi meglio un'idea della serata, su questo canale trovate tutti i brani cantati. Buona visione!

martedì 16 agosto 2011

Operazione Miei rampolli femminini (Bologna, 12 Giugno 2011). Parte prima: L'antefatto

Questa non sarà una succinta recensione, ma la doviziosa attestazione delle follie che due scalcinate melomani commettono per inseguire i propri idoli, perciò, più che soffermarmi su pecche e virtuosismi degli interpreti, parlerò dei fatti miei... Non per mia vanagloria, perché non brillo propriamente come una stella del firmamento, ma perché mi sono divertita e voglio rendere partecipi gli altri.
La narrazione sarà divisa in due puntate, per rendere giustizia alla modesta me stessa e non far addormentare i miei lettori di sasso. In questa, narrerò l'antefatto al 12 Giugno 2011, data in cui io e Aspasia ci siamo recate in quel di Bologna per assistere alla Cenerentola, che aveva stuzzicato la nostra attenzione perché diretta da uno dei nostri direttori preferiti, Michele Mariotti (povero sventurato! Che fan gli sono capitate!).
Ora, come ho scritto, questa benedetta opera è andata in scena in Giugno: io, che mi fascio sempre la testa con tempistico anticipo, ero sulle spine già dal Novembre dell'anno scorso, quando la mia mente emotivamente instabile ma onirica-mente evoluta mi ha regalato un piacevole sogno. Ecco perché il caro, vecchio Nap (Napoleone) soleva dormire poco e solo quando decideva lui: per evitare fantasticherie pericolose... Avevo sognato che io e Aspasia planavamo al Comunale alla stregua delle sorellastre (siamo troppo maligne per litigarci il ruolo di Cenerentola) per bearci di quest'opera.
A tutta prima, la mia idea sembrava destinata a non spiccare il volo, soprattutto perché io ero convinta che l'opera fosse in Gennaio e che ormai fosse tardi per procurarsi i biglietti. Che io confonda opere, date e, nei casi estremi, addirittura teatri, è perfettamente normale. Esempio: collocavo il Sigismondo che è andato in scena al ROF l'estate scorsa, nientemeno che a Madrid e con un mese d'anticipo. Aspasia, santa donna, mi ha guardato con fare sconsolato e mi ha prontamente rimessa in carreggiata.
Per la Cenerentola, invece, non le avevo menzionato né le mie intenzioni e men che meno il mio sogno, per cui sono arrivata alle soglie di Gennaio in vigile attesa dell'opera, con la speranza che la trasmettessero alla radio...
Dove vegliavo? Patetico e antiquato, sul televideo, sulla striminzita paginetta dedicata ai teatri lirici. Ahimè, io e la tecnologia abbiamo un rapporto paragonabile a quello di Luigi XVI con la ghigliottina, e io sono Luigi XVI, purtroppo... Volevo scrivere qualcosa di allegro e questa parentesi mi sta deprimendo, per cui la richiudo immediatamente.
Insomma, isolata dal mondo contemporaneo, c'è voluto un pezzo prima che riuscissi a controllare sul sito del Comunale PERCHÉ la Cenerentola desiderata fosse restia a comparire sul televideo. La spiegazione era banale: avevo preso, more solito, fischi per fiaschi. DANNAZIONE!
La vergogna e i dubbi sull'effettivo funzionamento delle mie esauste celluline grigie si sono dileguati di fronte a una prospettiva più accattivante di quelle di Palladio: c'era ancora tempo! Potevamo tentare una sortita!
Ho agguantato Aspasia a tradimento, cioè nel bel mezzo di un pranzo, e lei, resa incauta dal desiderio di andare a teatro e paralizzata dalla degustazione di un piatto di patatine fritte, non si è potuta permettere lunghe repliche e ha acconsentito.
Chi mi frena in tal momento? L'unica persona che poteva dissuadermi era dalla mia parte!
Tutto ciò accadeva alla fine di Gennaio. Nella settimana successiva, ho cercato di venire a patti col sito del Comunale per capire i prezzi dei biglietti e le modalità di acquisto. Disdetta, per ottenere la riduzione grazie alla quale, data la nostra giovane età, avremmo pagato la metà, non c'era alternativa che presentarsi fisicamente in biglietteria.
Seconda battuta d’arresto, che questa volta sarebbe risultata definitiva, se non mi fossi intestardita al punto da escogitare un'ambiziosa contromossa: fare una spedizione punitiva a Bologna, in barba alle quattro ore di treno all'andata e delle altrettante al ritorno, recuperare i biglietti ridotti, pagare poco e figurare molto, siccome due primedonne del nostro calibro pretendono o la platea o il palco...
Per chi non mi conosce (cioè tutti, ahimè! :( ), io sono la signora delle ferrovie, colei che, quando l'anno scorso è venuta la bufera che ha paralizzato i treni, è riuscita a sfruttare ritardi e disgrazie altrui e arrivare alla meta con venti minuti d'anticipo. Volete che mi scomponga per un viaggetto a Bologna, città comodamente raggiungibile grazie al collegamento diretto e che è annoverata fra le mie preferite perché dispensa inesauribile di libri?
I libri, per me, sono una passione che somiglia e si confonde alle ossessioni. Ne ho a bizzeffe, e ovviamente non di argomento leggero: prevalentemente storia e letteratura, storia e letteratura vera, intendo. Più un libro è "mattone" e più lo incenso. Purtroppo per le mie spiantate risorse finanziarie, i libri non sono mai sufficienti, anzitutto perché non mi accontento mai, e poi perché ne cerco di talmente strani che la scusa «In biblioteca non si trovano!» più che una scusa è la verità. Inoltre, per giustificare la sterminata bibliografia sul Nico (lo zar Nicola II), su Wolfy (Amadeus Mozart), sul Chico (re Enrico VIII), sulla Vic (la regina Vittoria) (sono talmente in simbiosi con la storia che ogni personaggio ha un soprannome), ricorro ad un’altra giustificazione plausibile «Ogni storico la racconta in modo diverso!» Quando qualcosa mi interessa, trovo una lucidità di pensiero che altrimenti si dovrebbe cercare col lanternino (invano).
Insomma, in data 5 Febbraio sono partita in quarta, ho raggiunto il teatro, mi sono avventurata in biglietteria, ho puntato i posti liberi in prima fila e, con gli occhietti scintillanti come davanti al regalo di Natale, ho chiesto due biglietti.
«Tutti e due ridotti?»
«Sì».

Ah, che tutta in un momento
si cangiò la sorte mia...


«Hai un documento d'identità dell'altra persona? Altrimenti, non posso farti la riduzione...»

Non posso spiegarvi
la rabbia che ho in seno:
son tutto veleno,
son tutto furor.


AAAHHH!!! Sciagura! Questo non c'era scritto sul sito! Mi mancava la carta d'identità di Aspasia! AAAHHH!!!
Quando sarei tornata? Perché tornare era fuori discussione, a costo di arrivare in monopattino, ma quando??? Avevo un esame e dei turni di lavoro (ero assoldata per un paio di mesi nella biblioteca dell'Università) che mi trattenevano lontana per due settimane! E adesso non mi bastava andare, non mi bastava la platea! ESIGEVO la prima fila!
Incrociando le dita ed evocando tutti i santi a mia disposizione, compresa Santa Radegonda (perché l'esame era di Letteratura latina medievale e costei figurava in quanto protettrice del celeberrimo Venanzio Fortunato. Qui inizio e qui finisco), ho fissato il ritorno alla prima data utile: il 19 Febbraio.
Non vi dico la frenesia, tanto più che sono una persona irrequieta di suo. Mi consolava il fatto che, essendo Giugno lontano, non ci fossero tanti concorrenti pazzi in circolazione...
Come volevasi dimostrare, l'unica esaltata ero io: al mio ritorno, infatti, i posti c'erano ancora, nonostante lo scoramento iniziale perché non erano più verdi (cioè inappellabilmente liberi), ma gialli.
«Perché sono in vendita anche su internet. Se vuoi, controllo se sono ancora disponibili» mi ha rincuorato la bigliettaia.
«Sì sì sì! La prego!»
Per fortuna c'era un vetro in mezzo, altrimenti le sarei saltata al collo quando mi ha confermato «LIBERI!»

Un moto di gioia
mi sento nel petto
che annuncia diletto
in mezzo il timor!


Strano che non mi fossi librata in aria...
Biglietti alla mano e al colmo della felicità, mi sono lanciata nella mia libreria preferita per festeggiare degnamente il successo. E qui, devo registrare una notizia cattiva e una buona. La cattiva è che la libreria chiudeva per cessata attività. Mi si spezzava il cuore, visto che era una tappa obbligata di ogni mia peregrinazione a Bologna a partire dalla tenerissima infanzia. La buona notizia: tutto era in liquidazione! In condizioni normali i libri erano in vendita a metà prezzo, adesso erano in saldo a metà della metà!
Fra la gioia e l'esultar, ai biglietti, che erano già di loro una splendida refurtiva, si è aggiunto un ulteriore bottino di dieci libri, fra cui, visto che, salvo i lunghiiiiiiiiiiiiiiissimi momenti di autocompiacimento, non ho dimenticato che questo è un blog musicale, tengo a segnalarne due:
1. Libretti di Puccini in edizione Garzanti (curati da E. A. Ferrando, 2001);
2. Artisti sul Lario (di Piera Gatta Papavassiliou, ed. Libri Scheiwiller, 2000). Ed è stato un ritrovamento fortunato, perché ho notato questo libriccino sollevando la testa per caso. Io non mi distinguo per strategia... Tengo particolarmente a segnalare questo libro perché l'ho trovato di una lettura scorrevolissima. Se vi capita di trovarlo e volete trascorrere un ameno pomeriggio di lettura, questo è il libro giusto! Vi si narrano brevemente le vite di Stendhal, Rossini, Bellini, Liszt e Verdi, corredate da un bell'apparato iconografico.
Compiute le mie avventure operistiche e libresche, non mi restava che ricominciare a mordere il freno (stavolta per la data giusta, però), scandendo il tempo a ritmo d'esami...

lunedì 15 agosto 2011

MTV – Masetto Television

Inauguriamo questa rubrica con una delle nostre dive preferite: JOAN SUTHERLAND!


Giusto per ricordarci che è stata una grandissima anche nella commedia

sabato 13 agosto 2011

Il grammofono: La scala di seta

Che profonda delusione è stata la Scala di seta! Più della solita gioia maligna che provo a stroncare gli spettacoli che non mi sono piaciuti, prevale un velo di tristezza. Avevo riposto tante speranze nel ROF per una bella esecuzione di quest’operina minore, e invece il tutto si è sciolto in un risultato dal sapore grottesco! Soprattutto nei concertati, pareva che i solisti cantassero “come la va, la va”, del tipo: proviamo a fare così, magari la imbrocchiamo (particolarmente evidente nel crescendo della scena VIII). Avevo le mani nei capelli: appena ho sentito il soprano Hila Baggio (Giulia), di voce sgradevolmente stridula e tecnica vagamente empirica, mi è venuto l’impulso di spegnere, ma poi mi sono detta: “Aspettiamo gli altri...”
Non l’avessi mai fatto! Uno peggio dell’altro! Poiché non ho intenzione di enumerare le prodezze di ognuno (parlerò soltanto delle impressioni più forti), ecco qui il cast:
Giulia Hila Baggio
Lucilla Josè Maria Lo Monaco
Dorvil Juan Francisco Gatell
Dormont John Zuckerman
Blansac Simone Alberghini
Germano Paolo Bordogna
Il colmo si è raggiunto nel duetto "Io so ch’hai buon cuore", assolutamente inascoltabile. Starring Hila Baggio e Paolo Bordogna (Germano): che stonati! E fuori tempo!
Neanche il Dorvil di Juan Francisco Gatell ha brillato: incerto negli acuti e estremamente strozzato. Nel complesso risultava abbastanza fastidioso e, ancora peggio, estremamente noioso, a causa del fraseggio cantilenante.
La Lucilla di Josè Maria Lo Monaco si colloca press’a poco sulla stessa scia: nell’aria "Sento talor nell’anima" non c’era niente che ricordasse “un dolce movimento/che lusinghiero e tenero/mi va parlando in sen”. Tutto ciò che ho percepito è stata una certa fretta di finirla...
Come si fa, in coscienza, a presentarsi su un palcoscenico in queste condizioni? La musica dovrebbe dare consolazione e allegria, invece questa sembrava l’anticamera dell’inferno, perché più che musica era chiasso. Confido fermamente di non dover ascoltare mai più un’opera del genere!
L’unica cosa che ho trovato di mio gusto, l’unica che aveva delle buone intenzioni, è stata la direzione di Pérez-Sierra, che però da sola non è stata sufficiente a risollevare le sorti di questa serata disastrosa...

venerdì 12 agosto 2011

Il grammofono: La scala di seta

Diretta su radio 3 stasera alle 20.00. Salvo imprevisti dell'ultimo momento, commenterò in diretta quest'adorabile "operina".

La scala di seta
Farsa comica di Giuseppe Foppa
Edizione critica della Fondazione Rossini, in collaborazione con Casa Ricordi,
a cura di Anders Wiklund
Direttore José Miguel Pérez-Sierra
Regia Damiano Michieletto
Scene e Costumi Paolo Fantin
Progetto luci Alessandro Carletti
Interpreti 
Dormont John Zuckerman
Giulia Hila Baggio
Lucilla Josè Maria Lo Monaco
Dorvil Juan Francisco Gatell
Blansac Simone Alberghini
Germano Paolo Bordogna
Orchestra Sinfonica G. Rossini



PRIMA PARTE
- cominciamo male... Questa Giulia pare avere un registro centro-grave poco più che inesistente e l'acuto non può dirsi fenomenale. Parte maluccio, vediamo come prosegue
- Bordogna, nel duetto con Giulia, mi dispiace dirlo, è stato a dir poco pessimo: fiato corto, problemi ritmici, intonazione disastrosa
- l'aria di Dorvil è stata applaudita. Mi chiedo perché...
- salvo la direzione, che ho trovato apprezzabile, il bilancio della prima parte è per me piuttosto negativo. Speriamo in meglio...


SECONDA PARTE
- "Alle voci della gloria/amore" cantata da Alberghini, è, fino ad ora, quanto di meglio si è sentito stasera. Agilità piuttosto macchinose, ma in generale se la cava abbastanza bene. 
- "Sento talor nel core" assai faticoso e insipido
- "Il mio ben sospiro e chiamo" con varie imprecisioni. Acuti aciduli e urlacchiati,  poca fantasia d'accento
- in "Amore dolcemente" Bordogna pare molto affaticato. Cerca di salvarsi con l'interpretazione, ma non basta
- la caratterizzazione di Germano sembra esilarante anche alla radio :)
- Che ascolto faticoso! Manca il brio, manca la tensione che dovrebbe caratterizzare quest'opera!
- In qualche modo siamo arrivati alla fine. A domani per la recensione di Armida!


La nota più interessante è venuta in coda alla serata, durante le interviste.
ECCO I CARTELLONE 2012 (già ampiamente anticipato dai rumors in rete):
- Ciro in Babilonia
- Il signor Bruschino
- Matilde di Shabran (con Florez, ma questo Palacio l'aveva scritto sul suo sito mesi fa)

giovedì 11 agosto 2011

Mosè in Egitto

Questo si chiama andarsele a cercare...

http://www.ilrestodelcarlino.it/pesaro/cultura/2011/08/11/560927-arriva_mose.shtml

Già sento le contestazioni, e da quello che leggo sembrano pure meritate.
Io mi chiedo, ma è proprio necessario?
Per oggi chiudo qui, ma tornerò sull'argomento.

Ps. Stasera entrambe le vostre blogger diaboliche saranno impegnate, quindi niente diretta.
Forse recensiremo l'ascolto registrato

Il grammofono: Adelaide di Borgogna (In viaggio con Rossini)

Premessa Prima: Visto che c'è già tanta tristezza a questo mondo, io mi RIFIUTO di seguire il consiglio di Aspasia e corredare questo blog di commenti "ragionati" e men che meno ragionevoli, soprattutto visto che sono una persona d'indole maligna che ha tutte le intenzioni di sfogarsi in queste pagine virtuali.
Premessa Seconda: l'ascolto di quest'opera è stato per me un po'... ehm... complicato, nel senso che giusto ieri io e una mia amica abbiamo pensato di fare una gita fuori porta, per cui mi sono data all'ascolto in treno. Figuratevi la precarietà della situazione... In compenso (anche se non vi interesserà granché, ma magari vi farete una risata, cosa che mi gratificherebbe alquanto), in compenso, dicevo, ascoltare la diretta del ROF mentre la voce metallica del capotreno annunciava "Ripartiremo con venticinque minuti di ritardo" (erano già le dieci di sera e mi mancava un'ora e mezza di strada!) è stato un bel conforto e mi ha impedito di produrmi in un raptus di follia omicida... Potenza della musica, è il caso di dire. :)

Ora che sono in pace con la coscienza e ho soddisfatto i miei istinti da primadonna, veniamo alle cose serie (non spaventatevi, è solo un modo di dire).
Inizierei col direttore Jurovskij. Condivido il parere di Aspasia: non è stata una direzione brillante, ma almeno è stata, nel complesso, piacevole (a parte una galleria nel bel mezzo dell'ouverture, per cui il segnale è tempestivamente scomparso...). E aggiungerei per fortuna che è andata così, perché ci siamo evitati uno di quei disdicevoli direttori "bandistici" e banditi che vanno di moda oggigiorno...
La Barcellona (Ottone), benché a mio avviso sia stata la migliore della serata (e sono rimasta spiacevolmente sorpresa dal trattamento che le ha riservato il "buante" pubblico negli applausi finali), mi è sembrata un po' sottotono rispetto al solito, anche se sempre bravissima. Anche il Berengario di Nicola Ulivieri mi è parso degno di lode, nonostante qualche imperfezione. E qui finisco, perché quando c'è da dire il bene mi mancano sempre le parole...
Mi ispira maggiormente dilungarmi su Jessica Pratt (Adelaide). Non dico che tecnicamente canti male, ma confermo l'"insipida" con cui l'ho apostrofata ieri era. Quest'Adelaide NON ERA una regina, non ho sentito nulla che la ricordasse come tale, mentre per me dovrebbe essere un sublime esempio di maestà. La Pratt ha trattato la sua eroina come se fosse una qualunque, capitata in scena per caso e stupita di trovarsi lì. Quanto al sovracuto di cui si lamentava anche Aspasia, concordo sul fatto che avrebbe dovuto lasciarlo alla nostra immaginazione: era ridicolo, così da nuocere ulteriormente alla figura.
Chetati, or viene il meglio: il tenore Bogdan Mihai. Già il povero Adelberto ha un nome che è una condanna a vita, ma ridurlo addirittura a questo stato è crudele! E' stato il trionfatore in negativo della serata, tant'è vero che mi sarei unita di cuore ai "Bu!" alla fine dell'aria (e avrei potuto farlo perché, considerata la tarda ora, io e la mia amica eravamo sole nel vagone...) e mi sono doppiamente pentita di non aver buato quando potevo, siccome all'uscita finale il pubblico ha preferito accanirsi contro la povera Barcellona, invece che contro di lui. Ammetto che questa indulgenza mi ha lasciata di sale...
Non mi esprimo su Eurice, Iroldo ed Ernesto (rispettivamente, Jeannette Fischer, Francesca Pierpaoli e Antonio Dailotti) perché, se per i protagonisti sono riuscita a farmi un'idea nonostante l'ascolto precario, coi comprimari potrei essere ingiusta.

mercoledì 10 agosto 2011

Il grammofono: Adelaide di Borgogna in diretta

In ritardo, ma ce l'ho fatta ad ascoltare. Fino ad ora ho ascoltato con poca attenzione, a parte l'aria di Adelaide "Occhi miei, piangeste assai".  La Pratt mi è parsa ottima. Salvo qualche piccolo problema di intonazione all'inizio, si è espressa molto bene. La voce è bella e la usa abbastanza bene. Sembra anche meno distaccata rispetto alle altre occasioni in cui l'ho sentita, anche se ogni tanto cede a qualche leziosità.
Sbaglio o ho sentito qualche "bu" dopo il duetto tra la Barcellona e Adelberto? Il tenore mi è sembrato abbastanza censurabile, meglio la Barcellona, anche se forse un filo al di sotto dei suoi standard.


- Nel duetto "Mi dai corona e vita" ho trovato splendido l'amalgama fra i colori di voce delle protagoniste.
- Finale primo atto: la Barcellona sembra in crescita
- Nel complesso mi è piaciuto Jurowski: nessun lampo di genio, ma segue bene i cantanti
- Arrivano via sms delle impressioni dalla nostra Armida: il tenore è un "criminale" e la Pratt le pare insipida


SECONDO ATTO 
- Mihai (Adelberto) proprio non piace alla vostre due blogger diaboliche. <malucio anche nel duetto di apertura dell'atto
- Davvero poca cosa Jeannette Fischer (Eurice) nella sua aria
- Mihai nell'aria mette in mostra un timbro bruttino, pessime agilità e non pochi problemi ritmici. Al termine il pubblico si divide tra "bravo" e "bu". Io parteggio per i secondi. Jurowski, misericordiosamente, fa ripartire la musica per porre fine agli scambi di idee tra le varie fazioni del pubblico. Poteva farne a meno! Avrei sentito volentieri come sarebbe andata a finire XD
- Devo presumere che alla Barcellona abbiano messo il microfono in bocca: me la ricordo sempre caratterizzata da una respirazione "rumorosa", ma oggi pare esagerata!
- Nell'aria molto bene la Pratt. Peccato per la puntatura finale, che mi è parsa più che altro un urletto (se non l'avesse fatta non avrebbe tolto niente alla sua prestazione, anzi)
- Sento un pò troppo metallo e poco velluto nella voce della Barcellona. La cosa mi preoccupa...
- Alle chiamate finali non fischiano Mihai, ma la Barcellona. Mah...


La diretta è finita, andate in pace. A domani per un bilancio ragionato (lo so che è impossibile: ridete pure) sulla serata di oggi.


Buona notte!